Puntualmente, con l’inizio della stagione invernale, si ricomincia a parlare degli aumenti dei costi per l’energia che utilizziamo in casa o sul posto di lavoro. Sempre di più, quindi, dovremmo familiarizzare con i nuovi concetti di autoconsumo e comunità energetiche, temi che dovrebbero avere una sempre maggiore importanza nella proposta di Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) che farà da riferimento, magari con alcuni aggiustamenti, per lo sviluppo sostenibile in Italia.

Il pacchetto di proposte legislative, denominato Clean energy package presentato dalla Commissione europea nel 2016, cerca di mettere al centro del sistema energetico europeo l’efficienza, il raggiungimento di una leadership globale nelle fonti rinnovabili e un equo trattamento per gli utenti/consumatori. È proprio con la proposta di direttiva Market design che si introduce per la prima volta la definizione di comunità energetiche, riferendosi ad entità legali basate su una partecipazione aperta e volontaria, controllate da soggetti che possono essere persone fisiche, autorità locali (in particolare i Comuni) o piccole e microimprese. Lo scopo principale di queste comunità è fornire benefici di tipo ambientale, economico e sociale ai membri della stessa comunità o alle aree locali in cui essa opera.

Una comunità energetica può essere coinvolta in attività di generazione elettrica, fornitura, consumo, aggregazione, stoccaggio o servizi di efficienza energetica, nonché, soprattutto, generazione di elettricità da fonti rinnovabili e condivisione della stessa fra i soggetti partecipanti la comunità. La direttiva Red 2 per la promozione dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, a partire proprio dal concetto di comunità energetica, introduce all’articolo 22 il concetto di comunità produttrice/consumatrice di energia rinnovabile, un’entità giuridica composta da soggetti (persone fisiche, Pmi, enti locali) il cui obiettivo principale è quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali ai suoi azionisti/membri o alle aree locali in cui opera. È previsto che gli Stati membri elaborino un quadro regolatorio favorevole allo sviluppo di tali comunità.

Fino a oggi le comunità energetiche avevano forti limitazioni sia per il perimetro sia per la potenza degli impianti rinnovabili dedicati, che di fatto ne riducevano la diffusione. Con l’approvazione del decreto legislativo 199/2021 che recepisce la direttiva Red 2, la possibilità di allaccio passa dalla cabina secondaria a quella primaria, in questo modo si potranno connettere un numero decisamente maggiore di utenze, e la potenza dell’impianto dedicato alla comunità energetica cresce, passando da 200 kW a 1MW. Si potranno quindi realizzare comunità energetiche più grandi che interessano un numero maggiore di cittadini.

La stessa direttiva Red 2 introduce anche le definizioni di “autoconsumatori di energia rinnovabile” e di “autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente”. I primi operano in propri siti situati entro i confini definiti o, se consentito da uno Stato membro, in altri siti, e producono energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo e può immagazzinare o vendere energia elettrica rinnovabile autoprodotta purché, per un auto-consumatore di energia rinnovabile diverso dai nuclei familiari, tali attività non costituiscano l’attività commerciale o professionale principale. I secondi, costituiti da almeno due auto-consumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e si trovano nello stesso edificio o condominio.

Compito degli Stati membri sarà quello di elaborare un quadro regolatorio favorevole allo sviluppo dell’autoconsumo, anche per i locatori. L’energia elettrica auto-generata e consumata in loco è, in generale, esente da oneri di rete o di sistema. Nel 2020, l’energia elettrica auto-consumata ammontava a poco meno 30 TWh, oltre il 10% dei consumi totali, mentre la generazione distribuita (cioè il complesso degli impianti connessi alle reti di distribuzione) si attestava su circa il 20%. Nella sintesi del rapporto annuale delle attività del Gestore dei servizi energetici (Gse) tutte le informazioni rilevanti.

Tra le principali misure previste nel Pniec vi è l’esenzione degli oneri sull’autoconsumo per piccoli impianti, la semplificazione delle autorizzazioni per auto-consumatori e comunità a energia rinnovabile e, infine, la riorganizzazione e razionalizzazione delle configurazioni con autoconsumo. Si opererà, inoltre, per l’evoluzione del meccanismo dello scambio sul posto che consente di utilizzare la rete come accumulo a favore di un premio riconosciuto agli impianti, anche in esercizio, che si dotano di sistemi di accumulo che incrementino la quota di energia auto-consumata e, eventualmente, che forniscano servizi per la sicurezza del sistema elettrico sulla rete di media e bassa tensione.

In tutti i casi, la promozione dell’autoconsumo singolo sarà destinata prevalentemente agli impianti distribuiti, di potenza tipicamente fino a 1 MW, per i quali, peraltro, la semplicità e l’automatismo dei meccanismi di sostegno appare preferibile rispetto ad altri strumenti la cui gestione è più complessa e costosa. Tutti elementi fondamentali per lo sviluppo delle Comunità-energetiche nel nostro paese, come ben evidenziato nel documento di Rse (Ricerca sul sistema energetico).

Quindi, in definitiva, facilitare l’autoconsumo, sia singolo che collettivo, è una delle priorità da perseguire.

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