Mentre nell’Unione Europea e negli Stati Uniti ci avviamo a organizzare la nostra vita in base al green pass, in Africa – dove sono state somministrate in totale solo 65 milioni di dosi (al 28 luglio) su una popolazione di 1,4 miliardi di persone – si registrano impennate nelle morti da Covid-19. Nell’ultimo mese l’Oms (Organizzazione Mondiale della Salute) ha registrato un aumento del 43% dei decessi nel continente africano (6273 nella settimana conclusa il 11 Luglio 2021 rispetto ai 4384 della precedente). Un dato preoccupante per tutti, perché la popolazione di Europa e Stati Uniti pur se immunizzata, non può sentirsi al sicuro se non lo è anche il resto del mondo.

Ad oggi i paesi in via di sviluppo hanno ottenuto dosi di vaccini soprattutto attraverso il programma Covax gestito dalla fondazione internazionale Gavi, che distribuisce le dosi di vaccino donate dagli Stati. Secondo Gavi ad oggi sono state spedite 180 milioni di dosi di vaccini a 138 Paesi. In parte provengono dagli Stati Uniti, che hanno spedito “oltre 110 milioni di dosi di vaccino anti-Covid a oltre 60 Paesi” ha reso noto la Casa Bianca nei giorni scorsi definendo la donazione “un anticipo” della promessa fatta da Biden, che a giugno ha parlato di 500 milioni di dosi del vaccino Pfizer da spedire nei Paesi bisognosi. I leader del G7 di recente hanno promesso di donare insieme un miliardo di dosi di vaccino anti Covid.

Per le organizzazioni impegnate per la salute globale le dosi di vaccino regalate non bastano: “Il bisogno di donazioni è sintomo di un sistema malfunzionante, in cui i vaccini sono stati resi artificialmente scarsi e molto costosi”, afferma Sara Albiani di Oxfam Italia, per cui la soluzione sta invece nella sospensione della proprietà intellettuale sui farmaci e altre tecnologie anti-Covid 19 per tre anni, come proposto da India e Sudafrica all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto/Omc): il cosiddetto Trips waiver (moratoria sulla proprietà intellettuale). L’iniziativa, che ha l’obiettivo spingere la produzione di tecnologie anti-Covid per fermare la pandemia è appoggiata da oltre 100 Paesi del mondo – anche gli Stati Uniti di Biden si sono espressi a suo favore – ma finora è stata osteggiata dalla Commissione europea e dal governo Draghi.

Pochi giorni fa il Financial Times ha reso noto l’imminente aumento dei prezzi dei vaccini a mRna – da 15,50 euro a 19,50 per una dose di Pfizer e da 22,60 a 25,50 per Moderna (mentre secondo uno studio recentemente pubblicato da Public Citizen, in caso di sospensione della proprietà intellettuale, questi vaccini potrebbero essere prodotti con un costo di circa 1,2 dollari a dose). I deputati del M5S in commissione Affari sociali hanno presentato un’interrogazione a Draghi, chiedendo cosa intenda fare di fronte alla speculazione delle aziende farmaceutiche sui prezzi dei vaccini, considerando che “si stima che i richiami per le varianti potrebbero costare fino a 175 dollari a dose, 148 volte il costo stimato di produzione”. “Secondo quanto riferito dal Financial Times, l’Unione europea sarà costretta a spendere 8 miliardi in più rispetto ai prezzi della prima fase di commercializzazione – afferma la deputata cinque stelle Angela Ianaro, professoressa associata di farmacologa all’Università di Napoli – ma quanto sarebbero utili quei fondi per rinforzare le terapie intensive e la medicina territoriale in chiave anti Covid?”. In un appello a Draghi Ianaro chiede quindi “un’azione internazionale coordinata per arrivare alla sospensione dei brevetti”.

Il negoziato per la sospensione dei brevetti sui farmaci anti-Covid é attualmente in fase di stallo. Metterebbe a rischio gli enormi profitti annunciati dalle aziende farmaceutiche per i prossimi mesi: Pfizer ha previsto 33,5 miliardi di euro ricavi nel 2021 per la vendita di 2,1 miliardi di dosi di vaccino mentre Moderna ha rivisto al rialzo le stime di vendita per quest’anno prevedendo ricavi, dal solo siero anti-Covid, per 19,2 miliardi di euro. Inoltre, gli ultimi esami di laboratorio hanno dimostrato che il vaccino di Moderna potrebbe di produrre anticorpi contro la variante Delta e gli analisti di Goldman Sachs stimano che l’azienda potrebbe commercializzare una combinazione di un vaccino anti-influenzale e anti-Covid-19 già nel 2024.
@ludojona

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