Dopo diciannove mesi di custodia cautelare Patrick Zaki è stato rinviato a giudizio. Il processo per il giovane egiziano comincerà domani, 14 settembre. A darne notizia è stato Riccardo Noury. “Gli è contestato uno scritto del 2019 in difesa della minoranza copta”, scrive il portavoce di Amnesty international con un post su twitter.

Lo studente dell’Università di Bologna si trova in carcere a Tora. Era stato arrestato il 7 febbraio 2020, ossia più di 19 mesi fa: la custodia cautelare in Egitto, infatti, può durare due anni con possibilità di prolungamenti se, durante le indagini, emergono nuovi elementi d’accusa. Le udienze si svolgeranno a Mansoura, nel nord del paese, quindi Zaki dovrebbe essere trasferito dal Cairo a Mansoura. Il giovane rischia una condanna fino a cinque anni di carcere. “Purtroppo – spiega Noury – era previsto che con l’approssimarsi della fine della detenzione preventiva dei 24 mesi, da quell’enorme castello di prove segrete mai messe a disposizione della difesa sarebbe presa una delle tante per mandarlo a processo. È uno scritto del 2019 in cui Patrick avrebbe preso le difese della minoranza copta perseguitata in Egitto”.

All’inizio il totale delle accuse a suo carico era basato su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake ma che hanno configurato fra l’altro la “diffusione di notizie false”, “l’incitamento alla protesta” e “l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. La mobilitazione della politica e della società civile in suo favore in Italia è culminata istituzionalmente in una richiesta della Camera dei deputati al Governo di fornirgli la cittadinanza italiana.

Poi il portavoce di Amnesty si è rivolto all’esecutivo: “Già nelle settimane scorse avevamo avvisato il Governo italiano che poteva esserci uno sviluppo accelerato. Ora ogni minuto che passa in cui da parte dell’Italia non si fa nulla è un minuto che viene perso drammaticamente e colpevolmente”. Si rivolge al governo anche Filippo Sensi. “Le preoccupazioni e i timori erano, purtroppo, fondati. La tortura di Patrick continua, oggi una escalation che ci trova ancora più determinati a lottare al fianco di questo ragazzo, cittadino italiano, prigioniero e sequestrato in un incubo”, scrive su Twitter il deputato Pd. “Non mancherà un solo istante, un solo istante, la nostra determinazione per la liberazione di Patrick Zaki dalla sua assurda prigione. Sii forte, ragazzo, come sei stato finora, se possibile. Comincia il processo – aggiunge in un post successivo – Continueremo a chiedere al governo di fare ogni sforzo, ogni, per far tornare Patrick a Bologna, ai suoi studi. Finora troppo silenzio, troppa attesa, troppo poco. Troppo poco. Le istituzioni europee e internazionali alzino ulteriormente il livello di attenzione”.

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