Il contagio cresce, l’epidemia non frena. L’ultima fotografia scattata dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe segnala una nuova settimana di aumento, rispetto alla settimana precedente, sia di nuovi casi – passati da 105.771 a 124.568, pari al 17,8% – che di decessi, da 558 a 663 (+18,8%). Salgono anche i casi attualmente positivi (da 240.894 a 297.394), le persone in isolamento domiciliare (da 234.040 a 289.368), i ricoverati con sintomi (da 6.078 a 7.163, +17,9%) e le terapie intensive (da 776 a 863, +11,2%).

“Da due mesi – sottolinea il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta – continuano ad aumentare i nuovi casi con una media mobile a 7 giorni che passa da 2.456 il 15 ottobre a 17.795 il 14 dicembre”. E la crescita ormai riguarda tutta Italia: tutte le Regioni – ad eccezione di Friuli-Venezia Giulia, Molise e Provincia Autonoma di Bolzano – registrano un incremento percentuale dei nuovi casi, con profonde differenze regionali. Si va dal 4,4% dell’Abruzzo al 94,8% della Basilicata. In 26 Province l’incidenza supera i 250 casi per 100.000 abitanti. Le più alte riguardano Trieste (601), Treviso (573), Bolzano (568), Padova (552), Vicenza (541), Imperia (450), Venezia (434) e Rimini (411). Oltre “soglia” anche Verbano-Cusio-Ossola, Pordenone, Gorizia, Forlì-Cesena, Ravenna, Verona, Rovigo, Aosta, Savona, Ferrara, Belluno, Reggio Emilia, Bologna, Varese, Trento, Monza Brianza, Mantova e Biella.

Con la variante Omicron e l’attuale sistema dei colori per le regioni si rischia “di congestionare silenziosamente gli ospedali”, aggiunge Cartabellotta. “Il nostro Paese – sottolinea – è entrato in una fase critica della pandemia per la convergenza di vari fattori: la stagione invernale, gli oltre 6 milioni di non vaccinati, il netto ritardo iniziale nella somministrazione delle terze dosi, le imminenti festività natalizie che aumenteranno contatti sociali e contagi e, soprattutto, la progressiva diffusione della variante Omicron che secondo l’Ecdc diventerà prevalente in Europa entro i primi due mesi del 2022″.

Un contesto nel quale, avverte il presidente di Gimbe, le ultime misure del governo che mirano “a innalzare la protezione” nei confronti del virus “non hanno modificato i criteri per assegnare i colori alle regioni, definiti quando non erano noti il declino dell’efficacia vaccinale e la necessità delle terze dosi e non incombeva la minaccia di una variante così preoccupante” come Omicron. “Criteri che – rileva Cartabellotta – lasciano alle Regioni la massima autonomia nell’aumentare la disponibilità di posti letto per ridurre i tassi di occupazione, con il rischio di congestionare silenziosamente gli ospedali e limitare l’accesso alle cure ai pazienti non Covid”.

Notevoli differenze tra territori si notano anche sul fronte ospedaliero per quanto riguarda il tasso di occupazione da parte di pazienti Covid: Bolzano supera la soglia del 15% in area medica (17,2%) e del 20% in area critica (22%). Limiti superati anche in Calabria (19,4% area medica e 11% area critica), Friuli Venezia Giulia (24,5% area medica e 16% area critica), Liguria (17% area medica e 12,2% area critica) e Trentino (19,7% area medica e 20% area critica). La sola area medica viene superata dalla Valle D’Aosta (21,2%), mentre per l’area critica superano la soglia del 10% Emilia-Romagna (10,3%), Lazio (12%), Marche (14,4%), Molise (10,3%) e Veneto (13,3%).

Articolo Precedente

Livorno, muore a 59 anni in ospedale dopo aver rifiutato la terapia intensiva. Il medico: “Ha detto no a ogni aiuto”

next
Articolo Successivo

Livorno, allarme focolaio in ospedale: 14 degenti contagiati dal Covid e 30 in quarantena. Analisi Asl per stabilire la variante

next