“La consapevolezza della straordinarietà e della gravità del momento che il Paese sta attraversando per le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza pandemica, tutt’ora in corso, nonché della necessità di attuare speditamente il programma di investimenti e riforme concordato in sede europea non può affievolire il dovere di richiamare al rispetto delle norme della Costituzione“. E’ pesante il monito che arriva capo dello Stato Sergio Mattarella in una lettera inviata ai presidenti delle Camere e al premier Mario Draghi subito dopo aver firmato la legge di conversione del decreto Sostegni bis. E a pochi giorni dall’inizio del semestre bianco. Il presidente della Repubblica spiega di aver promulgato “in considerazione dell’imminente scadenza del termine per la conversione e del conseguente alto rischio, in caso di rinvio, di pregiudicare o, quantomeno, ritardare l’erogazione di sostegni essenziali per milioni di famiglie e di imprese“. Ma non per questo, aggiunge, il garante della Costituzione può esimersi dal rilevare che il provvedimento crea perplessità. E per la prima volta il Colle si spinge a ventilare, se in futuro gli verranno sottoposti provvedimenti “caratterizzati da gravi anomalie“, il ricorso allo strumento del rinvio alle Camere per una seconda deliberazione.

Due gli ordini di problemi rilevati dal Quirinale. Innanzitutto si tratta dell’ennesimo decreto d’urgenza – forma che dovrebbe costituire un’eccezione – varato durante l’emergenza, cosa che ha determinato “un consistente fenomeno di sovrapposizione e intreccio di fonti normative“. Poi durante il passaggio parlamentare, invece che essere convertito speditamente per garantire la rapidità propria dello strumento, il decreto è stato caricato di centinaia di commi aggiuntivi (393) alcuni dei quali “sollevano perplessità in quanto perseguono finalità di sostegno non riconducibili all’esigenza di contrastare l’epidemia e fronteggiare l’emergenza, pur intesa in senso ampio, ovvero appaiono del tutto estranee, per finalità e materia, all’oggetto del provvedimento”.

“Avverto la responsabilità di sollecitare nuovamente Parlamento e Governo ad assicurare che, nel corso dell’esame parlamentare, vengano rispettati i limiti di contenuto dei provvedimenti d’urgenza, come già richiesto con analoga lettera dell’11 settembre 202o”. continua l’inquilino del Colle. La legge di conversione, come sancito dalla Consulta, “segue un iter parlamentare semplificato e caratterizzato dal rispetto di tempi particolarmente rapidi, che si giustificano alla luce della sua natura di legge funzionalizzata alla stabilizzazione di un provvedimento avente forza di legge, emanato provvisoriamente dal Governo” e “non può aprirsi a qualsiasi contenuto ulteriore”. Invece il testo trasmesso al Colle “contiene 393 commi aggiuntivi, rispetto ai 479 originari”.

Tra le modifiche contestate la lettera cita “l’art. 7-ter, in materia di recupero, riconversione funzionale e valorizzazione di beni demaniali ad uso militare situati all’interno di parchi nazionali; l’art. 9, comma 1-quater, in tema di autonomia scientifica dell’lNGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nelle attività svolte in coordinamento con il Dipartimento della protezione civile; l’art. 10, comma 13-quater, che interviene sui termini per l’applicazione delle disposizioni recate dai decreti legislativi di riforma dello sport; l’art. 30-bis, che introduce misure di semplificazione finalizzate ad agevolare la produzione delle industrie facenti capo all’Agenzia Industrie Difesa; l’art. 31, comma 7, che prevede un contributo al settore dei treni storici della Fondazione FS Italiane; l’art. 54-ter, in tema di riorganizzazione del sistema camerale della Regione siciliana (commercio, industria, artigianato e agricoltura); l’art. 63-bis, in materia di convenzioni accessorie al rilascio dei permessi di costruire concernenti la realizzazione di nuovi edifici residenziali; l’art. 67, comma 13-bis, riguardante la riapertura dei termini, scaduti lo scorso giugno, per un’istruttoria di competenza dell’Agcom; l’art. 75-bis, con cui si incrementano le risorse per l’indennità di servizio prevista per l’impiego all’estero di personale preposto alla sicurezza delle rappresentanze diplomatiche e consolari e degli uffici degli addetti militari all’estero”. Un elenco che parla da solo. “Inserimenti di norme con queste modalità, oltre ad alterare la natura della legge di conversione, recano pregiudizio alla qualità della legislazione, possono determinare incertezze interpretative, sovrapposizione di interventi, provocando complicazioni per la vita dei cittadini e delle imprese nonché una crescita non ordinata e poco efficiente della spesa pubblica”.

Un rischio “fortemente accentuato dal significativo incremento del ricorso alla decretazione d’urgenza verificatosi durante l’emergenza Covid, anche per fare fronte alle esigenze di attuazione del PNRR”, ricorda Mattarella. “Dal febbraio 2020 al luglio 2021 sono stati adottati dal Governo 65 decreti-legge rispetto ai 31 dei 18 mesi precedenti. Tra l’altro, i provvedimenti d’urgenza hanno comprensibilmente assunto di frequente in questa fase un’estensione eccezionale”. Questa moltiplicazione “ha determinato inoltre un consistente fenomeno di sovrapposizione e intreccio di fonti normative: attraverso i decreti-legge si è provveduto all’abrogazione o alla modifica di disposizioni contenute in altri provvedimenti d’urgenza in corso di conversione e, in più occasioni, si è assistito alla confluenza nelle leggi di conversione di altri decreti legge”.

Ma “il rispetto del dettato costituzionale”, ricorda il garante della Carta,coincide con l’interesse ad un’ordinata ed efficiente regolamentazione dell’emergenza in corso, della ripresa economica e delle riforme: ciò richiede un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d’urgenza. Occorre dunque modificare l’attuale tendenza”, prescrive Mattarella. “I decreti-legge devono presentare ab origine un oggetto il più possibile definito e circoscritto per materia. Nei casi in cui l’omogeneità di contenuto è perseguita attraverso l’indicazione di uno scopo, deve evitarsi che la finalità risulti estremamente ampia”.

Segue un “invito” al Parlamento e al Governo “a riconsiderare le modalità di esercizio della decretazione d’urgenza con l’intento di ovviare ai profili critici da tempo ampiamente evidenziati dalla Corte costituzionale, nonché nelle stesse sedi parlamentari, oltre che in dottrina, e che hanno ormai assunto dimensioni e prodotto effetti difficilmente sostenibili”.

“Per quanto riguarda le mie responsabilità, valuterò l’eventuale ricorso alla facoltà prevista dall’articolo 74 della Costituzione”, quello che consente al capo dello Stato di chiedere alle Camere una nuova deliberazione, “nei confronti di leggi di conversione di decreti-legge caratterizzati da gravi anomalie che mi venissero sottoposti” conclude quindi il capo dello Stato, che oggi compie 80 anni. “Anche tenendo conto che il rinvio alle Camere di un disegno di legge di conversione porrebbe in termini del tutto peculiari – alla luce della stessa giurisprudenza della Corte costituzionale – il tema dell’esercizio del potere di reiterazione, come evocato in una lettera del 22 febbraio 2011 del Presidente Napolitano”.

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