Alle condizioni “imprescindibili” di Giuseppe Conte, (per ora) Beppe Grillo risponde con il silenzio. Se ieri a caldo, appena terminata la conferenza stampa del leader in pectore, era trapelata la notizia di un video di risposta del garante che sarebbe stato pubblicato al più tardi in serata, quando sono passate quasi 24 ore tutto tace. Nessuna reazione ufficiale, nessun commento e nessun portavoce titolato a trasmettere informazioni. Il Movimento 5 stelle aspetta nel limbo di sapere quale sarà il suo destino. Dalla replica del fondatore M5s infatti, dipenderà tutto il futuro del progetto. A metterlo in chiaro ieri è stato lo stesso ex presidente del Consiglio che, nel corso della conferenza stampa, ha presentato quello che è apparso come un vero e proprio ultimatum: “Beppe decida se vuol essere il genitore generoso o il padre padrone”, ha detto. Una frase, insieme alla sfida sullo statuto da far votare alla base, che ha riaperto una ferita già difficile da risanare. Di fronte allo stallo generale, i parlamentari aspettano nel limbo che si sblocchi la situazione. Chi si dice “ottimista”, almeno pubblicamente, è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Vincerà il dialogo”, ha detto a SkyTg24. Ma il clima tra gli eletti è di forte preoccupazione. “Tutti speriamo che si trovi un’intesa”, ha scritto in una nota il sottosegretario dell’Interno Carlo Sibilia. Ma, “è bene notare che da una settimana si parla della diatriba Conte-Grillo sul nuovo Statuto: tuttavia nessuno ha visto lo Statuto. Forse sarebbe opportuno fermarsi tutti un attimo e vedere le carte”.

Lo statuto ora nelle mani di Grillo e Crimi. Cosa succede dopo? – Le distanze tra il garante e il leader in pectore riguardano appunto il nuovo Statuto elaborato dall’ex premier. Un documento che lo stesso Grillo ha chiesto a Conte di riscrivere il 28 febbraio scorso, ma sulle cui modifiche manca evidentemente l’unità di intenti. Secondo quanto riferito ieri davanti ai giornalisti dall’ex presidente del Consiglio, le sue proposte di “profonda ristrutturazione” non hanno trovato sponda, anzi Grillo avrebbe risposto chiedendo “leggere modifiche”. Ma un semplice “restyling” non è possibile, secondo Conte. Che ha ribadito come non si presterà ad “operazioni di facciata”. Nel merito Conte ha proposto che i documenti siano sottoposti al più presto alla valutazione degli iscritti: un passaggio che reclamano in tanti anche perché, finora, nessuno ha visto i testi su cui si concentra la discussione. Per i parlamentari e la base insomma, è uno strappo al buio. Ma ancora per poco, perché ieri Conte ha annunciato che questa mattina avrebbe consegnato a Grillo e, in un secondo momento, a Vito Crimi i documenti del suo progetto di riforma del Movimento. Qual è il prossimo passaggio? Proprio Crimi, membro anziano del comitato di garanzia del M5s, avrebbe il potere di convocare il voto sulla nuova piattaforma SkyVote. Ma stando alle indiscrezioni raccolte da ilfattoquotidiano.it, il senatore ed ex capo politico reggente non intende muoversi prima di aver ricevuto una chiara indicazione da Beppe Grillo.

I nodi dello scontro – Alla conferenza stampa dell’ultimatum di Conte, i 5 stelle sono arrivati dopo una settimana di tensioni e dopo lunghe mediazioni portate avanti dai pontieri per evitare l’irreparabile. Il lancio del Neo Movimento era infatti atteso per giovedì scorso, ma al posto del grande evento celebrativo c’è stato un confronto a porte chiuse del garante Beppe Grillo con i parlamentari: due lunghe assemblee durante le quali il garante ha attaccato il leader in pectore, liquidandolo con espressioni del tipo “deve studiare il M5s” o “è lui ad aver bisogno di me, non io di lui”. O peggio: “Sono un garante, non un coglione”. Espressioni che andavano ben oltre le provocazioni e che hanno rischiato di far saltare ogni possibilità di dialogo. L’ex premier si è preso tre giorni di pausa e ha scelto la risposta davanti ai giornalisti e in diretta streaming. Una scelta fatta, ha detto, “in nome della trasparenza”, ma che, proprio perché pubblica, non è stata gradita da Grillo.

Eppure sulle distanze nel merito della questione, alcuni passi avanti sono stati fatti. O così almeno dicono i mediatori al lavoro in queste ore. Il problema è principalmente delimitare il ruolo del garante e inserirlo all’interno di norme condivise. Conte ha proposto che ci siano due filiere: quella di garanzia e quella della politica attiva. La linea politica, come la nomina dei vicepresidenti o la gestione della comunicazione, devono stare in capo al leader politico. E questo perché, ha detto Conte, “la leadership deve essere chiara”. L’ex premier ha però specifica che, in ogni caso “ci sarebbe una scadenza naturale del leader politico. Il garante aveva prima e ha adesso la possibilità di sfiduciare il leader sottoponendo al vaglio assembleare”. Sono queste condizioni accettabili per Beppe Grillo? Al momento non c’è stata nessuna risposta e più continua il silenzio e più i parlamentari temono esiti incontrollati.

“Abbiamo bisogno di un rinnovamento profondo” – In questo clima, ogni parola pronunciata dagli eletti M5s ha un peso. Tra i pochi che si sono esposti c’è anche il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: “Beppe Grillo e Giuseppe Conte sono complementari”, ha scritto su Facebook. “Sono due grandi personalità che fanno parte integralmente della storia del M5S. Una grande storia, lunga, ricca, complessa, di trasformazione interna e del Paese. Siamo cresciuti insieme, siamo cambiati, stiamo ragionando sul come farlo ancora per affrontare al meglio le sfide che ci aspettano. Questo è il momento di essere compatti e di tenere dritta la barra”. Poco dopo ha parlato anche il questore Francesco D’Uva, che si è schierato a favore del “cambiamento profondo” proposto da Conte. “La grandezza del Movimento sta nella capacità di rigenerarsi adattandosi ai tempi moderni”, ha scritto in una nota. “Ad ogni cambiamento esterno è sempre corrisposto, nel nostro percorso di crescita, uno step successivo. E proprio ora che abbiamo davanti a noi grandi sfide, siamo chiamati a compiere un altro passo per non restare indietro rispetto a questo nuovo tempo”. E ha chiuso: “Continuare a discutere ci fa solo del male. Abbiamo bisogno di ripartire facendo sintesi, uniti e insieme. E mi auguro che tutto questo possa realizzarsi al fianco di Giuseppe Conte”. Linea condivisa anche dal senatore M5s Gabriele Lanzi: “Non dobbiamo avere timore di affrontare i grandi cambiamenti. Le parole di ieri di Conte ci spingono ad accelerare questo processo che avrà comunque bisogno dell’apporto e del contributo di tutti, a partire dal Garante. Non dobbiamo sprecare questa occasione“. Mentre la vicepresidente del Senato Paola Taverna, tra i pontieri al lavoro nelle scorse ore, ha ribadito che l’unica strada è quella del dialogo: “Il M5S ha sempre attraversato grandi fasi di rinnovamento. E questo non deve spaventarci. Le parole di Conte sono chiare e guardano verso il futuro del Movimento, ma dobbiamo saper rivolgere tutti insieme questo sguardo al domani. Confronto e dialogo siano centrali”.

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