“Noi vogliamo stabilità”. Così intonavano ieri i ballerini del Massimo riuniti in un sit-in di protesta sulla scalinata del teatro di Palermo per chiedere la stabilizzazione a 12 mesi. Nel programma di stabilizzazione dei precari al momento sono previsti solo 9 mesi e non per tutti i 32 ballerini ma solo per 21 di loro. “Ci tagliano da 32 a 21 quando in realtà stiamo perfino lavorando con 40”, protestano. Il Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro Massimo ha infatti approvato all’unanimità l’incremento della pianta organica del Teatro per il triennio 2021-2023 di 105 unità, lasciando fuori 42 persone. “Chiediamo alla Fondazione un impegno perché sia avviato per i prossimi anni un percorso di stabilizzazione per i 42 lavoratori che sono rimasti con un contratto a tempo determinato e il tempo pieno per il corpo di ballo, per il quale è previsto un orario part time a 9 mesi”, spiega Marcello Cardella, segretario provinciale della Slc Cgil.

Lo scorso 16 giugno i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione: “Noi avevamo chiesto la stabilizzazione degli attuali 380 lavoratori del Teatro entro tre anni, di fatto è stata prevista una pianta organica con 338 unità, che non è sufficiente alle produzioni del Teatro”, spiega Francesco Assisi, segretario regionale della Fistel Cisl. Dalla Fondazione del Massimo lo scorso giugno avevano invece esultato per la stabilizzazione: “Si tratta di 31 professori d’orchestra, 19 artisti del coro, 21 tersicorei, 30 tecnici e 4 amministrativi – si legge in una nota – lavoratori ad altissima professionalizzazione, indispensabili per la produzione. La dotazione organica della Fondazione passa così dagli attuali 233 a 338 lavoratori a tempo indeterminato”.

Per i sindacati, quindi, un risultato insufficiente: “Il limite più grande della gestione della Fondazione è il mancato reperimento di risorse private che pone il Teatro Massimo in fondo alla classifica delle fondazioni liriche italiane, così come certificato dal Ministero vigilante. Appare incredibile come in 7 anni di mandato non si sia riuscito a trovare uno sponsor che abbia voluto legarsi all’immagine di uno dei teatri più belli e prestigiosi del mondo. La mancanza di un progetto di sviluppo che porti ad una crescita armonica e costante della produzione farà perdere alla Fondazione importantissime risorse private e, in funzione del Recovery plan, anche pubbliche”, sostiene Antonio Barbagallo, segretario provinciale della Fials Palermo. Per Giuseppe Tumminia, segretario provinciale della UilCom, “è necessario aprire un confronto con le istituzioni per raggiungere un risultato consono alla funzionalità del Teatro”. Per il sovrintendente Francesco Giambrone però “questa scelta di stabilità elimina la condizione di fragilità in cui finora il Corpo di ballo ha operato e incrementa la tutela dell’occupazione per un periodo maggiore rispetto all’attuale impiego”. Ma non chiude alla possibilità di maggiore tutela: “Sono consapevole della necessità di trovare tutti gli strumenti di sostenibilità che possano portare a un pieno impiego anche di questa compagnia artistica finalizzato a una maggiore produzione di spettacoli di danza e di balletto come si conviene a un grande teatro”.

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