Mentre è stata diffusa la bozza del documento finale, in attesa che passi l’esame dei governi, continuano gli appuntamenti della Cop26 che oggi è focalizzata sui trasporti. Ma ad aprire la giornata è stato un nuovo appello lanciato da Greta Thunberg e altri giovani attivisti per il clima che hanno inviato una petizione legale al Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, al quale si chiede di dichiarare formalmente il problema del surriscaldamento globale come “emergenza climatica sistemica“. A dare notizia dell’ultima iniziativa dei manifestanti che dall’inizio del summit di Glasgow continuano a protestare e lanciare messaggi ai grandi del pianeta è stato il Guardian che ha potuto visionare il documento stilato dal gruppo che nella città scozzese ha visto la partecipazione di decine di migliaia di attivisti che si sono ritrovati per attaccare le politiche mondiali sul clima, i “bla bla bla” dei leader e per criticare i lavori della Conferenza, considerati fallimentari.

Tra i 14 promotori originari della petizione, oltre a Greta Thunberg, figurano militanti della battaglia contro il cambiamento climatico di tutti i continenti, come Ranton Anjain e Litokne Kabua, delle Isole Marshall (che rischiano di finire sommerse), Ridhima Pandey (India), Alexandria Villaseñor (Usa), e Ayakha Melithafa (Sudafrica). Gli attivisti chiedono al segretario generale e ad altre agenzie Onu di “mettere in moto una risposta generalizzata delle Nazioni Unite all’emergenza”. E di farlo in termini di “azione globale sul clima” a tutti i livelli, chiedendo un’azione coordinata simile a quella in risposta alla pandemia di Covid: “L’emergenza climatica, che minaccia ogni persona sul pianeta in un futuro prevedibile, è grave almeno quanto la pandemia globale. Per questo richiede un’urgente azione internazionale analoga”, spiegano.

Oggi a Glasgow, intanto, si discute di trasporti: il focus è tutto per quelli privati e il percorso da seguire per arrivare alle emissioni zero nel più breve tempo possibile. Ma si discuterà anche di come decarbonizzare i settori dove è più difficile tagliare le emissioni, come ad esempio quello marittimo e quello aereo. A questo proposito, verrà firmata la Clydebank Declaration per creare rotte decarbonizzate fra i porti, mentre i rappresentanti delle case automobilistiche discutono dell’impegno a produrre solo auto a zero emissioni entro il 2040. A questo proposito l’ong Transport and Environment denuncia che l’Italia “non aderisce all’impegno assunto da altri Stati per un addio alle auto a carburanti fossili entro il 2035″, parlando di “un’occasione persa“. Il nostro Paese, ricorda il policy officer dell’ong Carlo Tritto, “detiene il record europeo per densità di automobili (655 ogni 1000 abitanti) e non stupisce che il settore dei trasporti sia il principale driver delle emissioni di gas serra italiane, circa un quarto del totale. Come mostrano i recenti dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), solamente le auto sono responsabili del 16% delle emissioni climalteranti della nostra economia”.

Sarà lanciata anche la International Aviation Climate Ambition Coalition da un gruppo di Stati che vogliono intraprendere un percorso di decarbonizzazione del settore aereo. Infine si affronterà la questione del taglio delle emissioni nel trasporto pesante su gomma. Il premier britannico, Boris Johnson, in mattinata è tornato a lanciare l’appello per cercare di “agguantare” l’obiettivo sul surriscaldamento terrestre non oltre il tetto di 1,5 gradi più dell’era pre-industriale. I negoziatori, ha detto, “sono agli ultimi metri, i più duri”, per cercare di “trasformare le promesse in azione sul cambiamento climatico. Ma vi è ancora molto da fare”, ha ammesso.

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