Resti umani risalenti ad almeno 40 anni fa. Questa la scoperta effettuata il 1o novembre dal Soccorso alpino della Guardia di finanza di Nicolosi, in provincia di Catania, all’interno di una grotta lavica sulle pendici dell’Etna. A ritrovare il corpo le unità cinefile utilizzate durante una delle frequenti esercitazioni che vede impegnate sul territorio vulcanico le Fiamme gialle. Stando i primi rilievi, si tratta di un uomo di mezza età rimasto intrappolato nella caverna dopo esserci entrato volontariamente. Le indagini sono però ancora in corso.

Come spiegato dai finanzieri, a dare l’allarme è stato un pastore tedesco che ha abbaiato verso una grotta presente nella zona delle operazioni attirando insistentemente l’attenzione del suo conduttore. I militari si sono allora introdotti fino al fondo dell’anfratto e lì hanno trovato il cadavere, le cui pessime condizioni hanno fatto subito pensare a un decesso risalente a molto tempo prima. Informata l’autorità giudiziaria di Catania, gli inquirenti hanno quindi trasportato i resti all’obitorio dove hanno trovato conferma alla loro ipotesi: la vittima è morta in fondo a quella grotta tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90, probabilmente in autunno o in inverno. Le prime indagini scientifiche e l’esame del luogo del ritrovamento fanno ritenere che si tratti di un uomo di almeno 50 anni di età, alto circa 170 cm, con delle malformazioni congenite al naso ed alla bocca.

Le Fiamme gialle sono tuttora al lavoro per cercare di dare un nome e un volto all’uomo: da quanto ricostruito finora, si è introdotto nell’anfratto di sua spontanea volontà e lì è morto per cause non violente. Indossava dei lunghi pantaloni scuri, una camicia chiara a righe, un leggero maglione di lana, una cravatta nera, una mantellina di nylon verde scuro, un cappello di lana con pon-pon e degli scarponcini. Vicino al suo corpo, trovate anche delle monete metalliche del vecchio conio e un pettine con custodia mentre al polso era fissato un orologio con cinturino in tela.

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