“La domanda non è se ci sarà un blackout elettrico, ma quando”. Le parole della ministra della Difesa austriaca, Klaudia Tanner, riferite non solo al proprio Paese ma a tutta l’Europa, si sono diffuse velocemente anche in Spagna provocando una crescita esponenziale degli acquisti di bombole, torce, fornelli da campeggio, batterie e candele. Molti cittadini si sono riversati nei ferramenta spaventati dalla possibilità di ritrovarsi senza luce in un periodo in cui la bolletta ha raggiunto cifre record, arrivando a oltre 200 euro per megawattora nel mese di ottobre. Il governo e gli esperti sono stati costretti a intervenire pubblicamente per rassicurare il Paese su uno scenario che reputano quasi impossibile.

I ferramenta paragonano la situazione alla corsa per le mascherine nella prima fase della pandemia o a quella per le pale durante la tempesta di neve Filomena che ha colpito Madrid lo scorso gennaio. Leroy Merlin ha raccontato a El Paìs di aver visto la domanda di gruppi elettrogeni e di torce crescere rispettivamente del 211% e del 230% dal 25 ottobre. José Manuel Buces, direttore generale di Super Ego, che rifornisce piccoli negozi e grandi spazi, ha dovuto rifiutare nuovi clienti e porre limiti agli acquisti. In tutte le attività consultate dai giornali spagnoli le vendite sono esplose svuotando interi reparti, mentre crescono su Google le ricerche dei termini “apagón” (blackout) e “kit di sopravvivenza”.

Alcuni gruppi WhatsApp hanno condiviso teorie cospirazioniste che mettono in relazione la “plandemia” (un gioco di parole tra “plan”, cioè “piano”, e pandemia) con “el gran apagón” come obiettivo del Nuovo Ordine Mondiale. Pedro Fresco, direttore generale della Transizione Ecologica della Comunità Valenziana, è stato tra i primi sui social a intervenire su quella che alcuni hanno definito una “psicosi collettiva”: “Non lasciamoci trasportare dalle teorie cospirazioniste che si approfittano delle persone. Molti media stanno dando incomprensibilmente credito a tutto questo”, ha scritto ricordando che la Spagna ha una capacità di fornitura molto superiore alla domanda.

Lo stesso ha fatto anche la ministra della Transizione Ecologica, Teresa Ribera, che ha definito la Spagna una “isola energetica” abituata a produrre il 95% della propria energia internamente. La Red Eléctrica de España, che gestisce il settore, ha comunicato che dispongono di un sistema capace di generare fino a 107 gigawatt di potenza e non esiste “alcun indizio oggettivo” di un possibile blackout. Gran parte del gas arriva sul territorio non dai canali russi ma da quelli algerini. Fino a poco fa i gasdotti erano due, uno passava attraverso il Marocco ma è stato chiuso il 31 ottobre per i dissidi tra i due Paesi africani, l’altro entra in Spagna da Almeria, in Andalusia.

La produzione interna rende il Paese meno fragile a problemi generalizzati in tutta Europa e rappresenta “una protezione, una barriera importante”, come ha sottolineato la ministra Ribera. Ma la bassa interconnessione con le reti elettriche continentali impedirebbe di ricevere aiuti in caso di problemi interni. L’Unione europea sostiene che la Spagna debba aumentare il tasso di interconnessione dall’attuale 2-3% al 15% entro il 2030. Nel 2016, però, Spagna, Portogallo e Francia hanno svolto una simulazione di blackout generalizzato per capire come possono lavorare congiuntamente per trasferire tra di loro la fornitura elettrica. Ma ci sono anche misure più immediate, tra cui un ritorno temporaneo al carbone.

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