Anche se la situazione dovesse degenerare la Nato non uscirà fuori dai propri confini e, quindi, non invierà truppe a sostegno dell’Ucraina: lo ha chiarito in un’intervista alla Bbc il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg. E mentre il Pentagono denuncia un ulteriore aumento del numero di truppe russe al confine e da Mosca ribadiscono la volontà di non attaccare il Paese, chi si espone maggiormente dal punto di vista militare è la Gran Bretagna, pronta a offrire di raddoppiare i circa 1.150 soldati britannici attualmente presenti nei Paesi dell’Europa orientale e le “armi difensive” inviate in Estonia.

“Gli alleati della Nato hanno addestratori lì”, continua Stoltenberg, danno aiuto per la modernizzazione delle difese, “forniscono attrezzature, armi difensive. Facciamo un sacco di cose per aiutare l’Ucraina a rafforzare la propria capacità di difesa. Ma l’Ucraina non è un alleato Nato. C’è una sicurezza al 100% che un attacco a un alleato inneschi la risposta dall’intera alleanza: questo si applica agli alleati Nato, non a un partner stretto e di valore”, ha chiarito il segretario generale. “Ci stiamo concentrando sul fornire sostegno all’Ucraina, aiutarli a sostenere il loro diritto all’autodifesa, e stiamo anche inviando un messaggio alla Russia che imporremo sanzioni severe se una volta ancora userà la forza contro l’Ucraina – ha proseguito Stoltenberg sottolineando che un’invasione provocherebbe comunque una reazione decisa – Abbiamo anche aumentato la nostra presenza nella parte orientale dell’alleanza sul suo territorio e siamo pronti a fare ancora di più se necessario”.

Il Pentagono fa sapere che, secondo le informazioni in suo possesso, Mosca sta continuando a “rafforzare le truppe al confine con l’Ucraina e lo abbiamo visto anche durante il fine settimana”. Nonostante questo, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, continua a rilasciare dichiarazioni apparentemente distensive ribadendo che Mosca vuole relazioni “rispettose” con Washington, sottolineando l’importanza per la Russia di ottenere garanzie concrete per la sua sicurezza sullo sfondo della crisi ucraina. “Vogliamo relazioni buone, giuste, rispettose e uguali con gli Stati Uniti, come con qualsiasi altro Paese al mondo”.

Chi invece continua sulla linea del pugno di ferro è la Gran Bretagna che, fanno sapere dall’ufficio del premier Boris Johnson, offrirà alla Nato la possibilità di raddoppiare il numero di militari britannici in Europa dell’Est che, attualmente, sono 1.150. “Questo pacchetto invierà un chiaro messaggio al Cremlino – ha dichiarato Johnson – Non tollereremo la loro attività destabilizzante e staremo sempre con i nostri alleati della Nato di fronte all’ostilità russa. Ho ordinato alle nostre forze armate di prepararsi a schierarsi in tutta Europa la prossima settimana, assicurandoci di essere in grado di sostenere i nostri alleati della Nato a terra, in mare e in aria”.

Ma Londra non guarda solo al dispiegamento militare. Gli oligarchi di Vladimir Putin non avranno “un posto dove nascondersi” con le nuove sanzioni del Regno Unito, ha infatti dichiarato la ministra degli Esteri, Liz Truss, parlando con Skynews. “La nostra priorità numero uno è dissuadere Vladimir Putin dall’intraprendere quell’azione – ha detto parlando dell’eventualità che Mosca decida per l’intervento militare – Per questo siamo pronti a schierare altre truppe in Estonia e stiamo fornendo supporto aereo e altre armi di difesa all’Ucraina. Per assicurarci che sia nella migliore posizione possibile se Vladimir Putin dovesse tentare un’incursione”. E ha poi annunciato che la prossima settimana saranno imposte sanzioni ancora più dure che “prendano di mira quegli interessi russi che hanno rilevanza per il Cremlino”.

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