“Una donna non può essere un ministro” perché “il suo compito è quello di partorire”. Lo ha detto Sayed Zekrullah Hashim, un portavoce dei Talebani intervistato dall’emittente Tolo News. Quelle che stanno protestando, ha precisato, non sono rappresentative delle donne in Afghanistan. Perché “le donne afghane sono quelle che partoriscono per il popolo afghano. E vanno educate in base all’etica islamica“. Guidare un ministero sarebbe, perciò, come “dare alla donna un peso che non è in grado di reggere”. Ma non basta, Hashimi prosegue interpellato dal giornalista Natiq Malikzada: “Negli ultimi 20 anni, qualunque cosa abbia detto questo media (cioè ToloNews, ndr) cosa hanno fatto gli Stati Uniti e il suo governo fantoccio in Afghanistan se non permettere la prostituzione negli uffici?“. Intanto arriva la notizia che i Talebani hanno chiuso i conto correnti bancari appartenenti a ex funzionari del governo di Kabul. Lo ha riferito sempre l’emittente Tolo news, precisando che la maggior parte dei funzionari colpiti dal provvedimento hanno lasciato l’Afghanistan dopo la caduta della capitale lo scorso 15 agosto. Confermando la notizia, Anaamullah Samangani, membro della commissione culturale dei Talebani, non ha tuttavia rivelato i nomi degli ex funzionari ai quali sono stati chiusi i contri, mentre la Banca Centrale afghana non ha commentato.

Prosegue inoltre il respingimento dei Talebani da parte delle forze del Panshir. “La resistenza non è finita, ma è appena iniziata“, fa sapere il Fronte nazionale di resistenza dell’area su Twitter, che ha anche denunciato la crudeltà degli studenti coranici nella Valle, parlando di “omicidi e atti di vendetta”. I nuovi governanti dell’Afghanistan “continuano la pulizia etnica e il mondo sta solo a guardare e resta indifferente a questa situazione”, prosegue la Resistenza. Anche per questo, “la guerra non è finita e la resistenza continuerà. Il popolo del nostro Paese è cresciuto con un’idea di sviluppo che i Talebani non accettano”, hanno proseguito gli uomini del Panshir, affermando che “noi difendiamo i diritti della popolazione, delle donne, i valori e i diritti umani”. Stando a quanto affermato dal Fronte nazionale è perciò falso quanto detto dai Talebani, secondo i quali la Valle del Panshir è stata espugnata. Nel territorio le strade sono chiuse, non c’è corrente elettrica e linee telefoniche sono interrotte. Secondo quanto riporta l’emittente Tolo news, gli abitanti della provincia temono che la chiusura delle strade porti la popolazione alla fame, mentre una famiglia che ha perso un figlio nei combattimenti ha sostenuto che nella zona è in corso una crisi umanitaria. Anaamullah Samangani, membro della commissione culturale dei Talebani, ha assicurato che nella provincia “le condizioni sono normali e sotto il controllo” degli studenti coranici, mentre il ministro afghano per i rifugiati, Khalil ur-Rahman Haqqani, ha annunciato che presto inizieranno ad arrivare gli aiuti per gli sfollati del Panshir. Da New York, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si dice favorevole a mantenere le comunicazioni: “Dobbiamo mantenere un dialogo con i talebani, in cui affermiamo direttamente i nostri principi, un dialogo con un sentimento di solidarietà con il popolo afghano”. Senza menzionare una revoca delle sanzioni internazionali e uno sblocco dei fondi afgani congelati nel mondo, ha stimato che “strumenti finanziari” potrebbero aiutare a mantenere a galla il Paese e consentire all’economia di “respirare”. “Ci sono garanzie” per la comunità internazionale in termini di protezione dei diritti delle donne e delle ragazze? “No, la situazione è imprevedibile e poiché è imprevedibile, dobbiamo coinvolgere (nella discussione) i talebani: se vogliamo che l’Afghanistan non sia un centro di terrorismo, se vogliamo che le donne e le ragazze non perdano tutti i diritti acquisiti nel periodo precedente, se vogliamo che le diverse etnie si sentano rappresentate”, ha risposto Guterres. Da Mosca invece il il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov fa sapere che la Russia non parteciperà alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo governo afghano.

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