“Più trascorrono gli anni e più si comprende che la strage di via D’Amelio non è solo un caso giudiziario, ma è molto di più. È un capitolo della storia della lotta al potere in Italia, una cartina di tornasole del reale funzionamento del potere in Italia, il segreto ritratto di Dorian Gray nel volto feroce e criminale in alcuni settori della classe dirigente. E la strage di via d’Amelio è ancora tra noi, non è finita”. Sono le parole dell’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, intervenuto nel capoluogo siciliano alla conferenza di Antimafia Duemila, “Strage di via d’Amelio, 29 anni dopo – continua la ricerca dei mandanti esterni”, pubblicata sul sito di Radio Radicale.

Il magistrato pone l’accento sui vari tentativi di depistaggio nelle indagini sulla strage in cui perse la vita Paolo Borsellino il 19 luglio 1992. A cominciare dalla scomparsa dell’agenda rossa: “C’è stato un perfetto coordinamento operativo tra i mafiosi che fanno esplodere l’autobomba e gli uomini dei servizi che pochi minuti dopo completano il lavoro prendendo l’agenda rossa. Era essenziale prendere quell’agenda, non bastava uccidere Borsellino – spiega – perché se l’agenda rossa fosse finita nelle mani dei magistrati, sarebbe saltato tutto. I magistrati, leggendo gli appunti di Borsellino, avrebbero avuto le chiavi di lettura per dare un volto ai mandanti e ai registi esterni delle stragi. Ed è lo stesso Borsellino che lo aveva capito, come disse a sua moglie espressamente: ‘Sarà la mafia a uccidermi, ma quando altri lo decideranno’. Quindi, individua in entità esterne superiori alla mafia quelli che vogliono la sua morte”.

Scarpinato puntualizza la continuità temporale di ‘questo potere malato e omicida’: “Prima usò le stragi di Capaci, di via D’Amelio e del Nord per condizionare i nuovi assetti di potere dopo la fine della Prima Repubblica e poi è intervenuto sistematicamente per impedire che potessero venire alla luce in sede giudiziaria le verità destabilizzanti per i nuovi equilibri politici, verità che si celavano dietro alle stragi. Questa capacità di intimidazione non si è fermata nel tempo. La strage di via D’Amelio è ancora tra noi in tanti modi ed è questa la cosa più inquietante”. A questo punto l’esperto investigatori antimafia racconta di aver fatto una sorta d’inventario: “In questa vicenda delle stragi ci sono almeno 15 morti strane, tra omicidi e suicidi”.

Per questo Scarpinato parla di “una filiera che parte dal 1992 e arriva a oggi con tentativi di depistaggio attualissimi, come quello di Maurizio Avola che è stato un importante collaboratore di giustizia – continua – e che dopo tanti anni tira fuori la storia secondo cui nella strage non c’è nessun mistero. Chi l’ha mandato Avola? Sarebbe stata la quadratura del cerchio. Ci sono anche i tentativi di depistaggio di Graviano, che, processato a Reggio Calabria, depositò una memoria in cui, invece di difendere se stesso, si preoccupò di difendere l’ex 007 Giovanni Aiello, dicendo che non fu lui a partecipare alle stragi e facendo altri nomi che non c’entravano niente. Ma perché Graviano si fa carico di difendere Aiello?”.

Il procuratore cita anche Nino Gioè e Luigi Ilardo: “I loro omicidi sono stati una lectio magistralis, un’esibizione straordinaria di potere che ha chiuso e tappato le bocche. Biondino, Bagarella, Graviano, Madonia, tutti in carcere, sanno che c’è un potere che è in grado di entrare nelle carceri e di ucciderli. Sanno che se hanno dei figli un pirata della strada potrebbe investirli. Tuttavia, non dobbiamo cedere allo sconforto. In questo, Paolo Borsellino ci ha dato lezione che non possiamo dimenticare – conclude – e alla quale dobbiamo tenere fede. Lui non arretrò neanche davanti a quelle entità talmente forti da farlo sentire impotente, sapendo di essere una sorta di vittima sacrificale, che doveva scendere nell’arena a scontrarsi coi leoni che lo avrebbero sbranato. Quello che possiamo fare noi è molto meno, ovvero non rassegnarci nonostante tutto. Recentemente sono stato in un Paese straniero e in una stradina ho letto una scritta che mi ha fatto riflettere: ‘Se voi non ci lascerete sognare, noi non vi lasceremo dormire’. Credo che possa essere un buon punto di partenza”.

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