Con l’arrivo di oltre 200 miliardi per il Recovery e l’avvio degli appalti, “s’intensifica il rischio di corruzione e di infiltrazioni criminose”. E’ l’allerta lanciata dal presidente dell’Autorità anticorruzione, Giuseppe Busia: “Non è certo il momento di smobilitare la lotta alla corruzione e l’azione di prevenzione, attraverso la digitalizzazione e l’incrocio di dati, su cui Anac sta puntando con forza”. Da Dubai, dove si trova per la Giornata Internazionale contro la corruzione che si celebra in tutto il mondo il 9 dicembre, Busia ricorda che l’Italia è osservata speciale, e dopo i progressi fatti negli ultimi anni l’attenzione non può calare: “Il Pnrr – dice – non deve significare soltanto opere pubbliche, ma anche riforme che il Paese attende”.

Non ci sono dati ufficiali sulla corruzione in Italia e i report di organizzazioni internazionali come Transparency non dicono quanto un Paese sia corrotto in termini assoluti. Consentono però di valutare l’evoluzione del fenomeno: dal 2012, anno in cui è stata varata la legge Severino sulla corruzione, l’Italia si sta via via guadagnando la reputazione di Paese in lotta contro la corruzione. Da un punteggio di 42 si è raggiunta quota 53 nel 2019 grazie a una crescita costante. Che però ha rallentato i progressi lo scorso anno, fermandosi al 52esimo posto, in compagnia di Grenada, Malta, Mauritius e Arabia saudita, che come Roma hanno un punteggio di 53, mentre la media dei paesi dell’Unione europea è di 64 punti. Negli anni è stato introdotto il controllo preventivo di un’autorità indipendente come l’Anac, il diritto generalizzato di accesso agli atti rendendo più trasparente la Pubblica Amministrazione ai cittadini, la disciplina a tutela dei whistleblower (la protezione per chi segnala illeciti) e quella sulla trasparenza nei finanziamenti alla politica, e con la legge anticorruzione del 2019 sono state inasprite le pene previste per alcuni reati.

Per il presidente dell’Anac, però, non basta: bisogna regolamenare le norme sulla figura di whisleblowing, sulla quale “eravamo tra i più avanzati in Europa” ma “rischiamo di sperperare il lavoro fatto, arrivando per ultimi”. “A distanza di dieci anni dalla legge 190/2012, – spiega riferendosi alla legge Severino – è necessario rivedere la normativa Anticorruzione tenendo conto delle criticità emerse nel decennio, che vanno eliminate o comunque migliorate, rendendo più facilmente applicabili le misure di prevenzione della corruzione varate dalla legge Severino. Va, inoltre, considerata la giurisprudenza amministrativa sopravvenuta”.

Busia spiega che sulla Severino “servirebbe una riforma, ma se questa non è pronta, a questo punto forse varrebbe la pena approvare almeno il decreto di aggiornamento della disciplina anticorruzione. Esiste già un lavoro ben fatto presso la Funzione Pubblica, a cui ha contributo anche Anac insieme al governo, al garante della Privacy, e ad altri soggetti di rilievo. Il testo elaborato rappresenta un buon punto di sintesi e di equilibrio, che va preservato e garantito, senza stravolgere l’azione di lotta alla corruzione portata avanti in questi anni da Anac”. C’è poi la questione delle segnalazioni: la direttiva sul whistleblowing, che rispetto alla normativa italiana dovrebbe ampliare il novero dei soggetti tutelati, andando a ricomprendere anche i lavoratori del settore privato, deve essere recepita entro il 17 dicembre da parte di tutti gli Stati europei. “La delega per recepirla è scaduta lo scorso agosto – ricorda Busia -. Come Anac abbiamo contribuito con gli Uffici del Ministero della Giustizia a predisporre un testo, che ritengo fortemente avanzato. Purtroppo è tutto fermo. Non mi risulta che si sia avviato alcun iter per il recepimento”. Il presidente dell’Anac spiega che quella sul whistleblowing “potrà apparire una riforma minore, ma è un segnale importantissimo che in Italia la lotta alla corruzione è al primo posto nell’attenzione anche del governo e di tutte le istituzioni”.

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