La procura di Torino sta indagando sul canale Telegram dei no vax ‘Basta Dittatura‘. Nel fascicolo, aperto a carico di ignoti in concorso, si ipotizzano i reati di istigazione a delinquere aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall’utilizzo di strumenti informatici e telematici e di trattamento e diffusione illecita di dati personali su larga scala. È l’Adnkronos a riportare la notizia dell’apertura di un’inchiesta sulla chat diventata covo dei contrari al vaccino e culla delle azioni dimostrative contro coloro che sono ritenuti responsabili dell’introduzione del green Pass e chi incentiva la vaccinazione. Come raccontato lunedì da Ilfattoquotidiano.it, le iniziative del canale Telegram hanno ormai superato la protesta sui social arrivando allo stalking e fomentando comportamenti illegali. In primis le minacce al governo e ai politici, passando per medici e giornalisti.

Gli attacchi a Di Maio – Dopo l’invito a tempestare di telefonate e mail i i numeri e gli indirizzi pubblici di Palazzo Chigi, nelle chat sono comparse infatti anche numerose minacce contro il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Un altro infame da giustiziare”, “è necessario il piombo”, “devi crepare” sono alcune delle frasi di No vax e No green pass apparse nelle scorse ore sull’onda delle dichiarazioni rese nell’ultimo periodo da Di Maio a favore della campagna vaccinale. “Un’escalation preoccupante, un clima d’odio che fa male al Paese, ma che non fermerà la campagna di vaccinazione“, ha replicato il ministro M5s con un post su Facebook. “Parlano di libertà, di vita, e poi minacciano di morte le persone – scrive Di Maio – Frasi come ‘ti sparo, devi morire‘, aggressioni fisiche e verbali. Si sta superando ogni limite”. Il ministro ricorda “giornalisti, medici, cittadini comuni” che sono stati aggrediti: “Ringrazio quanti oggi mi hanno espresso solidarietà. Una solidarietà che deve andare alle tante, troppe persone che da giorni ormai subiscono minacce e aggressioni”, scrive di Maio. Che poi aggiunge: “La risposta migliore che possiamo dare è vaccinarci. E non saranno di certo le minacce di questi vigliacchi a fermare la campagna di vaccinazione”. “Adesso sensibilizziamo coloro che non l’hanno ancora fatto, la ripresa del Paese passa anche da questo”, conclude il ministro.


Di Maio era tornato sul tema proprio in questi giorni, sottolineando come “non solo tutto l’arco politico deve condannare le violenze che stiamo vedendo da parte di sedicenti No Vax, che stanno manifestando con forme inaccettabili. Ma faccio anche un appello a tutte le forze politiche: non bisogna soffiare sul fuoco”. Posizioni che alcuni partecipanti ai gruppi Telegram hanno commentato con messaggi violenti e minacce: “Lo impalerei in pubblica piazza”, “Ti veniamo a prendere”, “Ti vedremo presto anche a te con il cappio al collo”, si legge tra l’altro. Fino a chi si spinge anche oltre, sostenendo che la “soluzione finale” consista nel “procurare attentati dislocati nei luoghi di potere, in simultanea”.

Da Pregliasco a Bassetti, accuse e minacce – Tutto questo in un clima sempre più rovente, dopo le aggressioni e le minacce dei giorni scorsi a giornalisti, militanti M5s, al virologo Fabrizio Pregliasco e all’infettivologo Matteo Bassetti. E proprio per le intimidazioni via social rivolte al primario del San Martino di Genova, si è scoperto nelle scorse ore che sono 8 le persone identificate e denunciate finora dalla Digos per le minacce via social al medico, che domenica sera è stato inseguito per strada mentre rientrava nella sua abitazione. Bassetti negli ultimi mesi ha presentato, tramite il suo legale Rachele De Stefanis, una ventina di querele per i continui attacchi: “La situazione sta ormai diventando insostenibile – spiega l’avvocato – È necessario che la magistratura intervenga, il mio assistito non si sente più sicuro”. Per il professore di malattie infettive all’università di Genova già dallo scorso dicembre era stata disposta la sorveglianza dinamica. Ad aprile gli investigatori della Digos avevano individuato due 50enni, uno residente a Trieste e uno a Cosenza.

La solidarietà a Di Maio – “Le ripetute aggressioni fisiche e verbali da parte dei novax sono inaccettabili. Il dissenso è legittimo, ma non può mai degenerare in violenza. La mia solidarietà al ministro Di Maio per questo irragionevole e insensato attacco, che va condannato”, il commento della presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Ad esprimere solidarietà al collega anche diversi ministri: “Solidarietà ai tanti colpiti da minacce e da violenti attacchi. Dal ministro Di Maio al professor Bassetti, fino ai giornalisti, sono ormai in troppi a subire le invettive e le aggressioni da parte di frange di violenti contestatori. Così si sta superando il limite. La violenza non può mai essere tollerata”, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza arrivando alla festa di Articolo uno a Livorno. “Le minacce rivolte a Luigi Di Maio sono inaccettabili e vanno condannate fermamente. Ogni forma di violenza non può e non deve essere accettata”, gli ha fatto eco il titolare della Difesa, Lorenzo Guerini. “Attacchi inaccettabili, intollerabili per una società civile che sta cercando semplicemente di arrivare all’obiettivo di sconfiggere il Covid”, ha dichiarato Stefano Patuanelli.

Le proteste annunciate per il primo settembre – In questo clima avvelenato il Green pass diventa obbligatorio per scuole, treni, aerei e bus a lunga percorrenza dal primo settembre. E in tal senso la tensione è altissima per possibili blitz del popolo del “no”, che si dice pronto a bloccare stazioni e aeroporti. Un tam tam partito da alcuni giorni via social ma che sembra ormai avere assunto le caratteristiche di una vera e propria strategia organizzata. Il mezzo per diffondere odio e minacce come detto è Telegram, dove, in diversi canali, sono stati pubblicati numeri di telefono privati, centralini delle istituzioni (compreso quello di Palazzo Chigi), fino agli indirizzi di casa di medici e virologi, nemici giurati dei no vax. Altissima l’attenzione del Viminale. Già da ieri è stato messo in atto un giro di vite sui controlli, soprattutto delle stazioni, con centinaia di agenti a presidio, dopo che il popolo del “No pass” ha annunciato di volere bloccare la circolazione dei treni. I manifestanti si sono dati appuntamento in almeno 53 città: dalle 14.30 le iniziative annunciate contro il certificato verde obbligatorio per salire a bordo dei treni ad Alta velocità, Intercity e Intercity notte. Il Viminale annuncia il pugno di ferro. “Non verranno tollerati minacce e inviti a commettere reati utilizzando il web”, ha detto la ministra Luciana Lamorgese, condannando le minacce contro esponenti di Governo, politici, medici e giornalisti, che “sono oggetto di indagini”. “Non saranno ammesse illegalità in occasione delle iniziative di protesta nei pressi delle stazioni ferroviarie pubblicizzate sulla rete”, ha aggiunto.

C’è chi assimila queste iniziative al terrorismo, come il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. “Quando vengono bloccati i treni, quando vengono malmenate le persone, per me è terrorismo“, ha detto, mentre i sindacati sono compatti nel condannare qualsiasi iniziativa violenta. “Auspichiamo un doveroso ripensamento da parte dei promotori della protesta. Serve un piano di sicurezza per tutelare lavoratori e utenti” e “sostenere la campagna vaccinale“, hanno sottolineato unitariamente Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. Quello del primo settembre sarà, quindi, un “crash test” per il Pass, che allarga il suo utilizzo anche alla scuola. Una seconda fase che potrebbe essere il preludio ad un utilizzo ancora più ampio, come ad esempio negli uffici pubblici. Il sindaco di Imperia, Claudio Scajola, ad esempio ha annunciato che per accedere alle sedi comunali sarà necessario avere il Green pass o un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. La Federazione italiana pubblici esercizi ha chiesto una “estensione progressiva” del certificato in caso di aumento dei contagi ma parte dei sindacati si è detto contrario. Una posizione criticata dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi per il quale le organizzazioni di categoria preferiscono “gettare la palla nel campo del governo, e dire ‘se volete e ve la sentite imponete con una legge l’obbligo vaccinale. È una fuga dalla responsabilità“.

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