Durante l’incontro odierno tra i rappresentanti del governo russo e i vertici di diverse grandi aziende italiane, il presidente russo Vladimir Putin ha anche affermato che le compagnie energetiche italiane stanno ricevendo gas russo a “prezzi molto più bassi di quelli di mercato” grazie ai contratti a lunga scadenza con Gazprom. I prezzi di mercato, sulla base di contratti spot, sono invece “significativamente aumentati per la stagione invernale e la carenza di offerta”, ha aggiunto Putin secondo quanto riporta la Tass. I contratti spot sono quelli siglati giorno per giorno con prezzi che rispetto al periodo pre-pandemia sono aumentati di otto volte. L’Italia importa circa il 90% del gas che consuma. Nessun commento da Enel, che con il gas produce circa il 40% dell’elettricità venduta in Italia. Il gruppo Eni, che ha specificato che non avrebbe partecipato alla riunione, spiega che “Il contratto di approvvigionamento gas di lungo termine tra Eni e Gazprom è indicizzato ai prezzi hub”. In sostanza un meccanismo che sgancia i prezzi del gas da quelli del petrolio e ne rafforza il legame con i

I rincari nelle bollette per imprese e famiglie si sono visti eccome, solo nel primo trimestre del 2022 il gas costerà in media il 42% in più di un anno fa. Aumenti si registrano in tutta Europa ma l’Italia è tra i paesi che accusano i rincari più cospicui. Il governo è intervenuto a più riprese per calmierare gli aumenti, con uno stanziamento complessivo sinora 5,5 miliardi di euro. Confindustria chiede però ulteriori sostegni a favore delle aziende. Dell’associazione degli industriale fanno parte però anche Eni (controllata al 30% dal Tesoro), Enel (a sua volta al 30% ) ed A2a . Se è vero quanto afferma Putin la questione del caro energia potrebbe forse essere risolta più semplicemente nel corso di una riunione in viale dell’Astronomia che chiedendo sussidi al governo.

Diventa ancora più curioso il fatto che palazzo Chigi abbia deciso un intervento molto timido sugli extra profitti delle imprese energetiche. Così come non è stato neppure sfiorato dall’idea di ritoccare le modestissime commissioni pagate da chi estrae gas dai giacimenti italiani. Qualcosa potrebbe comunque tronare al Tesoro sotto forma di dividendi nel momento in cui i bilanci dei due colossi partecipati dovessero beneficiare della situazione attuale. Certamente il gas italiano non arriva solo dalla Russia. Un 30% proviene ad esempio dall’Algeria. Certo è che nelle ultime settimane le imprese italiane sono addirittura riuscite a rivendere all’estero parte del gas arrivato nel paese. Se si segue il ragionamento del presidente russo si può immaginare con ingenti profitti.

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