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Lo spread rivede dopo oltre un anno quota 140. Vacilla il teorema di Draghi: “Non sono uno scudo per il paese”

E' possibile che gli investitori inizino a fiutare aria di turbolenze politiche, indipendentemente da come finirà la corsa alla presidenza della Repubblica, un aumento delle tensioni nella maggioranza è infatti da mettere in conto
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Lo spread, ovvero la differenza di rendimento tra un titolo di Stato decennale tedesco e l’equivalente italiano, ha sfiorato questa mattina i 140 punti base, il livello più alto dal novembre 2020. Un movimento dovuto all’incremento di rendimento dei Btp salito a 1,117% (il Bund tedesco è rimasto sostanzialmente fermo). L’approssimarsi delle festività riduce i volumi di compravendita sui mercati, circostanza che facilita movimenti di prezzi più decisi. Tuttavia è possibile che gli investitori inizino a fiutare aria di turbolenze politiche, indipendentemente da come finirà la corsa alla presidenza della Repubblica, un aumento delle tensioni nella maggioranza è infatti da mettere in conto. Il segnale odierno interferisce con la teoria espressa ieri da Mario Draghi per tracciare il suo cammino verso il Quirinale.

“Se è vero che lo spread è più alto ora di quando sono arrivato vuol dire che non sono uno scudo quindi il problema non c’è”. Così il premier Mario Draghi, aveva risposto ieri in occasione della conferenza stampa di fine anno, ad una domanda che evidenziava come nell’ultimo anno lo spread fosse cresciuto e, se lui venisse eletto al Quirinale, potrebbe venir meno per l’Italia lo scudo rappresentato dall’ autorevolezza dell’ex presidente della Bce. Draghi ha poi aggiunto “Ripeto: non sono i singoli individui a rappresentare la forza dell’Italia ma quello che ha fatto il paese, come ha reagito anche a livello psicologico. Se si continua a crescere la preoccupazione per lo spread è minore, i mercati guardano alla crescita prima di tutto, è quello il barometro di credibilità dei paesi e del nostro in particolare”.

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