Ufficialmente era insegnante in un istituto superiore di Pordenone, in realtà lavorava come consulente per aziende private ed enti pubblici facendo base in provincia di Agrigento, dove risiede. A fare da paravento, un numero considerevole di richieste di congedo parentale e di certificati di malattia, vista la distanza tra la Sicilia e il Friuli. Così un docente ha maturato 769 giorni di assenza, potendo coltivare altri interessi professionali, ma con truffa ai danni dello Stato per aver utilizzato certificati falsi o compiacenti. È questa la ricostruzione effettuata dalla Guardia di Finanza di Pordenone che ha indagato su delega del sostituto procuratore Federico Facchin. Le indagini sono state svolte con interrogatori di testimoni e analisi della documentazione esibita. Il risultato è che dal 2017 al 2019 il numero di assenze dalla cattedra presso un Istituto Tecnico è stato imponente nell’arco di tre anni scolastici.

Le assenze erano previste dalla legge, ma la realtà, secondo i finanzieri, è che in quei periodi garantiti anche previdenzialmente l’insegnante si dedicava ad altri lavori retribuiti. Nonostante questo aveva percepito indennità per circa 13mila euro a carico dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Lo svolgimento delle consulenze presentava tre vistose anomalie. La prima: il docente non aveva ottenuto l’autorizzazione preventiva (ed obbligatoria) da parte dell’amministrazione scolastica di appartenenza. La seconda: aveva omesso di dichiarare, agli Enti e società presso i quali avrebbe svolto la sua attività professionale, di essere dipendente pubblico. La terza: in violazione della normativa che disciplina il pubblico impiego (Decreto Legislativo 3 febbraio 1993 n. 29) non aveva dato comunicazione all’Istituto tecnico pordenonese delle attività svolte e dell’entità delle somme percepite. La Finanza gli ha contestato emolumenti per 93 mila euro.

Così il giudice per le indagini preliminari di Pordenone, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo per 13mila euro, corrispondenti alle indennità (di malattia o per congedo parentale) anticipate dall’amministrazione di appartenenza, per conto dell’INPS e percepite dal professore. Il provvedimento è stato confermato dal Tribunale del Riesame. Adesso i risultati delle indagini sono stati trasmessi alla Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia, ipotizzando un danno erariale per complessivi 110.000 euro, a causa delle attività extraprofessionali condotte in assenza delle autorizzazioni.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Enzo Bianchi, ex priore della comunità di Bose: “Sono in esilio a Torino e mi sento solo. Venite a pranzo da me”

next
Articolo Successivo

Coronavirus, dati: 4.720 casi, positività all’1,5%. Calano la curva dei contagi e dei ricoveri. Altri 71 morti (28 di giorni precedenti)

next