La Germania ha deciso di sospendere i rimpatri dei richiedenti asilo afghani che hanno visto rifiutata la propria domanda, “a causa delle instabili condizioni di sicurezza del Paese”. Analogo provvedimento è stato adottato dall’Olanda, le cui autorità hanno sospeso i rimpatri per i prossimi 12 mesi, come annunciato dalla sottosegretaria alla Giustizia, Ankie Broekers-Knol. La Commissione europea aveva annunciato lo stop ai rimpatri coatti in seguito all’offensiva militare in corso da parte dei talebani, ma un gruppo di Paesi si è opposto: Austria, Danimarca, Belgio, Grecia, Paesi Bassi e Germania. Quest’ultimi oggi hanno deciso per il dietrofront, dopo che i talebani hanno conquistato anche la città di Farah, arrivando a controllare il 65% del Paese.

Il portavoce del ministero dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, ha precisato che la sospensione vale “continua ad essere del parere che ci siano persone in Germania che debbano lasciare il Paese, il prima possibile”. La situazione in Afghanistan, però, “sta attualmente cambiando così rapidamente che non possiamo essere all’altezza di questa responsabilità”. Oltre 17mila persone sono confluite a Kabul nelle ultime due settimane, lasciando le proprie case e città per fuggire all’avanzata dei talebani, accampandosi nei parchi e nelle strade. Lo ha riferito Tamim Azimi, portavoce del ministero per le emergenze afghano. Nel nord del Paese case e città sono teatro di scontri fra i combattenti estremisti islamici e le forze del governo che tentano di frenare la loro avanzata. Secondo il Washington Post, che cita funzionari americani, l’amministrazione Biden si prepara alla caduta di Kabul entro 90 giorni, mente altri ritengono che la disfatta avverrà addirittura entro un mese.

Sono, invece, almeno 60mila, oltre la metà bambini, le persone che hanno abbandonato le proprie case a Kunduz soltanto dal fine settimana, secondo Save the Children, spostandosi in zone dove non si svolgono scontri. Un luogo dove si concentrano gli sfollati è il parco Shahr-e-Naw di Kabul, dove il governo non ha portato aiuti e solo alcuni privati lo hanno fatto. Alcune sfollate hanno denunciato di non averne ricevuti, perché i volontari si sono rifiutati di parlare con loro in quanto donne. Due bagni pubblici sono a disposizione per circa 400 persone, mentre non sono disponibili servizi medici.

In un altro parco della capitale sono rifugiate altre 2mila persone, anche in questo caso senza aiuti dal governo. Ieri l’Alta commissaria per i diritti umani dell’Onu, Michelle Bachelet, ha dichiarato che da lunedì almeno 183 persone sono morte e 1.181 ferite tra i civili a Lashkar Gah, Kandahar, Herat e Kunduz. Ha sottolineato che il bilancio reale “sarà molto più alto”, mentre sono state segnalate esecuzioni sommarie, attacchi a ufficiali e loro parenti, uso militare e distruzione di case, scuole e ospedali, spargimento di mine.

Intanto i funzionari del dipartimento di Stato Usa stanno valutando un ulteriore ridimensionamento del personale dell’ambasciata a Kabul. Lo rivelano alla Cnn due fonti informate, mentre i talebani continuano a guadagnare terreno in Afghanistan. In questo momento – secondo le medesime fonti – si sta lavorando per individuare il personale essenziale che lavora nell’ambasciata ed è probabile che nei prossimi giorni o settimane si verifichi una sorta di evacuazione parziale. Gli Usa hanno già ridotto il numero di diplomatici a Kabul all’inizio di quest’anno e hanno lentamente continuato a ridurre lo staff complessivo negli ultimi mesi.

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