“Beccandomi questo virus sono stata così male che ho avuto bisogno di questo servizio, per questo sono qui, mi sta aiutando molto. Il Covid l’ho avuto un anno fa, esattamente un anno fa, e tutt’ora ho ancora dei problemi, dopo un anno sono in cura con fisioterapia, sedute dallo psicologo, esami di controllo e continuo ad avere problemi”. A parlare è Maria Carmela Albamonte dipendente del Mauriziano di Torino. Anche lei, come altri colleghi, dopo il Covid ha continuato ad avere difficoltà neuropsicologiche. Per questo il Servizio di Psicologia del presidio ha deciso di aprire uno sportello per i propri dipendenti affetti presumibilmente da “nebbia cognitiva” da Covid. Affaticamento, stanchezza fisica e mentale, mancanza di energia, debolezza muscolare, rallentamento, sonnolenza, difficoltà di concentrazione insieme a depressione, ansia e labilità emotiva sono alcuni delle conseguenze dovute alla malattia che alcuni pazienti hanno detto di avere.

“Non sono più come una volta, non ho quell’energia, non mi sento più come prima, ho dei vuoti, non riesco a reagire come una volta”, continua Albamonte. Secondo quanto riportato dal Mauriziano, il quadro clinico della nebbia cognitiva colpisce più del 30% delle persone che hanno contratto il Covid e tale sintomatologia sembra persistere per molti mesi dopo la malattia ed avere un impatto negativo sulla vita relazionale, sociale e lavorativa. La situazione peggiora per gli operatori sanitari per i quali a questi effetti si sommano elevati livelli di stress e di ansia, collegati all’attività lavorativa in tempi di pandemia.

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