Un cormorano impiccato con un proiettile infilato nel becco. No, non è l’immagine finale di un film sulla mafia ma un fatto vero registrato solo pochi giorni fa a Manfredonia, nel foggiano, nei pressi dell’oasi naturale di Lago Salso. Un luogo di una bellezza struggente a pochi passi dai nidi dei fenicotteri, dove la natura lotta perennemente con l’uomo per rimanere incontaminata e dove un animale straordinario può diventare protagonista, suo malgrado, di un atto di barbarie difficile da comprendere per chi non vive da queste parti ma, ahimè, di una chiarezza cristallina per gli abitanti del posto. Il proiettile come strumento per uccidere ma anche come potente mezzo di comunicazione. E io ne so qualcosa visto che, ben più fortunato del povero cormorano, ne ho ricevuti alcuni per posta come atto intimidatorio.

Andiamo con ordine.

Un anno fa sono stato incaricato dalla commissione antimafia che presiedeva il Comune di Manfredonia, dopo il suo scioglimento per infiltrazioni mafiose, della gestione della locale società di raccolta rifiuti. Si tratta di Ase, la società pubblica attualmente partecipata dai comuni di Manfredonia e Vieste, nata per gestire i rifiuti del Gargano in un’area meravigliosa a forte vocazione turistica.

Prima di accettare avevo analizzato i dati societari rimanendo piacevolmente sorpreso dal fatto che l’azienda avesse molte potenzialità. Dati che, ad una prima lettura, apparivano positivi ed ho quindi piacevolmente immaginato che le possibilità di crescita e sviluppo fossero alte, anche perché l’azienda sembrava legata a contratti di forniture inefficienti impastate da logiche clientelari. E in effetti i margini di miglioramento si sono palesati fin da subito. L’azienda chiuderà il 2021 con un notevole risparmio di costi, utili mai registrati e, allo stesso tempo, il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata. Tutto come frutto di un lavoro accurato e puntuale impostato con i miei validi collaboratori e durato poco più di un anno in un’azienda diventata squallidamente un ammortizzatore sociale ed un “poltronificio” per una classe dirigente più interessata a cristallizzare lo status quo che a percorrere la strada del necessario cambiamento. Dal 2015 una politica scellerata ha cambiato sette amministratori unici della società nel segno della discontinuità ingessante dell’azione amministrativa.

Nessun concorso era stato mai fatto per assumere personale e la scelta che ho fatto di bandirne uno quest’anno per qualcuno è suonata come “campana a morto” per il sottoscritto in qualità di amministratore pubblico.

In Ase su 100 dipendenti complessivi non c’è una sola donna!

In Ase, è stato accertato, un dipendente collegato ai clan ha picchiato per strada due netturbini perché tutti vedessero che la criminalità gestisce l’azienda con rigore.

La sede Ase è presso una zona industriale costruita da imprenditori senza scrupoli “stuprando” un’area parco solo per accaparrarsi lauti finanziamenti.

Potrei continuare a lungo con questi esempi. Mi preme ricordare la squallida vicenda del caporalato (sì, proprio nelle terre di Di Vittorio) che ha portato ad essere indagati imprenditori insospettabili, oppure all’appena eletto consiglio comunale di Manfredonia, il primo dopo lo scioglimento per mafia che tra i suoi rappresentanti, prima ancora di insediarsi, ha già un consigliere indagato per la vicenda. Ma ricordo anche il candidato escluso dalla competizione perché si era dimenticato di segnalare una sua condanna a 3 anni di reclusione.

Fatti analoghi a quelli già registrati nel contesto dello scioglimento per mafia della città di Reggio Calabria, a cui fece seguito l’incarico di amministratore in un’azienda mista pubblico privata (si chiamava Leonia e parlai di quella meravigliosa esperienza proprio in questi post).

Quando ero a Reggio avevo trovato sostegno e conforto in Don Luigi Ciotti. A Manfredonia ho conosciuto uno straordinario uomo di Chiesa, il Vescovo di Manfredonia, Franco Moscone. A lui mi unisce non solo l’origine piemontese ma soprattutto una visione cosmopolita che spesso si scontra con la realtà del foggiano; l’altro giorno gli ho fatto visita per gli auguri di Natale e uscendo ho sentito la modernità di Isaia: “La vostra terra è un deserto, / le vostre città arse dal fuoco. / La vostra campagna, sotto i vostri occhi, / la divorano gli stranieri; / è un deserto come la devastazione di Sodoma / È rimasta sola la figlia di Sion, / come una capanna in una vigna / come una città assediata”.

Le parole del Vecchio Testamento sembrano descrivere queste terre sfruttate in passato da imprenditori del nord senza scrupoli e dall’attuale criminalità organizzata. Ma il calore e la sicurezza che dà la capanna nella vigna in mezzo alle forze del male l’ho ritrovata in due ragazzi che innanzi a me raccoglievano le cartacce buttate a terra o che pulivano le spiagge questa estate e così mi sono ricordato che questa città, poche settimane fa, è stata premiata da Legambiente come comune riciclone della Puglia per la raccolta differenziata nel 2021 e ancora più forte ho sentito la speranza che si possa farcela a risollevare questo territorio.

Ho sentito la sicurezza della capanna biblica nella volontà e nell’impegno dei dipendenti di Ase senza i quali non si sarebbero mai raggiunti i risultati di bilancio attuali. Persone che sentono di essere comunità e che nella stragrande maggioranza vivono la missione di servizio pubblico che pesa loro sulle spalle e che la onorano con dignità.

Invitando il lettore a visitare una terra così aspra e affascinante, auguro buone feste a tutti e soprattutto un nuovo anno di impegno perché questo territorio si rialzi.

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