Gli insegnanti di sostegno dedicati agli studenti con disabilità utilizzati come docenti di ruolo al posto dei professori contagiati o in quarantena assenti nelle classi. Cosi gli alunni disabili, “scoperti”, vengono lasciati a casa. È la grave situazione in cui si trovano molti studenti con disabilità soprattutto dalla ripresa delle lezioni post vacanze natalizie. “Arrivano diverse segnalazioni di scuole in Lombardia che utilizzano l’insegnante di sostegno impropriamente per sostituire colleghi assenti. Con la conseguenza inaccettabile di non poter far seguire le lezioni agli alunni che sarebbero chiamati a sostenere”, dice a Ilfattoquotidiano.it Giovanni Barin, referente Gruppo Scuola di Ledha – Lega per i diritti delle persone con disabilità. Problemi e disagi si stanno verificando peraltro a pochi giorni dall’invio alle scuole di una nota congiunta (n.71, 21 gennaio 2022) del ministero dell’Istruzione e del ministero della Salute nella quale si indica che agli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali (bes), anche quando la classe si trova in didattica a distanza (dad), è garantita l’attività didattica in presenza, dovendo assicurare comunque il collegamento telematico con i compagni di classe.

Contattata dal Fattoquotidiano.it la presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno (Ciis), Evelina Chiocca, conferma che “è una discriminazione presente non solo in Lombardia ma in tutta Italia. Mancano le risorse a livello nazionale necessarie per garantire il diritto allo studio per tutti. Stiamo assistendo – continua – ad un uso improprio dei docenti di sostegno. Questo è un fatto gravissimo per l’intera classe, cosi non c’è l’inclusione scolastica”. A tal proposito le segnalazioni, in particolare per la Lombardia, arrivano da gruppi di genitori di persone con autismo di Bergamo, da associazioni locali di persone con disabilità delle zone 6-7 di Milano oltre che della provincia di Pavia e Varese ma non solo. La presidente del Ciis fa una metafora per far comprendere la gravità della situazione: “E’ come se stessimo chiedendo a degli infermieri di intervenire da soli nelle sale operatorie in assenza dei medici chirurghi. La scuola non è un parcheggio, non può essere gestita in questo modo, manca una corretta organizzazione per affrontare questa realtà che si poteva ipotizzare da tempo”.

La questione degli insegnanti di sostegno è un problema atavico che non è arrivato con il Covid. “Ogni anno i docenti di sostegno vengono nominati solo dopo che sono stati coperti tutti i posti cosiddetti comuni, quelli curriculari delle materie classiche. Il Miur autorizza a formare e specializzare solo una infinitesimale parte del fabbisogno (circa 1.000 su 20mila in Lombardia)”, spiega Fortunato Nicoletti dell’associazione di volontariato Nessuno è Escluso di Milano. La pandemia ha ingigantito le carenze del sistema perché ad un già esiguo numero di docenti di sostegno specializzati si aggiunge l’utilizzo errato (e contro le norme, legge n.67/2006) di questi docenti. “Capita sempre più spesso che le scuole chiamino le famiglie dei bambini/ragazzi disabili chiedendo di tenere a casa i loro figli perché il proprio insegnante di sostegno deve sostituire un collega in quarantena o perché magari lo stesso docente lo è”, denuncia Nicoletti, “e ciò accade nonostante una circolare del Miur del 4 agosto 2009 affermi che il docente di sostegno non può essere destinato ad altri incarichi tranne nel caso in cui il ragazzo con disabilità sia assente o in casi eccezionali, ma facendo sottoscrivere al docente una deroga al contratto”.

Ancora una volta vengono colpiti gli alunni con disabilità, quando invece dovrebbe essere salvaguardato il loro diritto allo studio. “La situazione va osservata dalle diverse prospettive dell’emergenza che stiamo vivendo in queste settimane e dalla gestione del sostegno scolastico che ha profonde criticità mai risolte”, aggiunge Barin. “In questi giorni sappiamo che le assenze per malattia dei docenti hanno messo in difficoltà tante scuole, costringendo i dirigenti a trovare soluzioni di emergenza per non interrompere il servizio. Gli uffici scolastici stanno attingendo a nuovi fondi per assumere supplenti. Non sono tuttavia azioni che si inventano rapidamente. Piuttosto, è l’ennesima riprova che solo se si organizza “prima” il servizio in modo adeguato, “poi” si riesce a governare adeguatamente i problemi. Viceversa, è il caos. Ma si era avuto tutto il tempo per immaginare lo scenario che stiamo vivendo”. Intanto vengono lasciati a casa studenti in condizione di fragilità, accrescendo i disagi anche dei loro genitori.

“È ragionevole pensare che la velocità del contagio porterà ad un altrettanto rapido rientro alla “normalità”. Che però per gli alunni con disabilità non è mai stata tale, dato che non si può dire normale una situazione dove, tra l’altro, circa la metà degli insegnanti di sostegno non sono professionalmente preparati per il lavoro”, sottolinea il referente del Gruppo Scuola di Ledha. In altre parole, si passa da un’emergenza all’altra per aver gestito il sostegno scolastico in modo inadeguato. “Abbiamo una riforma legislativa del sostegno azzoppata, mal concepita e mai attuata. La disabilità nelle scuole oggi paga i vuoti legislativi cui il Ministero non riesce responsabilmente a colmare. È ormai ineluttabile – conclude Barin – la necessità di separare le carriere tra insegnamento di sostegno e non, scongiurando l’ormai assurdo e scorretto utilizzo del sostegno come ‘scorciatoia’ per passare all’insegnamento su materia”.

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