Con la scomparsa dell’ex ministra socialista greca Fofi Gennimata si chiude anche la parentesi legata alla possibile fase due del Pasok in Grecia, dopo che la stragrande maggioranza dei voti di centrosinistra è finita al partito di Alexis Tsipras, lasciando però afona una certa sinistra più legata ai territori e alle battaglie del lavoro e del verde. Con il proporzionale adesso tutto può tornare in discussione. La 57enne leader dei socialisti greci, Gennimata, figlia di George membro fondatore e ministro del Pasok, a causa di una recidiva di cancro che giorni fa le aveva fatto abbandonare la corsa alle primarie, è morta all’ospedale Evangelismos di Atene, dove era ricoverata da due settimane. Parlamentare dal 2000, aveva occupato cariche di governo. Era andata in pensione a soli 51 anni dal suo lavoro in banca, ma in seguito aveva rinunciato all’assegno pensionistico.

Nel 2015 è stata eletta presidente del Pasok, quindi in seguito ha creato Kinal, un’alleanza larga per inglobare movimenti e piccoli partiti di centrosinistra, tra cui Alleanza Democratica, DIMAR e i Movimenti Cittadini per la Socialdemocrazia, ma che non ha avuto fortune elettorali vista la performance di Syriza che negli ultimi sei anni è stata al governo e da due anni è all’opposizione ma comunque mantenendo salda la seconda posizione come formazione più votata nel Paese. Il tentativo di Kinal con Gennimata era stato fatto anche per estromettere dai giochi l’ex ministro delle finanze Evangelos Venizelos, testa pensante del Pasok e avversario di quella fetta dei socialisti greci più inclini al modello liberale americano che a quello sociale, che poi è stato lo zoccolo duro dell’elettorato che ha scelto Alexis Tsipras.

Ancora oggi, la presenza dell’ex premier Georgios Papandreou alle primarie del Pasok ha quel sapore e punta a corroborare l’attuale 7% dei consensi che in una chiave proporzionale significa potenziale alleanza con i vincitori. Se la dovrà vedere con l’ex ministro della salute Andreas Loverdos e poi Androulaki, Geroulano, Kastanidi, Cristidis. Se Papandreou dovesse farcela, come appare probabile, più che la sinistra insidierebbe il centro dello scacchiere politico greco: sembra infatti che siano già stati attivati da parte dell’entourage di Papandreou dei contatti con gli “ambasciatori” della vicina Turchia, con cui la tensione è alle stelle per le note problematiche legate al gas e alla personale guerra contro i trattati internazionali avviata da Erdogan.

Papandreou junior, cresciuto negli Usa dove si è formato, non vorrebbe solo costruire da adesso l’alternativa di sistema al polo conservatore che è al governo con Kyriakos Mitsotakis, ancora saldamente in testa nei sondaggi e potenzialmente ancora vincente alle urne (si parla con insistenza di elezioni anticipate per la prossima primavera). Ma anche un possibile alleato in un’ottica di esecutivi di coalizione. Ciò che resterebbe scoperto, dunque, sarebbe il versante sinistro presidiato da un lato dal partito comunista del Kke fermo al 4% e dall’altro da Syriza, anche se con un Tsipras che sconta una palese difficoltà di immagine, oltre che di consensi, con il partito di Varoufakis che potrebbe vedere crescere i propri consensi. Per una fatale circostanza, anche tra i conservatori di Nea Dimokratia c’è in questi giorni una notizia legata allo stato di salute di un esponente di spicco del partito: l’ex ministra Dora Bakoyannis, figlia di Konstantinos Mitsotakis, primo ministro della Grecia dal 1990 al 1993 e sorella dell’attuale premier, ha annuncia di essere malata. Suo marito Pavlos venne freddato in un agguato dalle brigate terroristiche “17 novembre”.

Twitter: @FDepalo

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