Il passare del tempo gli ha imbiancato la barba, ma il cipiglio di Eric Gerets è rimasto lo stesso di quando vestiva la maglia del Milan, quella con il mitico sponsor dell’olio Cuore. Era la stagione 1983-’84. Un’avventura breve, ma intensa, durata poco più di un mese. Gerets era stato uno degli acquisti del Milan appena ritornato in A dopo un anno di purgatorio e il suo arrivo aveva suscitato grande entusiasmo tra i tifosi – che lo accolsero con un bagno di folla allo sbarco a Malpensa – ma lo scoppio in Belgio di uno scandalo di calcioscommesse costrinse il presidente rossonero Giussy Farina a rescindere il suo contratto, anche se a malincuore. Quel giorno il Leone delle Fiandre lasciò Milanello in lacrime: “Ma nonostante tutto custodirò sempre un bellissimo ricordo del mio anno in Italia, al Milan, che mi ha regalato la possibilità e il piacere di giocare insieme a calciatori di grande classe. Uno su tutti, Franco Baresi, un difensore formidabile”, ricorda Gerets a ilfattoquotidiano.it.

Tre anni prima, però, era stato lui a farle versare agli italiani, quando con il Belgio aveva imposto lo 0-0 agli Azzurri, sancendo l’eliminazione della nazionale di Bearzot dall’Europeo casalingo del 1980: “È stata una partita dura, come sempre con l’Italia, ma noi abbiamo saputo soffrire meritandoci il passaggio del turno. In finale, purtroppo, la Germania Ovest ci ha sopraffatti nel primo tempo. È entrata in campo meglio di noi, forse abbiamo avvertito troppo la tensione di una gara così importante. Nella ripresa – continua – abbiamo giocato molto bene, creando diverse occasioni, ma purtroppo non è bastato”, racconta l’ex terzino destro, ora allenatore, considerato uno dei più forti giocatori della storia del calcio belga.

Sei anni più tardi, in Messico, quella nazionale avrebbe ottenuto il suo miglior risultato nella storia dei Mondiali, raggiungendo la semifinale, poi persa con l’Argentina di Maradona. Gerets aveva già affrontato il Pibe de Oro quattro anni prima in Spagna, quando il Belgio aveva battuto 1-0 i campioni in carica nell’esordio iridato, ma il Diego del 1986 era tutta un’altra storia. “Ho giocato due volte ai Mondiali contro Maradona: nel 1982 e nel 1986. Penso che in Messico si sia visto il miglior Maradona della storia, era in condizioni psicofisiche perfette. Nessun essere umano sarebbe stato in grado di fermarlo in quel Mondiale”, spiega Gerets, rivelando un aneddoto personale: “Grazie a Jean-Marie Pfaff, sono riuscito a ricevere la maglia di Maradona, che conservo gelosamente. Credo sia quella che Diego indossò nella finale con la Germania Ovest, ma non ne sono sicuro al 100%”.

Quella di Gerets è stata l’ultima generazione d’oro dei Diavoli Rossi prima di quella attuale. Era il Belgio di Jean-Marie Pfaff, François Van Der Elst, Jan Ceulemans e dell’ex interista Vincenzino Scifo, un numero dieci d’altri tempi, figlio di siciliani emigrati in Belgio per lavorare nelle miniere. “Per noi è stato molto importante avere un allenatore come Guy Thys, un uomo molto tranquillo e signorile. Non era facile maneggiare tutto quel talento, ma lui c’è riuscito benissimo. È stato un gestore perfetto”, racconta Gerets. “Negli anni Settanta, quando ho esordito in nazionale, invece, sulla panchina del Belgio c’era Raymond Goethals, un altro grande allenatore da cui ho imparato tanto. A differenza di Thys, Raymond curava di più la parte tattica e la strategia di gioco, modulandola anche in funzione degli avversari, sui cui faceva preparare dei veri e propri dossier per poi analizzarli nei dettagli. Avevano due stili diversi, ma entrambi sono stati due grandi allenatori“, aggiunge.

Secondo Gerets, però, la generazione attuale, quella dei Lukaku, De Bruyne e Hazard, ha qualcosina in più rispetto alla sua, sia in termini di qualità che di esperienza internazionale, ma questo può rivelarsi un boomerang: “Nel 1986 nessuno si aspettava di vederci raggiungere le semifinali. Probabilmente quello è stato il nostro grande vantaggio. Per i giocatori di oggi è sicuramente più difficile, perché hanno più pressione sulle spalle. Dovranno essere bravi a saperla gestire”, spiega. Per la gara di stasera, però, si dice abbastanza fiducioso, anche se “bisogna vedere se Kevin De Bruyne ed Eden Hazard saranno in campo. Con loro due dal primo minuto aumentano di molto le nostre possibilità“. Un dubbio che molto probabilmente non verrà sciolto prima del fischio d’inizio.

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