Crisi energetica e riduzione delle scorte di carburante: come ogni anno ce ne ricordiamo in coincidenza del reale o paventato aumento dei prezzi al consumo. Strano che a pochi venga in mente che potrebbe non essere un caso. Strano che a pochi venga in mente che potrebbe trattarsi di mera speculazione. Tutto ha gioco facile, dopo che ci è stato ben inculcato quanto sia vitale l’accesso all’energia e, soprattutto, a un tipo specifico di energia, quella derivante dalle fonti fossili che, ricordiamolo, in Italia dobbiamo importare quasi per intero e rappresenta una delle principali voci di spesa delle famiglie.

A questo, cioè a un problema che nasce dalla convinzione che non si possa fare a meno di benzina, gas e carbone, si aggiunge la mancanza cronica di amministratori e decisori politici a livello nazionale che siano veramente convinti che si possa cambiare radicalmente il nostro modo di produrre e consumare energia. Quelle poche eccezioni, che fanno anche scuola a livello europeo, purtroppo faticano a emergere, sommerse dalle “strabilianti” proposte che arrivano dalle grandi aziende energivore, aiutate anche dal clima di ansia instillato nella popolazione riguardo a una possibile carenza di energia.

Se veramente fosse questo quello che ci preoccupa, allora dovremmo iniziare subito a mettere in pratica quello che da anni ci viene suggerito per rendere più efficienti le nostre case e i nostri luoghi di lavoro. Fatto questo, ci potremmo meglio rendere conto di quali sono i reali problemi. Più prende piede questa convinzione e più ci si rende conto che forse sarebbe salutare l’esplosione di una bella crisi energetica che costringa i paesi, soprattutto quelli importatori come l’Italia, a rivedere il proprio sistema di produzione e approvvigionamento energetico.

Probabilmente, purtroppo, solo con una vera crisi energetica ci potremo rendere conto del tesoro che custodiamo e che potrebbe fare dell’Italia un Paese energeticamente autosufficiente, con l’utilizzo di fonti fossili ridotto al minimo. La paura di un blackout che si possa propagare in tutta Europa blocca ogni possibile tentativo di inoltrarsi su strade diverse. Ed è su questo, purtroppo, che si fonda la politica energetica europea, anche se viene mascherata da fantomatiche rivoluzioni verdi. Inoltre, c’è il lato emotivo: ci terrorizza la notizia che potremmo rimanere senza carburante per le nostre automobili (che per la maggiore parte del tempo, soprattutto la seconda che si utilizza per i viaggi e il fine settimana, rimangono ferme parcheggiate da qualche parte) quando invece sarebbe un sollievo avere un’alternativa per liberarcene.

Per motivi familiari, vivo in Danimarca dove ho scoperto nella pratica che si può tranquillamente vivere senza essere proprietari di un’automobile. L’utilizzo di un’auto è un servizio: se necessario si utilizza, altrimenti no. Assurdo pensare che in Italia sia ancora uno status symbol il possedere un’auto personale, magari di grossa cilindrata ma elettrica, per far vedere che ci teniamo all’ambiente. Certamente ci sono dei casi in cui quell’acquisto è giustificato, ma sono veramente dei casi limitati.

Voglio pensare che la spinta tecnologica che queste nuove auto completamente elettriche e di grossa cilindrata stanno dando sia anche il prezzo da pagare per avere a breve vetture completamente elettriche a costi meno esorbitanti. Ma ricordando sempre che il mezzo di trasporto privato singolo e/o familiare deve necessariamente passare in secondo piano rispetto al mezzo pubblico condiviso. Quindi, prima pensiamo a portare il servizio di trasporti pubblici a un livello decente, e dopo preoccupiamoci del resto.

Gli episodi di blackout energetici accaduti tempo fa ci hanno fatto riflettere. Molti lo hanno capito e hanno trovato una ragione in più per fermarsi e riflettere: perché correre dietro al costo sempre crescente dell’energia che quotidianamente consumiamo in casa (o sul posto di lavoro) quando ormai ci sono le possibilità per un’alternativa? Tra i ministri europei c’è la spagnola Teresa Ribera alla transizione ecologica, che è anche vicepresidente del governo, che ha spiegato bene come sia molto difficile che si possa verificare un blackout energetico totale. Infatti, le riserve di energia e un sistema di distribuzione a rete moderno rendono il paese un’isola energetica in grado di garantire il 95% del fabbisogno energetico con la produzione interna.

Comunque, in definitiva, basterebbe lo stimolo del risparmio economico (bollette più leggere) per innescare un’inversione di tendenza. Ma in Italia ciò non avviene. E’ ovvio che non saranno mai le compagnie energetiche a proporre una rivoluzione in tal senso. Chi altro, se non noi stessi, potrà essere l’artefice di quella rivoluzione energetica di cui tanto si parla?

Ogni tanto anche in questo spazio vengono proposte soluzioni ed esempi che hanno funzionato; partiamo da lì. Informiamoci e confrontiamo le informazioni. La soluzione, o meglio, le soluzioni esistono: è necessario adesso anche il coraggio di coloro che hanno responsabilità politiche ed economiche ad agire con maggiore forza e lungimiranza, coraggio che può essere stimolato solo da un’azione dal basso.

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