I familiari delle vittime della strage di Viareggio, prima di parlare, si sono presi due giorni di tempo per leggere insieme agli avvocati le quasi 600 pagine di motivazioni depositate dalla Cassazione due giorni fa, otto mesi dopo la sentenza della Suprema Corte che, per la prima volta nella storia italiana, ha condannato gli ex vertici di un’azienda di Stato, le Ferrovie, ritenuti colpevoli di disastro ferroviario, ma ha pure dichiarato la prescrizione per la morte di 32 persone, facendo cadere l’aggravante dell’incidente sul lavoro. Era la notte del 29 giugno 2009, quando, a Viareggio, un treno carico di gpl deragliò per una accertata mancanza di manutenzione. Una delle cisterne si squarciò e la fuoriuscita di gpl scatenò un incendio esplosivo. Fu un incidente sul lavoro, sì, ma non per i 32 morti, secondo la Cassazione: nel loro caso, si sarebbe trattato forse di un incidente sulla circolazione. Un distinguo importante, perché, oltre a far cadere in prescrizione il reato di omicidio colposo plurimo per i fatti di Viareggio, crea un precedente per tutti i processi a venire. È un fiume in piena Marco Piagentini, portavoce dei familiari, che nella strage ha perso due figli, Luca e Lorenzo, 4 e 2 anni, e la moglie, Stefania Maccioni, 39 anni, riportando lui stesso ustioni sul 90 per cento del corpo. Lesioni, proprio come gli omicidi, prescritte.

“Sentenza che crea un precedente dannosissimo”
“L’annullamento dell’aggravante dell’incidente sul lavoro fa male a noi familiari ma soprattutto è veramente un tornare indietro di 50 anni, perché porta indietro quello che è il diritto alla salute dei lavoratori e delle persone che si trovano nei pressi della ferrovia, perché con questo dispositivo si mettesi mette in moto qualcosa di deleterio per i cittadini che si troveranno nei pressi della ferrovia, intorno alle stazioni, dove si trasporta merce altamente pericolosa”, dice Piagentini. L’impresa ferroviaria, aggiunge, “per normativa dovrebbe fare chiaramente tutta una valutazione dei rischi, anche verso i terzi, quindi anche verso quei cittadini che viaggiano attorno alla ferrovia, che sono sulla ferrovia ma anche all’esterno”. A suo avviso, invece, “si vuol chiaramente far passare” che il trasporto ferroviario “è qualcosa a parte rispetto alla normativa 81/08 (quella sulla sicurezza sul lavoro, ndr)”. Un aspetto definito “totalmente assurdo” perché “l’impresa ferroviaria non fa altro che trasportare merci e persone, cioè l’impresa Ferrovie dello Stato fa questo, non costruisce treni, non costruisce ferrovie, non costruisce materiali per la ferrovia, ma fa trasporto ferroviario”. E avvisa: “Soprattutto lo dico di fronte ai cittadini e ai lavoratori, anche nei processi che sono in corso per gli omicidi colposi, chiaramente parliamo di Andria e Corato, di Pioltello, del pendolino che è sviato a Lodi, forse parliamo anche del Ponte Morandi, questa è una sentenza che da questo punto di vista crea un precedente dannosissimo per tutto il Paese”.

“Prescrizione? Certi processi hanno tempi tecnici”
Il processo non è finito: nei prossimi mesi gli imputati torneranno in Appello per la rideterminazione delle pene, che saranno ridotte per i reati prescritti, e nuovamente in Cassazione per la sentenza definitiva. “Noi continueremo a studiare le motivazioni della sentenza, l’esclusione dell’incidente sul lavoro, per capire se c’è un buco normativo”, afferma Piagentini. Che torna sulla prescrizione: “Quando si dibatte sul tema e sulla ragionevole durata del processo, bisognerebbe che chi norma, chi fa le leggi, chi interviene in Parlamento, e chi può intervenire nelle commissioni, guardasse il caso Viareggio. Ci troviamo di purtroppo davanti a un omicidio colposo plurimo accertato, ma non punibile. Questa è la verità”. Quando “si parla della durata ragionevole del processo”, riflette Piagentini, “bisogna anche comprendere che ci sono processi tecnici come il nostro, ma come altri, ripeto, penso ad Andria e Corato, a Rigopiano, come altri, che chiaramente hanno bisogno di più tempo” perché “se noi guardiamo il nostro processo, chi ha dovuto fare le indagini ha dovuto fare rogatorie all’estero” e “capire le scatole cinesi delle ferrovie, per arrivare ad accertare le verità”. “Dobbiamo pensare – ha detto ancora il portavoce dei familiari delle vittime – che c’erano oltre 30 imputati in questo processo, e quindi anche per la tutela degli imputati, bisognava che ci fosse il giusto tempo. Non si può solo pensare alla ragionevole durata del processo, che ovviamente deve essere in tempi congrui, ma soprattutto deve essere finalizzato alla ricerca della verità, altrimenti la legge diventa inutile. E allora è inutile avere magistrati, avere avvocati, è inutile avere giudici. Si può ritornare ai tempi del medioevo, dove ognuno faceva per conto suo, e non mi sembra che questa sia la direzione che i familiari hanno sempre voluto prendere. Anzi, tutt’altro”.

Piagentini: “Moretti continui a rinunciare alla prescrizione”
L’uomo simbolo della strage di Viareggio si esprime anche sull’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e di Rete Ferroviaria Italiana Mauro Moretti, per il quale la Cassazione non ha dichiarato estinto l’omicidio colposo poiché durante l’appello aveva deciso di rinunciare alla prescrizione. Tuttavia, poi in quel momento il reato non era estinto, le sue parole in aula non hanno validità e durante l’Appello bis bisognerà rivalutare le sue intenzioni: “Ci aspettiamo, e sarà così, immagino, che, come ha dichiarato lui in Appello, sentendosi innocente, continui a professare la sua innocenza e quindi continui a rinunciare alla prescrizione e che venga giudicato su tutti i reati”. Piagentini lancia anche un appello alla politica: “A Viareggio quello che è successo è perché non c’è stata la manutenzione dei carri, ed è responsabilità anche delle ferrovie italiane, e qui facciamo appello al ministro dei Trasporti, per capire cosa è successo dal 2009 oggi, come le ferrovie hanno veramente cambiato i loro sistemi, visto che quei sistemi nel 2009 hanno completamente fallito”. E conclude: “Se non si comincia a pensare alla vita umana, prima del profitto, queste stragi purtroppo si ripeteranno”.

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