Presenza o didattica a distanza: la Sicilia si divide sulla scuola. La Regione aveva annunciato il ritorno in classe per la mattina del 13 gennaio, ma alcuni sindaci hanno scelto di aumentare le restrizioni per prudenza. Così, se nel Trapanese gli istituti sono regolarmente aperti in 22 comuni, la stessa Trapani ha scelto invece di ricorrere alla dad. Cancelli chiusi anche a Palermo, Catania e Messina.

Una disposizione dell’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, impone ai sindaci, prima di adottare qualsiasi provvedimento di sospensione delle attività didattiche, di chiedere espresso parere all’Asp (azienda sanitaria provinciale, ndr). Un’indicazione, spiegano i sindaci dei 22 Comuni del Trapanese, che “limita ulteriormente l’autonomia” degli amministratori. Il dipartimento di Prevenzione dell’Asp Trapani ha proposto al presidente della Regione siciliana l’istituzione della zona arancione per quasi tutti i Comuni dell’ex Provincia di Trapani ma “non è stata emessa alcuna ordinanza in merito”. “Con molta preoccupazione siamo costretti a non adottare nessun provvedimento di sospensione delle attività didattiche, adeguandoci alle direttive nazionali e regionali – concludono i sindaci -. Continueremo a monitorare la situazione e ci riserviamo nelle prossime ore, qualora il fenomeno epidemiologico da Covid 19 continui ad aumentare, di richiedere ulteriori interventi agli organi regionali competenti, che consentano ai sindaci di adottare provvedimenti a salvaguardia della salute pubblica”.

E intanto, un gruppo di cittadini palermitani – tra loro anche diversi avvocati e magistrati – ha impugnato davanti al Tar di Palermo le ordinanze con cui i sindaci del capoluogo siciliano e di Agrigento hanno disposto la chiusura delle scuole in contrasto con le indicazioni del Governo. “Le ordinanze emergenziali – si legge nel ricorso – si giustificano nell’ordinamento solo ove ricorra, oltre all’urgenza, la mancanza di altra regola che abbia previsto la fattispecie e l’abbia regolata”. Per i cittadini, insomma, il provvedimento amministrativo dei sindaci è illegittimo perché la legge nazionale dispone la chiusura delle scuole solo in zone rosse o arancioni e previo parere dell’Asp. E la Sicilia al momento non è classificata zona rossa o arancione. Infine, si legge nel ricorso “non risulta siano state assunte misure restrittive di altre attività (con l’assurda possibilità che i ragazzi possano comunque incontrarsi fuori dall’ambiente scolastico, anche in strutture pubbliche di proprietà comunale, e contagiarsi egualmente)”.

Il Tar di Catania nel frattempo ha accolto l’istanza del comitato “Scuola in presenza” sospendendo l’efficacia dell’ordinanza del sindaco di Messina Cateno De Luca con la quale aveva sospeso fino al 23 gennaio la didattica in presenza nelle scuole di tutto il territorio. Il presidente del tribunale amministrativo regionale, Daniele Burzichelli, ha accolto il ricorso presentato dal Comitato scuola in presenza presieduto da Cesare Natoli. Da domani 14 gennaio gli studenti torneranno in presenza, dopo la prima giornata di oggi in Dad. “La scuola non può più essere sacrificata sull’altare dell’isteria e del facile consenso” , sottolinea Natoli. “Il Tar aggiunge anche che ‘non appare possibile fare riferimento alle difficoltà della situazione ospedaliera, cui deve porsi riparo mediante adeguate misure di natura amministrativa”.

“È del tutto inopportuno che i sindaci siciliani prendano – motu proprio – una decisione che ha a che vedere con il futuro di una generazione”, ha detto alla Camera Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera. “Rimane inoltre la questione di merito: i contagi sono impennati a scuole chiuse per dinamiche che nulla hanno a che vedere con le lezioni in presenza; fino al 16 gennaio, ragazze e ragazzi avranno modo di incontrarsi fuori dalle scuole e senza regole. Rimandare a lunedì l’apertura delle scuole di siciliane è una decisione inefficace e dannosa. Il caso di Trapani, che addirittura prevede la chiusura fino al 21 gennaio, lascia pensare che sia un prender tempo per creare le condizioni volte a giustificare altri rinvii”.

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