A tre giorni dal momento in cui l’Oms ha designato la variante B.1.1.529, ribattezzata Omicron, come ‘Variant of Concern’ ovvero preoccupante, l’Istituto Superiore di Sanità ha rimesso in fila quanto finora certo e noto riguardo alla potenziale pericolosità. Omicron, i cui primi campioni finora noti sono stati raccolti l’11 novembre in Botswana e il 14 novembre in Sud Africa, ricorda l’Iss, è stata dichiarata Voc a causa della presenza di “diverse mutazioni” che “potrebbero avere un impatto sul comportamento del virus, anche in termini di gravità della malattia o della capacità di diffusione”.

Trasmissibilità – Per quanto riguarda la capacità di ‘viaggiare’, spiega l’Istituto guidato da Silvio Brusaferro, “non è ancora chiaro” se la variante Omicron “sia più trasmissibile rispetto alle altre”, inclusa la Delta. “È stato segnalato che il numero di persone positive è cresciuto in Sud Africa, dove sta circolando questa variante, ma – sottolinea l’Iss – sono in corso studi epidemiologici per capire se la causa sia appunto la Omicron o se altri fattori possano avere influenzato la circolazione del virus”.

Gravità dell’infezione – “Non ci sono ancora evidenze che l’infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti”, scrive l’Iss. “I dati preliminari suggeriscono che ci sia un tasso maggiore di ricoveri in Sud Africa, ma questo potrebbe essere dovuto all’aumento complessivo delle persone infette piuttosto che alla specifica infezione con Omicron. Al momento non ci sono informazioni che suggeriscano che i sintomi specifici associati a questa variante siano diversi da quelli dovuti alle altre”, continua. I casi iniziali di infezione – sottolineano gli esperti dell’Istituto – riguardano “studenti universitari, persone giovani che tendono ad avere una malattia più lieve”, ma “per capire il livello di gravità dell’infezione causata da Omicron servirà più tempo”. Quanto? Da alcuni giorni ad alcune settimane, spiega l’Iss. “Comunque si ricorda che tutte le varianti del Covid-19, inclusa la Delta che rimane al momento la variante dominante a livello globale, possono causare malattia grave o morte, in particolare nelle persone più vulnerabili, e la prevenzione rimane fondamentale”, specifica l’Istituto.

Efficacia dei vaccini – L’Organizzazione Mondiale della Sanità “sta lavorando per stimare il possibile impatto della nuova variante sulla protezione fornita dai vaccini e sulle altre misure di prevenzione”, dice l’Iss. I vaccini restano “indispensabili per ridurre il rischio di malattia grave e di morte, incluso quello contro la variante al momento dominante, la Delta”, per cui “è fondamentale aumentare le coperture vaccinali il più rapidamente possibile” attraverso la terza dose nelle persone per cui è “raccomandata” e “iniziando o completando il ciclo primario per chi non l’avesse ancora fatto”.

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