Il Comelico e la Val D’Ansiei sono una parte delle montagne bellunesi che fanno da cerniera con la Val Pusteria. Di qua il Veneto, di là l’Alto Adige. E’ una zona che da anni è mira di interventi speculativi, che puntano a costruire impianti sciistici di collegamento con il comprensorio altoatesino, ricco di piste e di seggiovie. La Regione Veneto ha cercato di forzare la mano, ma ha dovuto incassare una sonora sconfitta in materia di vincoli ambientali. La Corte Costituzionale ha infatti respinto il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dalla giunta Zaia contro il Ministero dei Beni Culturali che ha apposto un vincolo sull’area alpina, proprio per impedire la sua rovina da un punto di vista ambientale e paesaggistico. Assieme alla Regione si sono collocati anche i Comuni di Santo Stefano di Cadore, Auronzo di Cadore, Comelico Superiore, San Nicolò, San Pietro e Danta. Chiedevano di cancellare il vincolo, in un nome di un preteso senso di autonomia, che la dice lunga sugli appetiti degli enti territoriali nel momento in cui dovessero godere di deleghe più ampie dallo Stato.

La Consulta ha posto un punto fermo che riguarda gli ambiti della legislazione nazionale. Ha affermato che le Regioni possono effettuare una pianificazione dello sviluppo territoriale solo se attuano scelte urbanistiche in linea con i vincoli posti dalla Stato. Infatti, in base all’articolo 117 della Costituzione, è quest’ultimo che ha competenza esclusiva “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”. La Consulta ha stabilito che una dichiarazione di interesse paesaggistico su un’area può avvenire anche se la Regione non è d’accordo. Infatti, la Regione può soltanto decidere di aumentare i beni sottoposti a vincolo, non di ridurli. Di questo devono tenere conto i piani paesaggistici che vengono redatti d’intesa con lo Stato.

Questo il passaggio chiave della Consulta: “La tutela ambientale e paesaggistica, gravando su un bene complesso ed unitario, considerato dalla giurisprudenza costituzionale un valore primario ed assoluto, e rientrando nella competenza esclusiva dello Stato, precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali”.

A Venezia non hanno gradito. Cristiano Corazzari, assessore all’Urbanistica, ha dichiarato: “Il pronunciamento non fa altro che contrastare quel principio di autonomia che più volte abbiamo rivendicato, anche in campo urbanistico e paesaggistico. Questo al fine di evitare che vengano definite imposizioni da parte del ministero non condivise con il territorio. Il principio affermato oggi va in direzione di un centralismo che noi abbiamo sempre combattuto”.

Opposto il giudizio di Montain Wilderness Italia, per bocca del vicepresidente Giancarlo Gazzola. “Non sono i vincoli a definire la morte della montagna. Anzi, nella storia le regole di comportamento di noi umani nei confronti dei beni collettivi naturali, la montagna ad oggi l’hanno parzialmente salvata. I vincoli sono un valore, frutto di specifiche valutazioni ed attenzione particolare nell’autorizzare determinati interventi. E’ l’applicazione del principio di precauzione”.

In questo caso, il vincolo posto dallo Stato può “valorizzare il bene, impedendo che luoghi di pregio siano trasformati in luna park, banalizzati a protesi delle città. Dalla provincia vicina dell’Alto Adige, dove ormai è tutto costruito e non ci sono più spazi liberi, un’imprenditoria d’assalto cerca di ‘colonizzare’ anche il versante veneto”.

Gazzola rincara la dose pensando allo scenario di Milano-Cortina 2026. “Le attività di cura giornaliera della montagna non vengono sostenute, mentre si spendono milioni di euro per le Olimpiadi. La Regione, nonostante il CIO sia decisamente contrario, ha deciso di sostenere una spesa di 85 milioni di euro per un’assurda pista da bob a Cortina, per gare che dureranno meno di 20 giorni e al termine delle quali tutto sarà abbandonato e dimenticato, in pochi mesi”.

Sul collegamento sciistico tra Comelico e Val Pusteria, Gazzola aggiunge: “I vincoli rendono più impegnativo il percorso autorizzativo, al di là di Vas e Vinca regionali. Il decreto ministeriale riguarda gli ambiti urbanistico, paesaggistico, ambientale e culturale, non va interpretato solo nel senso di bloccare il collegamento, ma l’ipotesi più elevata in quota pare ormai definitivamente superata alla luce di questa sentenza della Consulta”.

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