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Pegasus Project, “spiato anche Romano Prodi quando era inviato speciale Onu per il Sahel”

A rivelarlo è il Washington post. Il giornale americano ha riferito che ieri l'ex presidente del Consiglio è stato contattato al numero che figura nella lista: ha risposto ma non ha voluto commentare
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Figura anche il nome di Romano Prodi tra i bersagli dello scandalo nato intorno al Pegasus Project. Lo riporta il Washington Post, uno dei 17 soggetti autori dell’inchiesta che ha portato alla luce l’uso illegale per lo spionaggio del software di produzione israeliana da parte di governi. Il nome dell’ex presidente del Consiglio italiano rientra nel gruppo degli oltre 10mila contatti che sarebbero stati usati per lo più dall’intelligence del Marocco contro avversari e contro la rivale Algeria. Il nome di Prodi potrebbe essere legato alla sua nomina, nel 2012, a inviato speciale dell’Onu per il Sahel. Il giornale americano riporta che ieri Prodi è stato contattato al numero che figura nella lista, che ha risposto ma non ha voluto commentare. Tra i possibili “spiati” c’è anche l’attuale presidente del Consiglio europeo quando era ancora primo ministro del Beglio, Charles Michel, il presidente francese, Emmanuel Macron, il re del Marocco Mohammed VI e persone dello staff del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Tra i 50mila potenziali bersagli dell’intera inchiesta figurano anche, oltre a Macron, altri due presidenti in carica: Barham Salih in Iraq e Cyril Ramaphosa in Sudafrica. Tre attuali primi ministri, Imran Khan del Pakistan, Mostafa Madbouly dell’Egitto e Saad-Eddine El Othmani del Marocco. Sette ex primi ministri, che secondo l’inchiesta sarebbero stati messi nella lista mentre erano ancora in carica: lo yemenita Ahmed Obeid bin Daghr, il libanese Saad Hariri, l’ugandese Ruhakana Rugunda, il francese Édouard Philippe, il kazako Bakitzhan Sagintayev, l’algerino Noureddine Bedoui e il belga Charles Michel.

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