Chioggia, per popolazione la settima città del Veneto, va al voto dopo l’esperienza decisamente inconsueta in questa regione di un’amministrazione targata Cinquestelle. Per un lustro è rimasto in sella, nonostante qualche turbolenza interna, l’architetto Alessandro Ferro che ha deciso di non ricandidarsi, lasciando spazio a un confronto a tre, in cui i “grillini” non sembrano favoriti. È inevitabile partire da questo capitolo politico per capire cosa accadrà nelle urne. “Intanto sia chiaro che non mi ripresento per questioni che non sono politiche. Essendo un professionista, da sindaco mi è vietato svolgere la mia attività, per ragioni di incompatibilità in parte fondate, in parte discutibili. Altri cinque anni di studio inattivo mi avrebbero posto molti problemi, considerando che il sindaco di Chioggia guadagna 2.400 euro netti al mese, meno dei funzionari”. Cosa lascia un’amministrazione a Cinquestelle? “Con una parola, potrei dire che lascia la ‘concretezza‘. Ho completato il mandato, e non sempre è stato facile. Abbiamo migliorato gli indicatori di spesa e saldato tanti debiti, ma soprattutto abbiamo fatto gli interessi dei cittadini”. Tre realizzazioni da ricordare? “Abbiamo bloccato il grande deposito Gpl, approvata una legge sulle case del demanio, problema insoluto da sempre, e abbiamo valorizzato Forte San Felice, che è un sito del Fai”. Un’iniziativa da “grillini”? “Il bilancio partecipativo, una cifra solo apparentemente modesta di 84 mila euro, che ha finanziato 4 progetti elaborati dai cittadini”.

Cosa rimarrà nelle urne di questa esperienza? Il centrodestra si è ricompattato attorno a Mauro Armelao, segretario del sindacato regionale Fsp della Polizia di Stato. Lo ha indicato la Lega e lui punta tutto sulla sicurezza. Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono accodate, dopo non poche lacerazioni. Se si guardasse ai voti delle regionali di un anno fa, la coalizione vincerebbe al primo turno. L’operazione non è riuscita dall’altra parte, anche se in un eventuale secondo turno scatteranno probabili accordi. Si è parlato a lungo di un accordo tra Pd e M5S, non se n’è fatto nulla. L’assessore uscente Daniele Stecco è il candidato dei Cinquestelle che vuole raccogliere l’eredità di Ferro, anche se sembrano lontani i tempi del 22 per cento che fece vincere il sindaco uscente, ma conta sul 12% raccolto alle regionali da Erika Baldin in città. Il centrosinistra si affida a Lucio Tiozzo (Pd e civica), già sindaco dal 1988 al 1991, poi per 15 anni in consiglio regionale, quindi con una notevole esperienza politica alle spalle. Con 6 candidati-sindaco, undici liste e 243 aspiranti consiglieri, la partita sarà comunque ingarbugliate. C’è anche una lista (Obiettivo Chioggia) dei Cinquestelle scissionisti con Alessandra Penzo, che dal 2019 a inizio 2021 è stata assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici nella giunta Ferro. Poi i dissapori e la scissione. Il Comune era sull’orlo del commissariamento, durante la seconda ondata della pandemia, ma il sindaco tenne duro ed è arrivata la fine della legislatura. Chioggia ha registrato il passaggio di alcuni ministri, a sostegno dei candidati. Per Daniele Stecco è venuto l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, per il centrosinistra il ministro della cultura Dario Franceschini.

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