C’è voluta l’apertura della Germania alla Cannabis legale, perché anche nel governo italiano si tornasse almeno a nominare l’argomento. Se fino ad ora infatti, neanche le oltre 600mila firme raccolte per chiedere un referendum avevano spinto i partiti a considerare di valutare il tema, l’annuncio del nuovo contratto di governo tedesco ha creato anche nell’esecutivo italiano un primo asse M5s-Pd. Oggi infatti, in occasione della VI conferenza nazionale sulle dipendenze, a mostrare il suo favore è stata per prima la ministra 5 stelle Fabiana Dadone: “La scelta del nuovo governo tedesco”, ha detto “è una scelta che l’Italia dovrebbe valutare, ma bisogna riuscire a raggiungere la maggioranza al Parlamento. È questo il punto delicato”. Insomma, Dadone, che pur essendo da sempre stata tra le promotrici della legalizzazione non ha firmato per il referendum, ha ribadito la sua posizione, ma ha rilanciato la palla al Parlamento. “Il potere su quel fronte spetta alla competenza parlamentare, il governo deve fare un lavoro istruttorio”. Ma la vera novità di oggi è la risposta arrivata dal fronte dem, che sull’argomento è sempre stato silente e ancora più dei 5 stelle (da quando sono al governo). Per loro ha parlato il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Nel momento in cui una parte non proprio irrilevante e un alleato non proprio trascurabile dell’Italia, come la Germania, sembra cambiare profondamente linea su questo fronte, credo che sia inevitabile che una qualche riflessione la si faccia anche nel nostro Paese”, ha dichiarato. “Anche perché quella scelta determinerà dei riflessi che riguarderanno il nostro Paese, lo si voglia o meno nell’ambito di un mercato unico con le frontiere aperte”.

Peccato però che sul tema, che nella Conferenza sulle dipendenze non era neanche previsto ufficialmente, manchino i numeri e le volontà del Parlamento di andare avanti. Lo ha fatto capire chiaramente la ministra per le Autonomie di Forza Italia Maria Stella Gelmini: “Dico con chiarezza che faccio parte di un pensiero”, ha detto, “di una corrente culturale, che non solo è contraria a qualsiasi forma di legalizzazione di ogni tipo di sostanza stupefacente, ma sono anche convinta che non esista una libertà di drogarsi, ma che l’azione dello Stato possa e debba concentrarsi soltanto sulla liberazione dalla droga”. E ha ribadito che “all’interno del governo ci sono su questo tema sensibilità diverse“. Nel frattempo il leader del Carroccio Matteo Salvini già tuonava: “È molto preoccupante che un ministro della Repubblica, anziché ascoltare le tante comunità di recupero che eroicamente salvano migliaia di ragazzi e combattono le dipendenze tutti i giorni, parli con leggerezza di droga”, ha detto rivolgendosi ad Orlando. Neanche a dirlo, Giorgia Meloni si oppone su tutte la linea: “Fratelli d’Italia ribadisce la sua assoluta contrarietà alla legalizzazione e alla liberalizzazione della cannabis. Le parole dei ministri Orlando e Dadone nel corso della Conferenza nazionale sulle politiche antidroga lanciano un messaggio devastante, confermano la posizione ideologica della sinistra Pd-M5s. La droga non si combatte normalizzando il suo uso come vorrebbe la sinistra”.

Il blocco contro la Cannabis è però anche e soprattutto in Parlamento e questo nonostante nel frattempo ci sia stato un grosso movimento civico per chiedere il referendum. Anche se l’asse Pd-M5s di queste ore è la vera e prima grande novità. “Grazie al grande impegno della ministra Dadone finalmente si comincia a pensare in grande sul tema delle droghe, superando la inutile strategia proibizionista”, ha commentato Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia a Montecitorio e relatore M5s del provvedimento che legalizza la coltivazione domestica di una modica quantità di cannabis. “È inoltre molto positivo che dopo la annunciata scelta tedesca di legalizzare la cannabis anche il Partito democratico si voglia muovere in questo senso“.

Intanto dai lavori della Conferenza, iniziano ad arrivare i primi segnali di un dibattito che nel Paese è molto vivo e che invece langue nelle Aule parlamentari. “Dal primo tavolo”, ha detto il deputato di +Europa e membro del comitato promotore del referendum Riccardo Magi, “è arrivata indicazione chiara e unanime per una modifica del testo unico delle droghe del 1990”. Quindi ha citato le parole del procuratore Cafiero De Raho che ha indicato nella pdl in Parlamento si prevede: depenalizzazione forte dei fatti di lieve entità e legalizzazione della coltivazione domestica di cannabis per l’uso personale. “Su questo si sono detti d’accordo da don Ciotti al garante dei detenuti Mauro Palma a Patrizio Gonnella. Questa per noi è un’indicazione chiara al Parlamento, questa Conferenza serve per dare indicazioni e informazioni al Parlamento su come modificare le norme. Ci aspettiamo che già dalle prossime settimane la proposta, che è ferma in commissione giustizia, riprenda l’iter. In ogni caso abbiamo lo strumento del referendum che è pronto a essere utilizzato se dovesse rimanere ultimo strumento nelle mani degli italiani per cambiare una norma sbagliata”.

Proprio Don Ciotti, intervenendo dal palco, ha chiesto che sul tema si apra una discussione al più presto: “Credo che i dubbi siano più sani delle certezze, credo che il tema della legalizzazione della cannabis meriti un tavolo serio lontano dalle ideologie e dai moralismi per chiedersi cosa è meglio fare, non dimenticandosi che abbiamo già il gioco d’azzardo e le sigarette: il nostro Paese è pieno di ambiguità”, ha detto intervenendo dal palco. “Usciamo dall’ipocrisia e facciamo una lettura complessiva su tutte le forme di dipendenze, chiediamoci che cosa è meglio fare mettendo al centro la persona e non tanto le sostanze. Che il proibizionismo non abbia portato a soluzioni è davanti agli occhi di tutti. La carcerazione non è servita, sono solo aumentate le persone detenute. Si è seguita la strada penale, invece bisogna seguire di più quella sociale, bisognava applicare di più le pene alternative per i reati più lievi”.

Alla ministra Dadone, proprio in occasione della Conferenza nazionale sulle dipendenze, si è rivolto con una lettera anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Il fenomeno delle dipendenze ha spesso radici profonde, legate a disagi che possono riguardare ciascuna persona e che la società fatica a cogliere per tempo“, si legge. “Comprendere tale realtà rappresenta un punto di partenza fondamentale per intervenire con la determinazione e le capacità necessarie nei vari ambiti”. E ha continuato: “Sono certo che queste giornate, grazie all’efficace articolazione dei lavori e ai momenti di dibattito, potranno consentire, per la competenza di quanti vi partecipano, un importante scambio di informazioni e di esperienze e contribuire così ad individuare strategie utili per arginare e combattere, con le conoscenze e gli strumenti più idonei, tale preoccupante problema”.

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