Niente vaccino obbligatorio per entrare in classe. Almeno per ora. Ma siccome a scuola bisogna pure arrivarci, le ultime novità introdotte dal governo per arginare l’ondata di contagi rischiano di complicare la vita a molte ragazze e ragazzi. Dalla ripresa delle lezioni il 10 gennaio, infatti, scatta l’obbligo di Super Green Pass sui mezzi pubblici per tutti gli over 12. Un tentativo di spingere alla vaccinazione gli studenti che non l’hanno ancora fatta, rischiando però di tirare in ballo il diritto all’istruzione. Tanto che il problema non può considerarsi risolto ed è stato al centro di un tavolo interministeriale, riunito questa mattina in vista del prossimo Cdm del 5 gennaio. L’orientamento di Palazzo Chigi per ora rimane quello di confermare l’obbligo del super pass agli over 12, ma le decisioni andranno prese anche alla luce della campagna vaccinale destinata ai più giovani e in particolare alla fascia 5-11 anni. Ottimista il governo, decisamente meno chi mette insieme i dati. La Fondazione Gimbe segnala infatti il crollo delle nuove vaccinazioni tra gli over 12. Insomma, nei prossimi mesi la scuola non potrà che essere il sorvegliato speciale. Ma sorvegliata da chi? Almeno per quanto riguarda il trasporto locale, ad oggi i controlli vengono fatti nelle stazioni o alle fermate e soltanto a campione.

L’obiettivo è quello di spingere le famiglie a vaccinare i minorenni. Più probabilmente si tradurrà nell’obbligo di raggiungere la scuola con mezzi che non siano quelli pubblici di trasporto. Al netto di quanti usano le gambe o le due ruote e di chi “mi accompagna papà”, i conti vanno fatti su una platea di oltre 800mila ragazzi tra i 12 e i 19 anni, quelli ancora senza prima dose. In questa fascia di età i vaccinati sono oggi il 79 per cento, al quale sommare un altro 4 per cento di guariti. Rimane un 17 per cento sul totale, che tra i 12 e i 19 anni è di 4 milioni e 600mila individui. Insomma, potrebbero essere più di mezzo milione gli studenti ai quali il governo sta dicendo di vaccinarsi o di arrangiarsi. A mischiare scuola e vaccini si fa presto, ma spesso si fa male. Nel 2017 il governo Gentiloni decretò l’obbligo di dieci vaccinazioni pediatriche per i minori da 0 a 16 anni, da allora essenziali per iscrivere i figli all’asilo nido o alla scuola materna. Ma non per le elementari e fino al secondo anno di scuola superiore, dove si delegava ai dirigenti scolastici di verificare i curricula vaccinali e di segnalare le violazioni alle Asl. Insomma, siccome la scuola è quella dell’obbligo non ti impedisco di entrare, e mi limito a utilizzare lo spauracchio della sanzione da 100 a 500 euro alle famiglie. E se per aggirare astenuti e contrari, Lega e M5s su tutti, l’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin prese la fiducia alla Camera, il premier Mario Draghi e la sua ampia maggioranza si accontentano di varare una stretta sui trasporti, consentiti solo agli studenti vaccinati.

La decisione dell’esecutivo vuole essere una risposta all’aggravarsi della situazione, visto il crescente numero di nuovi casi e l’inversamente proporzionale calo delle vaccinazioni nella fascia di età tra i 12 e i 19 anni, con un meno 47,5% dell’ultima settimana rispetto a quella precedente. Nondimeno la decisione dell’esecutivo è ancora discussa e non si possono escludere modifiche. Nella mattinata di ieri si sono riuniti i gabinetti di Istruzione, Trasporti e Affari regionali per affrontare la questione e verificare possibili aggiustamenti in vista di una cabina di regia già ai primi di gennaio e preliminare al Cdm del 5. Tra le cose da aggiustare, sempre che sia possibile, c’è innanzitutto il problema dei controlli. Perché a scrivere le regole ci si sta poco, mentre a farle rispettare ci vuole ben altro. Come già scritto da ilfattoquotidiano.it dopo l’introduzione dell’obbligo di certificato rafforzato e mascherine FPP2 sui mezzi pubblici, il punto critico è proprio il trasporto urbano e regionale utilizzato dagli studenti. Dove nessuno a bordo fa controlli sui certificati, né fa multe per l’assenza di mascherine. Quello viene fatto lo si fa a campione e solo nelle stazioni e alle fermate. Tutto da dimostrare se a un minorenne sprovvisto di super pass possa essere impedito di prendere l’autobus successivo.

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