Gli 80 anni di Bob Dylan sono stati ovunque celebrati da settimane, come giusto riconoscimento a quella che è, probabilmente, la figura più influente della cultura musicale popolare del Novecento. Chi scrive, da molti anni si è dedicato a sottolineare la grandezza del cantautore americano, Premio Nobel della Letteratura nel 2016, quindi oggi vorrei estendere il suo omaggio anche ai suoi più stimati colleghi: la celebrazione dylaniana può essere, infatti, occasione per approfondire, in maniera consapevole, i rapporti tra musica rock e letteratura.

Ecco tre libri che possono essere molto utili per affrontare il tema.

Iniziamo con un ottimo esempio, Rock Lit (Edizioni Jimenez) di Liborio Conca, firma di minima&moralia e Mucchio Selvaggio, testo tutto costruito sull’intreccio da Rock e Letteratura: Burroughs e Bowie, Garcìa Lorca e Leonard Cohen, Mark Linkous degli Sparklehorse e il Southern Gothic, Bruce Springsteen e Flannery O’Connor, The Smiths e Oscar Wilde, Dylan e Blake.

Un testo pieno di spunti non convenzionali, in grado di poter allargare gli orizzonti musicali e letterari del lettore attraverso una complessa rete di riferimenti e possibili percorsi di approfondimento: scrive Conca, “La prima volta che ascolti una canzone c’è solo la canzone, e può benissimo bastare a se stessa. Dietro quelle voci e quelle note, però, non c’è il vuoto ma la sensibilità artistica di chi l’ha scritta, attingendo a quella cassetta per gli attrezzi che comprende le esperienze di vita, le passioni, i gusti musicali, e quelle letture che hanno il potere di cambiarti o di mostrarti la realtà davanti ai tuoi occhi in un modo prima sconosciuto, come un’epifania che si allunga con il contorno di un’ombra e non ti lascia più”.

Sempre Jimenez, segnalo Storie sterrate di Marco Denti, che affronta da un altro punto di vista la questione, ovvero il rapporto tra parola scritta e parola cantata.

Quanti musicisti volevano essere scrittori? Quanti dalla poesia sono approdati alla musica e viceversa? Denti spiega a inizio del libro: “C’è chi ha scritto un libro e chi poteva evitarlo, c’è chi ha raccontato la sua autobiografia e insieme tutta un’era, chi dettando il proprio memoir ha smantellato un’intera carriera, chi ha varcato il confine tra l’autobiografia e il romanzo (…) chi l’ha fatto per una causa, chi l’ha fatto senza motivo, chi per tornare indietro nel tempo, chi per andare avanti.”.

Il libro è una lettura speculare a Rock Lit di Liborio Conca, ma ne condivide l’attenzione per le storie meno note e più interessanti delle figure più fascinose della cultura musicale popolare: dal “labirinto di parole” di Laurie Anderson a “la scomoda eredità” del suo compagno Lou Reed, da Nick Cave oscillante “tra follia e redenzione” alle “pratiche filosofiche” di David Byrne, dalla “rocambolesca odissea” di Shane McGowan agli “eruditi menu” di John Cage, passando ovviamente per gli immancabili Dylan, Patti Smith, Tom Waits, Joni Mitchell e molti altri.

Un testo di notevole interesse per tutti coloro che desiderano approfondire un nodo cruciale dell’estetica contemporanea: il crocevia creativo tra parola scritta e cantata che si pone innanzi, nel fatidico momento dell’ispirazione, ad alcuni dei più grandi narratori del nostro tempo.

Concludiamo la nostra breve rassegna di testi consigliati sul rapporto tra rock e letteratura con Rock’n’Soul di Noemi Serracini (Arcana), per il quale ho avuto il piacere di scrivere la postfazione. Serracini propone una galleria di ritratti, in cui è evidente il gioco di equilibrio per contrasti tra le figure scelte: tra gli altri, Nick Cave, Joni Mitchell, George Harrison, Patti Smith e ovviamente Dylan.

Rock’n’Soul offre una risposta circonstanziata e non convenzionale a un interrogativo non banale: come è possibile che il rock, genere figlio della “musica del diavolo”, abbia espresso alcune delle più alte vette artistiche della ricerca spirituale dell’ultimo secolo?

Probabilmente, perché in questo tempo di smarrimento collettivo l’anelito spirituale può essere espresso spesso nelle forme dell’esilio, della distanza, della negazione, della bestemmia. Il rock, quindi, in quanto koinè musicale che interpreta il ruolo degli antichi cantastorie in una versione moderna più aggressiva e accattivante e per questo destinata ad una ancora maggiore diffusione popolare, può essere uno dei luoghi deputati dell’arte contemporanea per affrontare le domande eterne dell’umanità.

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