Di fronte a un terremoto senza precedenti per il M5s, nei gruppi parlamentari è il caos e gli eletti, incapaci di fare previsioni, cercano una bussola per non restare travolti da una situazione che mai avrebbero immaginato di una tale gravità. E in attesa che Giuseppe Conte concretizzi l’annuncio arrivato in serata (“Non terrò il mio progetto politico nel cassetto“), si dividono tra chi inizia a schierarsi e chi invece preferisce aspettare dietro le quinte. Ma proprio ripercorrendo le dichiarazioni e i post su Facebook degli esponenti 5 stelle si possono ricostruire gli umori contrastanti che agitano gli eletti. Intanto fonti vicine all’ex premier stanno sondando la situazione e, come confermato dall’agenzia Adnkronos, raccolgono a Palazzo Madama il numero più alto di “contiani”: su 75 senatori, l’80% sarebbe dalla parte dell’ex presidente del Consiglio. Mentre alla Camera, dove l’avvocato sembra avere meno seguaci, almeno il 50% dei deputati – su un totale di 161 eletti – starebbe con Conte. Tra Montecitorio e Palazzo Madama, Conte potrebbe contare su circa 140 parlamentari. Anche se, lo dicono tutti in queste ore, sono calcoli prematuri. E a fare la differenza potrebbero essere le parole di due pesi massimi che fino ad ora sono rimasti in silenzio: il presidente della Camera Roberto Fico e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Vito Crimi rompe con Grillo, il comitato di garanzia lo segue e incassa l’appoggio del direttivo M5s in Senato – Chi ha rotto ufficialmente con Beppe Grillo è il comitato di garanzia. Il primo è stato Vito Crimi su Facebook in mattinata, quando si è rifiutato di convocare il voto sulla piattaforma Rousseau come chiesto dal garante. A quel post è seguita la minaccia del fondatore: “Risponderai direttamente e personalmente dei danni”, ha scritto. Ma in difesa del capo politico reggente si sono mossi subito gli altri due esponenti del comitato: Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri. Entrambi hanno detto di essere pronti alle dimissioni e si sono opposti ai “diktat dall’alto”, di fatto rompendo definitivamente il rapporto di fiducia con il fondatore. Crimi a quel punto ha incassato la fiducia del direttivo del Senato composto dal capogruppo Ettore Licheri; i vice presidenti Cioffi, Castellone, Ferrara, Lomuti, Santillo; i segretari Lanzi, Pavanelli, Santangelo; la tesoriera Pirro. Crimi ha poi ricevuto l’appoggio pesantissimo del ministro Stefano Patuanelli che lo ha invitato ad andare avanti nel suo lavoro. Undici esponenti dei vertici M5s che, nel momento in cui si sono schierati per Crimi, hanno di fatto rivelato il loro chiaro sostegno all’ex premier.

Chi è pronto a seguire Conte – Ma essere venuti allo scoperto non sono solo gli undici che si sono esposti per Crimi. A parlare c’è stato Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento Europeo e figura di spicco della delegazione pentastellata a Bruxelles, che in un lungo post pubblicato su Facebook ha definito un errore quello commesso da Beppe Grillo e si è augurato di “andare avanti insieme a Giuseppe Conte”. Proprio Castaldo è considerato nel blocco dei più vicini all’ex premier. Tra questi ci sono poi i ministri Federico D’Incà e appunto Patuanelli, ma anche la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Poi i sottosegretari Giancarlo Cancelleri e Alessandra Todde. A Palazzo Madama il gruppo è consistente, anche se non completamente schierato per Conte: comprende il direttivo (a partire dal capogruppo Licheri), ma anche Gianluca Perilli e Alessandra Maiorino che oggi lo ha rivelato pubblicamente: “Rimango fortemente colpita dai toni utilizzati negli ultimi post di Beppe Grillo”, ha detto.

Alla Camera si danno poi per certi l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Tra i deputati ha preso la parola Gilda Sportiello, definendo Grillo come “saturno che si mangia i suoi figli” e di fatto schierandosi con l’ex premier. Tante poi le seconde linee che sarebbero da considerare “contiane”: Michele Gubitosa, Davide Serritella, Vincenzo Presutto, tanto per fare qualche esempio. A loro si aggiungerebbero anche il gruppo che un tempo faceva riferimento a Parole Guerriere come Giuseppe Brescia, Dalila Nesci e Carlo Sibilia. Vanno considerati a parte (ma non troppo) tutti coloro che stanno esprimendo “amarezza” e “preoccupazione” per una situazione che rischia di distruggere il progetto: la sindaca Chiara Appendino o l’ex sottosegretario Stefano Buffagni.

Chi (per ora) è legato a Grillo – Tra i segnali più netti in favore di Grillo c’è stata la decisione del direttivo della Camera di non schierarsi in sostegno di Vito Crimi. Una decisione che viene imputata al capogruppo Davide Crippa, ritenuto molto vicino a Beppe Grillo. Ma non solo. Al suo fianco ci sarebbero anche la deputata Carla Ruocco, il presidente della commissione Politiche Ue Sergio Battelli e l’ex ministro Vincenzo Spadafora. E il deputato Niccolò Invidia. In Senato i neo ortodossi possono contare anche sull’ex ministro Danilo Toninelli. A loro si aggiungono diversi deputati al primo mandato, critici sulla deroga al tetto dei due mandati: sanno che con Grillo il limite rimarrebbe e loro avrebbero più chance per puntare a una ricandidatura. Viene poi considerata tra i sostenitori di Grillo anche la sindaca Virginia Raggi, anche se, con una campagna elettorale in corso, ogni previsione rischia di essere sovvertita a seconda dell’evoluzione dello scontro. Intanto si muove il fronte dei fuoriusciti: chi sta spingendo per rientrare e appoggiare la linea di Grillo è Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. Mentre Alessandro Di Battista, seppur molto interessato, ha vincolato qualsiasi decisione all’uscita dal governo Draghi.

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