Una è una diciottenne vaccinata in un open day in Liguria, l’altra una 42enne di Lucca. La prima “stabile nella gravità” del suo quadro clinico, la seconda ricoverata in condizioni critiche nel Pisano. Due casi, la cui correlazione è in via di accertamento, che riaprono il dibattito sulla somministrazione dei vaccini a vettore virale agli under 60, nonostante la raccomandazione dell’Aifa. Diverse Regioni sono arrivate a usarli anche per i maturandi, il commissario Francesco Paolo Figliuolo non ne ha mai parlato apertamente ma li benedice in silenzio sottolineando sempre come l’Ema non abbia mai fornito raccomandazioni stringenti, mentre l’Associazioni Coscioni non ha dubbi in una lettera inviata al governo: “Vanno fermati”. La somministrazione di Astrazeneca e Johnson&Johnson negli open day dedicati ai giovani – dalla Sicilia alla Basilicata, proseguendo con la Valle d’Aosta e il Lazio – continuano nonostante l’Agenzia italiana del farmaco, per l’ultima volta a fine maggio, abbia ribadito come l’uso preferenziale resti quello dedicato alle fasce più anziane della popolazione. Tra le regioni che hanno detto sì all’open day anche la Liguria, dove una 18enne che aveva partecipato all’evento è ora ricoverata in gravi all’ospedale San Martino di Genova a causa di una trombosi. Alla ragazza era stato somministrato il composto di Oxford, in maniera “volontaria” ha tenuto a sottolineare il presidente Giovanni Toti nel messaggio di “vicinanza” alla ragazza. E nell’ultimo week end alcune Regioni hanno impiegato Astrazeneca e Johnson&Johnson anche per immunizzare i 18enni prossimi all’esame di maturità.

Figliuolo: “Tanti lati positivi” – Del resto appena il 3 giugno Figliuolo era tornato a ribadire che sugli effetti collaterali del composto di Oxford “c’è stato un problema di percezione” e sottolineava come sia “importante far capire che il beneficio del vaccino è superiore a qualsiasi altra cosa”. Quindi aveva portato l’esempio della pillola anti-concezionale: “Se si vanno a comparare gli effetti collaterali, è incomparabile il tipo di effetto”, aveva detto a Elisir su Rai 3. In visita in Emilia-Romagna alcuni giorni prima, commentando gli assembramenti per l’open day di Johnson&Johnson dedicato ai giovani, il commissario era stato altrettanto esplicito, come riportava Il Resto del Carlino: “Le immagini dell’open day? Qualcuno credo abbia chiesto scusa, ma ci sono tanti lati positivi: questa Regione ha un senso civico altissimo, c’è stata una grande risposta di giovani che hanno aspettato tutta la notte per il vaccino perché i vaccini ci danno la libertà. Questa confidenza nella scienza è quello che ho sempre chiesto”.

L’ultima raccomandazione di Aifa – Di fatto, però, la raccomandazione di Aifa sulla somministrazione riservata agli over 60 per i vaccini a vettore virale non è mai cambiata e anche la Commissione tecnico scientifica – interpellata sull’argomento – ha detto no a far cadere la restrizione. L’ultimo parere contrario è stato quello del Gruppo di lavoro emostasi e trombosi: lo scorso 26 maggio, gli esperti dell’Aifa sono tornati a ricordare che è raccomandata solo a chi ha più di 60 anni, aprendo solo alla somministrazione delle secondi dosi agli under che hanno già ricevuto la prima spiegando che la sicurezza della somministrazione nei soggetti di età inferiore a 60 anni “rimane un tema ancora aperto” e “sul quale vi sono margini di incertezza”, ma ha ritenuto che “il completamento della schedula vaccinale rappresenti la strategia di contrasto alla diffusione del virus SARS-Cov-2 che garantisce il migliore livello di protezione”.

Il generale e la linea Ema – La linea di Figliuolo, cavalcata dalle Regioni, è invece quella dell’Ema, l’ente regolatorio europeo: “Il Comitato tecnico scientifico ha ritenuto opportuno fare le sue raccomandazioni, nella sua autonomia. Faccio la ‘difesa’ del Cts ma lo argomento con modi da ‘laico’, non tirerei mai la giacca agli scienziati”, era stata la premessa fatta lo scorso 13 maggio. “Per AstraZeneca – ricordava Figliuolo, sottolineando le oltre 20 milioni di dosi usate dal Regno Unito – l’Ema non ha dato alcuna indicazione, l’Aifa, sulla base delle attività di farmacovigilanza degli eventi correlabili, che sono infinitesimi, ha dato una raccomandazione di auspicio di usarlo per gli over 60″. Le dichiarazioni arrivavano a due giorni dalle parole di Patrizia Popoli, presidente della Commissione tecnico scientifica dell’Aifa, dopo la richiesta del ministero della Salute di valutare l’estensioni ai 50enni: “La valutazione dell’Agenzia italiana del farmaco rispetto al vaccino anti-Covid di AstraZeneca non è cambiata: sulla base dei casi osservati, abbiamo detto che il beneficio/rischio per tale vaccino è progressivamente sempre più favorevole al crescere dell’età”, aveva detto.

Il no di Lombardia e Veneto: “Ci rifacciamo all’Aifa” – Intanto diverse Regioni sono andate avanti, anche se adesso arriva qualche distinguo. La Lombardia, ad esempio, finora non ha mai organizzato open day e la vice-presidente Letizia Moratti ha confermato che non ce n’era sarà bisogno, nemmeno per i maturandi. Ancora più netto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “Noi confermiamo che non facciamo gli open day per gli under 60 con AstraZeneca e Johnson&Johnson”. Il giudizio del governatore è stato netto: “Ci rifacciamo alla direttiva dell’Aifa – ha ribadito – Non è una mancanza di attenzione, è legittimo fare l’open day ma noi seguiamo le indicazioni dei nostri tecnici, che condividiamo. Non tifiamo per un vaccino piuttosto che un altro, per noi tutti i vaccini siamo uguali”. E il Piemonte nell’open night per la fascia 18-29 anni a Torino ha utilizzato Pfizer e sta preparando il bis.

Ordine dei medici: “Open day una scelta politica” – Tra chi chiede chiarimenti c’è anche l’Ordine dei medici di Genova: “L’unico vero problema è la consapevolezza: è importante che i giovani si avvicinino alle vaccinazioni con Pfizer, Moderna e agli Open Day AstraZeneca che sono una scelta politica, voglio sottolinearlo con una coscienza critica chiara – ha spiegato il presidente Alessandro Bonsignore – La percezione che abbiamo è che i ragazzi si stiano vaccinando per essere liberi per l’estate, ma devono sapere che fare il vaccino, come anche prendere un farmaco, ha degli effetti collaterali magari remoti, ma li ha”. La comunità scientifica, aggiunge, “avrebbe dovuto parlare con una solo voce sul vaccino AstraZeneca e non lasciare alle raccomandazioni. A tutt’oggi non è dimostrato il meccanismo fisiopatogenico alla base delle trombosi dopo il vaccino. Però ora, senza una voce scientifica unica, la vaccinazione anti-Covid con AstraZeneca è diventata una scelta politica che rischia di creare panico” tra la popolazione. “Contrari” anche 24 medici vaccinatori volontari di Genova che hanno firmato una lettera pubblica per sottolineare come tra gli under 40, in particolare donne, la somministrazione “potrebbe comportare più rischi che benefici”. Quindi hanno definito “sconcertante” la “scelta del governo e delle agenzie regolatorie” di “sconsigliare Astrazeneca sotto i 60 anni e poi di lasciarlo somministrare ai 18enni”.

L’alert dell’associazione Coscioni – Contraria alla strategia laissez faire di governo e struttura commissariale anche l’associazione Luca Coscioni. In una lettera firmata dai suoi scienziati e accademici, comprese le immunologhe Anna Mondino e Giulia Casorati, la segretaria Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato sottolineano come gli open day stiano “infrangendo” le raccomandazioni e come l’analisi dei dati forniti dall’Aifa e dal Servizio Sanitario Inglese, aggiornati a metà maggio, “suggerisce una incidenza superiore” di casi di trombosi. “La nota informativa del vaccino Astrazeneca riporta la Vitt (la trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino, ndr) come possibile effetto indesiderato che può interessare fino a 1 persona su 10.000. L’iniziativa degli open day Astrazeneca sembra mossa da buone intenzioni e sta riscuotendo grande successo, ma non è nel miglior interesse dei giovani – scrive l’associazione Luca Coscioni – Nei soggetti under 30 che non abbiano comorbidità, la letalità per Covid-19 in Italia è vicina allo zero e rarissima è l’ospedalizzazione, mentre il rischio di Vitt per loro supera il beneficio del vaccino, ed è sufficiente a sconsigliare la vaccinazione con Astrazeneca, in accordo alle raccomandazioni Aifa”.

Il sospetto: “Strategia per smaltire le dosi” – L’associazione chiede quindi su quali dati si basa la scelta di vaccinare anche i più giovani e denuncia: “La campagna intrapresa da molte Regioni non mette correttamente in guardia i giovani dai rischi, ovvero non vengono loro fornite né informazioni sufficienti né alternative per decidere in autonomia”. Quindi l’accusa: “Sorge il sospetto che in realtà si cerchi di smaltire le dosi di Astrazeneca rimaste inutilizzate – conclude l’associazione – I maturandi italiani sono quest’anno circa 500mila: se anche solo metà di loro fossero vaccinati con Astrazeneca, secondo la nota informativa di questo vaccino in 25 potrebbero essere colpiti da Vitt. Ma se anche uno solo di loro morisse, come potremmo giustificarlo, quando conosciamo i rischi e abbiamo le dosi necessarie di Pfizer e Moderna per vaccinare in maniera sicura anche i nostri ragazzi”.

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