Osservati, monitorati, riconosciuti, schedati. In un futuro prossimo questa sarà la realtà per i cittadini di alcune città italiane, non appena il Garante per la Privacy darà l’ok. Nel frattempo, a Udine, i soldi per l’installazione delle videocamere a riconoscimento facciale sono già stati stanziati, nonostante il parere contrario. Il primo annuncio risale al giugno 2020. Allora, l’assessore leghista alla sicurezza del Comune di Udine, Alessandro Ciani, si vantò dell’operato della sua giunta che aveva appena stanziato 673mila euro per 67 nuove telecamere che avrebbero formato il nuovo sistema di videosorveglianza cittadino. “Renderemo più funzionale il sistema di conservazione delle immagini raccolte, che confluiranno in un unico archivio, compatibile sia con le nuove telecamere, sia con quella già esistenti, in modo da facilitare la consultazione da parte della Polizia Locale e delle forze dell’ordine. Andremo inoltre a implementare gli strumenti di video–analisi, come il riconoscimento di mezzi e individui (e un domani il riconoscimento facciale) sulla base di filtri come l’età, il sesso, gli abiti, l’orario, attraverso l’utilizzo di software di analisi forense, vera novità di questo intervento”.

L’ampliamento del sistema doveva procedere per step: prima l’installazione, poi il completamento della piattaforma esistente, implementata con il software di analisi forense e, infine, l’installazione dello strumento del riconoscimento facciale. “Questo è quindi solo l’inizio di un percorso che renderà la città di Udine più sicura e a misura di famiglia”, dichiarava soddisfatto al tempo il vicesindaco di Udine Loris Michelini.

A febbraio 2021, dalla giunta friulana è stata diramata una nota che, a seguito di alcune prime flebili polemiche, specificava che l’installazione di queste nuove telecamere sarebbe avvenuta “nel pieno rispetto delle raccomandazioni espresse dal Garante della Privacy con nota del 30.09.2020”. Il riferimento è all’utilizzo di telecamere ad alta risoluzione secondo “il principio di minimizzazione dei dati stabilito dall’art. 5 par. 1 lett. C del Regolamento UE 2166/679 (GDPR)”, che stabilisce che “i dati personali devono essere adeguati, pertinenti e limitati a quanto necessario nel rispetto alle finalità per le quali sono trattati”. Ma nella nota, datata febbraio 2021, si legge anche che “l’utilizzo di moduli di elaborazione software che forniscano funzionalità di riconoscimento facciale non sarà consentito in quanto a tutt’oggi non sussiste una adeguata base giuridica che ne giustifichi la necessità”. Un punto e a capo che avrebbe dovuto mettere fine alla questione.

Eppure, dopo alcuni mesi in cui il dibattito politico udinese si è incentrato su altro, l’argomento della videosorveglianza con riconoscimento facciale è tornato improvvisamente alla ribalta. E il Comune ha tenuto a precisare che no, il software per il riconoscimento facciale non è stato ancora comprato, nonostante nel frattempo la spesa annunciata per le nuove telecamere sia salita a 701.757,45 euro, sostenuta da fondi comunali e regionali. E allora cosa è che ha risvegliato tardivamente le critiche dell’opposizione alla giunta a trazione leghista? Anche la prima interrogazione parlamentare indirizzata al presidente del Consiglio e al ministro dell’Interno del deputato dem Filippo Sensi, sul tema del riconoscimento facciale, risale al 2020. A questa ne è seguita una seconda a inizio settembre, che mette al centro il presunto uso del software da parte delle forze dell’ordine.

In data 24 settembre è arrivata la risposta del Ministero dell’Interno. “Per quanto riguarda il progetto del Comune di Udine, esso risulta in fase di aggiudicazione di appalto e, da interlocuzioni con il Comune, è emerso che la funzione di riconoscimento facciale era stata solo ipotizzata in sede di valutazione del progetto tanto che, nella relazione tecnica del progetto, è specificato che la medesima funzione, pur essendo disponibile come funzionalità di software, non sarà avviata, se non a seguito di specifica autorizzazione da parte del Garante della Privacy”.

A Udine, quindi, sono stati spesi dei soldi per installare delle tecnologie che al momento (e la sinistra locale si auspica mai) non possono essere usate: ecco l’assist per l’opposizione cittadina, concentrata a colpire dove e come può ogni passo falso della giunta guidata dal leghista Fontanini. “Fontanini spende 675.000 € per telecamere che non può usare e finalmente inizia (solo ora) la pianificazione delle piazzole ecologiche a favore dei condomini”, ha scritto su Facebook l’ex candidato sindaco del centrosinistra, il dem Vincenzo Martines. Del riconoscimento facciale pare non importare più di tanto, quindi: l’importante è usare ogni arma per criticare il lavoro della giunta. Il vero tema caldo del momento, a quanto pare, sono le immondizie cittadine che non si sa più dove buttare.

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