Una sconfitta che per l’Italia ha il sapore della beffa. A maggior ragione se a impartirla è un avversario considerato fuori dai giochi. È quando accaduto mercoledì 22 settembre in Europa, dove il commissario Consob Carmine Di Noia, dato a lungo per favorito, è stato battuto all’ultimo respiro dalla candidata tedesca Verena Ross nella corsa alla presidenza dell’Esma, l’autorità europea preposta alla vigilanza dei mercati finanziari. La notizia ha spiazzato anche il governo del premier Mario Draghi, che dopo aver spinto per Di Noia ha visto sfumare all’ultimo la possibilità di aggiungere una pedina importante nello scacchiere Ue.

Nel corso del ballottaggio a scrutinio segreto, gli ambasciatori dei 27 Stati membri hanno preferito la direttrice generale uscente dell’agenzia come successore dell’olandese Steven Maijoor. Ross, alla quale si prospetta ora un mandato di cinque anni eventualmente riconfermabile, è quindi stata eletta dal Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio dell’Unione europea: una procedura inedita, visto che di norma il candidato in testa viene indicato direttamente dal Consiglio. A chiedere e ottenere che si procedesse con questo iter è stata direttamente Berlino, favorita dalla volontà dei funzionari di porre fine a uno stallo che si trascinava ormai da marzo, quando l’incarico di Maijoor era scaduto formalmente. Spetterà ora al Parlamento europeo approvare la nomina.

Ross e Di Noia vantano entrambi una lunga esperienza in ambito di regolamentazione finanziaria ma proprio il trascorso decennale della tedesca nell’Authority aveva spinto nei mesi scorsi il ministro dell’Economia Daniele Franco a sottolineare pubblicamente l’importanza di un ricambio nelle istituzioni internazionali. Solo lo scorso luglio, in occasione dell’Ecofin, il consiglio dei ministri europei delle finanze, il titolare del Tesoro aveva spiegato a proposito della nomina che non si trattava di “una questione di nazionalità, ma di avere una persona molto competente”. Posizione respinta dal governo tedesco, che invece ha scelto di giocarsi la partita invocando la questione della parità di genere sull’onda delle precedenti nomine della francese Natasha Cazenave a direttore esecutivo dell’Esma e dell’olandese Petra Hielkema a presidente della Vigilanza assicurativa Eiopa. Complice anche il pressing negli ultimi giorni dell’omonimo tedesco di Franco, Olaf Scholz, tra le due argomentazioni ha alla fine prevalso quella di Berlino. Il tutto con grande sorpresa per Roma, dove la scelta del candidato italiano era considerata cosa fatta dopo i passaggi successivi alla pubblicazione della short list nel novembre del 2020.

A dicembre si era tenuta una consultazione a livello di Consiglio Ue nella quale 18 Stati su 27 non avevano espresso obiezioni su Di Noia, facendolo risultare come favorito assoluto. Quattro mesi dopo, una seconda consultazione si era conclusa con 17 voti a favore dell’italiano e poco più tardi una terza riunione dedicata solo alla Ross aveva portato ad esprimere cinque pareri sfavorevoli. Una sfilza di successi che evidentemente non è bastata.

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