Per ottenere un pasto vegano o vegetariano a scuola, ma anche negli ospedali e nelle strutture assistenziali, continuerà ad essere sufficiente la richiesta di un genitore e non sarà necessario alcun tipo di certificato medico o attestazione medica. Ogni diversa interpretazione che già in passato ha portato alcune amministrazioni a chiedere un certificato medico (ad esempio l’ex giunta di Virginia Raggi, a Roma, per le scuole), viene cancellata dal decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale ‘Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica’. Firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, con i ministri della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani e delle Politiche Agricole Alimentari, Stefano Patuanelli, stabilisce nella premessa che “la prescrizione medica non si riferisce alle diete per fini etici, culturali, religiosi”. “È stato respinto ogni tentativo di scoraggiare le scelte etiche alimentari rendendo obbligatoria la certificazione medica per chi chiede menù vegano o vegetariano” è il commento della Lav (Lega anti-vivisezione) che, da sempre, difende quella scelta, anche alla luce della ‘traduzione economica’ dei danni causati da produzione e consumo di carne (che ricadono su ogni cittadino) elaborata in uno studio indipendente condotto dalla onlus Demetra, e presentato in esclusiva su ilfattoquotidiano.it.

Continuità con le precedenti linee guida – In realtà le linee guida precedenti già prevedevano che non fosse chiesto alcun certificato medico a chi chiede un menù vegano o vegetariano ma, a destare preoccupazione, era stato una bozza circolata a gennaio dello scorso anno che, invece, andava in tutt’altra direzione. Di fatto, anche diverse amministrazioni comunali avevano deciso la necessità di una attestazione medica. “Qualcuno ha tentato, per fortuna senza successo, di scoraggiare le scelte alimentari vegane e vegetariane fissando l’obbligo di certificazione medica per poter avere un pasto in una mensa scolastica – denuncia la Lav – tentando di smentire quanto avvenuto fino a ieri con le precedenti Linee Guida ministeriali per la ristorazione scolastica”. Linee guida che fin dal 2010 (e con una nota chiarificatrice emanata nel 2016) stabilivano che “non essendo una malattia, la scelta etica e culturale vegana o vegetariana di una persona, di una famiglia, così come le scelte alimentari religiose, non sono sindacabili né attestabili o certificabili da un medico”. La Lav aveva sottolineato l’incongruenza del testo diffuso in bozza.

La risposta all’interrogazione – A luglio 2020, in risposta a un’interrogazione della deputata M5S Celeste D’Arrando, proprio in relazione alle precedenti linee guida, il ministro della Salute aveva chiarito che “la prescrizione medica è necessaria solo per le diete che, per cause patologiche, richiedono, necessariamente, l’esclusione di determinati alimenti”, mentre le Linee di indirizzo (quelle precedenti, ndr) già indicavano che “in particolare il servizio di ristorazione scolastica deve prevedere la possibilità di pasti specifici per determinate condizioni cliniche (allergie/intolleranze) o esigenze etiche/culturali/religiose”, distinguendo nettamente “i regimi alimentari connessi ad aspetti di natura etica, culturale e religiosa, rispetto alle diete ad esclusione, legate esclusivamente a condizioni patologiche, come le allergie e le intolleranze alimentari”. Per queste ragioni, si concludeva, “il percorso diagnostico ‘ad hoc’ non può essere in alcun modo confuso con un regime alimentare vegetariano o vegano.

La Lav: “Il sindaco di Roma aggiorni il documento per i pasti vegani e vegetariani” – La pubblicazione del nuovo decreto spazza via ogni dubbio e la Lav chiede, così, al sindaco Roberto Gualtieri e alla neo assessora Claudia Pratelli di aggiornare il documento comunale per l’ottenimento di pasti vegani e vegetariani nelle mense scolastiche di Roma Capitale. “La correzione al testo è prova di una giusta e necessaria considerazione per la parte di cittadini italiani che, come attesta il Rapporto Italia 2021 diffuso recentemente da Eurispes, sceglie di non alimentarsi con cibi di origine animale, per ragioni etiche, salutistiche, ambientali o culturali – aggiunge la Lega Antivivisezione – i vegani, oggi, il 2,4% del campione studiato, sono in costante crescita negli anni, visto che lo scorso anno si attestavano al 2,2%”.

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