È rottura tra la Russia e la Nato. Il governo di Vladimir Putin ha infatti annunciato che interromperà i rapporti diplomatici con l’organizzazione internazionale a partire dall’1 novembre. La notizia arriva direttamente dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov, che il 18 ottobre ha definito la misura come un atto di rappresaglia contro la decisione dell’Alleanza Atlantica di espellere dal proprio quartier generale otto funzionari di Mosca, accusati di essere agenti segreti non dichiarati.

“Non ci sono più le condizioni di base per lavorare insieme: la Russia sospenderà la sua missione presso l’Alleanza Atlantica”, ha detto all’agenzia Tass Lavrov. Che ha aggiunto: “Sarà sospeso a tempo indeterminato anche l’ufficio informazioni della Nato a Mosca”. Quella della Russia, per stessa ammissione del ministro, è una manovra di ritorsione conseguente alle recenti mosse dell’organizzazione per la collaborazione nella difesa: la scorsa settimana, infatti, la Nato ha confermato l’espulsione di otto funzionari russi con l’accusa di essere uomini dell’intelligence sotto copertura. E nella stessa occasione ha anche ridotto a 10 il numero di posizioni che il Paese può accreditare.

“La nostra politica nei confronti della Russia rimane coerente. Abbiamo rafforzato la nostra difesa in risposta alle azioni aggressive di Mosca, ma allo stesso tempo rimaniamo aperti a un dialogo significativo”, aveva detto il funzionario Nato chiamato a comunicare l’allontanamento degli otto presunti agenti segreti. Parole a cui il vice di Lavrov, Alexander Grushko, aveva risposto accusando l’Alleanza di usare la presunta minaccia come uno spauracchio per i propri scopi. Le due parti sono in realtà ai ferri corti da tempo e questo episodio può essere considerato come l’ultima tappa dell’escalation nei loro rapporti: il Cremlino accusa la Nato di espandere provocatoriamente la sua infrastruttura militare sempre più vicino ai propri confini mentre l’organizzazione internazionale, dal canto suo, si giustifica con la necessità di rafforzare la sicurezza negli Stati membri vicini alla federazione in conseguenza alla politica russa verso l’Ucraina.

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