Il testo definitivo del primo disegno di legge di Bilancio del governo Draghi non è ancora a Palazzo Madama. A cinque giorni dal consiglio dei ministri che l’ha approvata la manovra è ancora un cantiere aperto. Il testo, stando alle norme europee, dovrebbe arrivare alle Camere il 20 ottobre: il ritardo accumulato finora è quindi di 13 giorni, significativo anche se ancora lontano dal record raggiunto nel 2020 quandoil Parlamento attese fino al 19 novembre. Il Tesoro sta di fatto scrivendo o riscrivendo una serie di articoli, tra cui quelli sui capitoli politicamente sensibili di reddito di cittadinanza e pensioni. Sul primo fronte il nodo è come declinare il decalage e l’interruzione dell’erogazione del sussidio: le bozze entrate in cdm prevedevano lo stop dopo la seconda offerta rifiutata e un taglio di 5 euro al mese dal sesto mese di percezione per tutti i beneficiari occupabili, ma il M5s ha chiesto che quest’ultima penalizzazione scatti solo se si è ricevuta almeno una proposta di lavoro. Per quanto riguarda le pensioni, è confermata la decisione di prevedere quota 102 solo per il prossimo anno ma è invece in arrivo un ammorbidimento sulla proroga di Opzione donna.

Stando alle bozze della settimana scorsa, la misura sarebbe stata prorogata ma innalzando di due anni, da 58 a 60 (61 per le autonome), l’età minima per accedere all’anticipo pensionistico riservato alle donne con almeno 35 anni di contributi. In più si sarebbe dovuta attendere una finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome. Quindi, di fatto, la pensione sarebbe arrivata solo a 61 anni per le prime e a 62 e mezzo per le seconde. Una scelta che ha scatenato proteste da parte delle dirette interessate e richieste di retrofront da parte dei sindacati e di Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega. Ministero del Lavoro e dell’Economia sono al lavoro per rivedere in senso più favorevole i criteri anagrafici di accesso.

Sullo sfondo c’è il dibattito sulla pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue, chiesta da Cgil e Cisl ma sponsorizzata anche dal Pd. “Un sistema pensionistico degno di questo nome deve prevedere, anche se contributivo, degli elementi di solidarietà“, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, durante un convegno a Piacenza. “Chi ha iniziato a lavorare negli ultimi 20 anni ed è precario ha avuto periodi di lavoro e periodi di non lavoro o forme di lavoro che non hanno contributi. Queste persone, se anche lavorano 40 o 45 anni questo periodo qui non lo recupereranno mai”. Quindi “se si vuol ragionare sul sistema contributivo va tenuto conto che se i giovani sono precari lungo la vita lavorativa saranno senza pensione quando tra 40-45 anni ci andranno. Questo elemento va cambiato adesso perché un sistema contributivo se non è fondato su un lavoro stabile e su salari dignitosi vuol dire determinare dei poveri quando andranno in pensione oltre a essere precari quando continuano a lavorare. Questo è un tema che va affrontato adesso, non tra un po’, non rinviato a cose successive”.

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