Dopo le inchieste penali, coordinata dalla procura di Brescia, è il momento del versante disciplinare. È arrivata in Procura a Milano la Prima Commissione del Consiglio superiore della magistratura per ascoltare il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Paolo Storari, tra i protagonisti dello scontro interno alla procura che si è consumato sulla gestione dei procedimenti Eni e per la vicenda dei verbali dell’avvocato Piero Amara, ex consulente esterno di Eni indagato da più procure e condannato per corruzione di atti giudiziari, in cui parlava di una presunta loggia massonica. Nei confronti di tutti e due i magistrati, infatti, è stata aperta una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale.

Per Storari la procura di Brescia ha chiesto il processo insieme all’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo per divulgazione del segreto. De Pasquale è indagato insieme al pm Sergio Spadaro per rifiuto di atti d’ufficio. Al quarto piano della Procura, a cui è stato inibito l’accesso ai cronisti per le audizioni in corso, in una sala di solito usata per riunioni e interrogatori è entrato da poco De Pasquale, il primo ad essere sentito dai sei componenti della Commissione (Benedetti-Braggion-Cerabona-Di Matteo-Chinaglia-Celentano). Successivamente verrà ascoltato Storari e in seguito, tra oggi e domani, parleranno davanti alla Commissione altri magistrati della Procura, come il procuratore facente funzione Riccardo Targetti e l’aggiunto della Dda Alessandra Dolci. Le audizioni serviranno per capire se la ‘frattura’ che si è aperta nell’ufficio giudiziario milanese si sia sanata o meno e se ci sia la necessità di trasferire entrambi i pm, solo uno di loro o nessuno, proprio in seguito alle ‘ferite’ che si sono aperte con gli scontri sui fascicoli Eni e sul caso delle dichiarazioni del legale Amara.

Entrambi i magistrati rischiano il trasferimento d’ufficio e vengono sentiti per difendersi dalle contestazioni. L’obiettivo dei consiglieri, che hanno compiuto nei mesi scorsi già diverse audizioni, sentendo per tre volte anche l’ormai ex procuratore Francesco Greco. Che avrebbe spiegato di essere stato costretto a spostare Storari dal terzo dipartimento, quello guidato da De Pasquale, al secondo, ma, secondo la ricostruzione di Storari, lo spostamento sarebbe avvenuto nel febbraio 2020 ben prima che il pm, a suo dire per “autotutelarsi” dall’inerzia dei vertici della Procura nelle indagini sulle parole di Amara, consegnasse ad aprile i verbali all’allora consigliere Piercamillo Davigo.

Il pg della Cassazione Giovanni Salvi aveva già chiesto per il pm il trasferimento cautelare, ma la scorsa estate la Sezione disciplinare del Csm aveva rigettato per una parte e sospeso per un’altra la richiesta perché erano ancora in corso le indagini a Brescia, che sono state chiuse con i pm bresciani che hanno chiesto il processo. A difesa di Storari si erano schierati una sessantina di pm con una lettera. L’attenzione della Prima Commissione sarebbe incentrata ora su come i magistrati hanno esercitato il ruolo con riferimento ai contrasti nella procura. L’intera vicenda ha dato origine in totale a tre procedimenti penali a Brescia: l’udienza preliminare per Storari e Davigo è stata fissata il 3 febbraio, c’è quindi l’inchiesta in corso su De Pasquale e Spadaro ed è indagata anche l’aggiunto Laura Pedio, titolare del fascicolo ‘falso complotto’, a cui viene contestata, tra l’altro, la gestione di Vincenzo Armanna, grande accusatore dei vertici Eni. È stata archiviata l’indagine nei confronti di Greco per la presunte tardive iscrizioni sul caso Amara. Greco è indagato per diffamazione dopo una denuncia presentata da Davigo dopo l’intervista rilasciata lo scorso settembre da Greco al Corriere della Sera.

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