Non solo le condanne per gli irriducibili nostalgici fascisti che hanno celebrato l’anniversario della morte di Benito Mussolini con il braccio destro alzato, ma anche un risarcimento danni all’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. La sentenza emessa a Vicenza dal giudice Luigi Lunardon, che ha accolto in buona parte le richieste del pubblico ministero Maria Elena Pinna, non lascia dubbi: le manifestazioni che inneggiano al regime del Ventennio costituiscono un reato. O perlomeno ha costituito una apologia illecita quel raduno di un manipolo di persone avvenuto il 28 aprile di quattro anni fa davanti al cimitero del capoluogo berico.

Cinque dei sette imputati sono stati condannati a un mese di reclusione e 120 euro di multa, con sospensione condizionale della pena, mentre per due di loro c’è stato il proscioglimento, tenuto conto della lievità del fatto. Dovranno pagare 3.400 di spese legali all’Anpi che si era costituita parte civile, oltre a un risarcimento per il danno, che sarà quantificato in sede civile. Colpevole di violazione della legge Mancino del 1993 è stato innanzitutto dichiarato Domenico “Mimmo” Obrietan, abitante a Sovizzo, noto esponente dell’estrema destra vicentina, nonché ex segretario provinciale de “La destra”. Assieme a lui Gianluca Deghenghi, di Vicenza, esponente del Movimento Italia Sociale, Natale Riccobene, di Montecchio Maggiore, il genovese Andrea Viganò e Doriano Broccardo di Santorso. Il proscioglimento riguarda i vicentini Giorgio Caprin e Luca Busato.

Gli apologeti del fascismo avevano dapprima pubblicato un necrologio in ricordo di Mussolini nell’anniversario della sua morte (“Sei sempre nei nostri cuori”), poi avevano recitato il rosario davanti al cimitero maggiore di Vicenza. Agenti della Digos, ovviamente avvertiti dell’insolito raduno, avevano poi inviato una denuncia per apologia di fascismo alla Procura della Repubblica. L’Anpi di Vicenza aveva inviato un esposto, sostenendo come il testo del necrologio contenesse una “esaltazione del principale esponente del fascismo”, mentre la manifestazione aveva evidenti contenuti di apologia del reato in violazione della legge del 1952, ribadita dalla legge Mancino del 1993. La manifestazione era stata organizzata dalle associazioni “Continuità ideale Rsi” e “Famiglie e caduti dispersi Rsi”. Come non bastasse, ha ricordato il pubblico ministero, c’era stata una ostentazione di emblemi e simboli fascisti. Ad esempio, Caprin avrebbe esposto la bandiera della Repubblica Sociale Italiana, gli altri avevano celebrato un rito a cui i nostalgici non sanno rinunciare. “Camerati! Attenti!” ha detto uno di loro. Poi: “Camerata Benito Mussolini!” (ripetizione per tre volte). E la risposta comune: “Presente!”. “L’esperienza dimostra – ha scritto l’Anpi, assistita dall’avvocato Antonio Giambrone – nell’esposto – come spesso in manifestazioni pubbliche come quella convocata al cimitero vengano tenuti comportamenti indirizzati ad esaltare esponenti, principi, fatti e metodi del fascismo”. Gli imputati, difesi dall’avvocato Maurizio Pasqualon (che ha annunciato l’appello) si sono dichiarati innocenti.

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