A forza di chiamarla favola si è finito per farle un torto. Perché il lieto fine, nelle fiabe, arriva sempre grazie all’intervento di una forza magica e sovrumana, di un elemento irrazionale. Le ultime sei stagioni del Cittadella, invece, sono l’esatto contrario: razionalità elevata a sistema, freddo realismo, concretezza. Anzi, per usare le parole del suo demiurgo Roberto Venturato: “Meritocrazia applicata al calcio”. Difficile trovare una definizione più appropriata. Perché dopo aver centrato la promozione in B nel 2016, questa cittadina in provincia di Padova da neanche 20mila abitanti è riuscita sempre ad arrivare ai playoff. E anche se l’obiettivo promozione le è sempre sfuggito, nessuno si è mai permesso di storcere la bocca. D’altra parte la classe operaia in paradiso è solo di passaggio. Altrimenti si trasformerebbe in borghesia.

In questi anni Venturato è riuscito a creare un colossal a basso costo, a proiettare il calcio di base, quello che si gioca su campi polverosi e spelacchiati, su palcoscenici impensabili. E senza spendere un soldo. Nel vero senso della parola. In questa stagione il Cittadella ha il quartultimo monte ingaggi della Serie B. La sua rosa, secondo i dati di Transfermarkt, vale appena 10.5 milioni di euro. Solo Cosenza (con 9.35) e Reggiana (8.53) sono meno “preziose”. Il calciomercato estivo è stato tutto fuorché adrenalinico per i tifosi del “Citta”. Davide Diaw, eroe dei playoff passati, è stato venduto al Pordenone per 2 milioni (che poi lo ha girato al Monza a Gennaio). Al suo posto sono arrivati solo prestiti e giocatori a parametro zero. Una scelta di oculatezza che è diventata lectio magistralis in sefiminale, quando i granata si sono tolti la soddisfazione di eliminare il milionario Monza di Berlusconi e Galliani, di Balotelli e Boateng, una squadra che appartiene più alla Serie A che al purgatorio della B.

Eroe della doppia sfida è stato Enrico Baldini, attaccante classe 1996 che dopo aver giocato nelle giovanili dell’Inter ha girato l’Italia in cerca di autore. Piccolo dettaglio: il numero 92, autore di una tripletta nella gara di andata, è il giocatore meno pagato della Serie B, con un ingaggio che ruota intorno ai 40mila euro. L’appuntamento con la storia è fissato per domenica sera, quando al Tombolato, un impianto da poco più di settemila posti che il Cittadella non è quasi mai riuscito a riempire, arriverà il Venezia di Paolo Zanetti. Una sfida fra due filosofie diverse, fra la formica e la cicala di Esopo, fra una squadra che lotta per affacciarsi in un calcio che non le è ancora appartenuto e una che punta al salto di qualità da anni.

Per capire il Cittadella va compreso prima di tutto il suo allenatore. Perché nella sua vita Roberto Venturato si è dovuto confrontare con una gavetta continua. I suoi genitori decidono di emigrare a Atherton, centro da 40mila abitanti nel nord-est dell’Australia. Roberto ci rimane per dieci anni, fino al 1973. Allora sua madre e suo padre decidono ti tornare indietro, nel Trevigiano, per iniziare di nuovo dove tutto sembrava essere finito. Lui comincia a giocare in provincia. Gira parecchio, cambia maglie e colleziona infortuni. Nel 1990 vince il campionato di C1 con il Venezia di Zaccheroni. Ma non metterà radici. Le ultime fermate si chiamano Pergocrema, Treviso e Pizzighettone. È qui che sveste la casacca da gioco e infila la tuta da allenatore.

Prima nelle giovanili. Poi per cinque anni in prima squadra. E un borgo di 7mila anime diventa un caso letterario. Venturato prende un gruppo di ragazzi molto diversi fra loro e inizia a plasmarlo. Il suo miglior giocatore è Giovanni Parmesani. Viene schierato come ala sinistra ma solo il pomeriggio, perché la mattina fa il trasportatore. Il bomber della squadra è un livornese che ha deciso di abbracciare il buddismo. Si chiama Matteo Gay e sarà determinante per la scalata del Pice. In molti si accendono qualche sigaretta dopo gli allenamenti, qualcuno di loro invece studia per finire il corso di studio in Giurisprudenza. Con Venturato cresceranno tutti. Passeranno dalla D alla C1, in una cavalcata che ha permesso a un piccolo borgo di incrociare i tacchetti con le grandi città.

Quella squadra attira le attenzioni di Emiliano Mondonico, che offre a Venturato il ruolo di suo vice alla Cremonese. Dopo due stagioni con diversi cambi in panchina viene promosso. Inizia un’altra scalata. Questa volta più ripida. I girigiorossi arrivano in finale dei playoff per la Serie B. E perdono contro il Varese. Dalla vetta giù di nuovo a valle. Venturato vaga per la D, fra Pergolettese e Piacenza. Poi nel 2015 arriva la chiamata del Cittadella. È qui che inizia a buttare le basi del suo piccolo capolavoro. Al primo anno centra la promozione dalla Lega Pro alla B. E arriva al terzo posto nella classifica della “Panchina d’Oro” di categoria. Con i suoi giocatori è un martello. Il calcio offensivo è la stella cometa, la difesa a quattro con il trequartista e due punte il modo migliore per seguirla. La sua squadra gioca palla a terra, costruisce dal basso e poi verticalizza. È un calcio fatto di tecnica, ma soprattutto di sforzo collettivo, un dogma che si nutre dell’idea di superare i propri limiti per superare l’avversario.

“In campo si gioca in undici e tutto è possibile”, ripete alla squadra. Fino a convincerla che è vero. “Il nostro segreto è la competenza di chi ha costruito questa rosa – dice nel 2016 a Repubblica – abbiamo pescato un po’ ovunque giocatori che non avevano ancora avuto la bravura di esplodere, o la fortuna di giocare con continuità. Abbiamo puntellato la squadra con molte promesse”. Nelle ultime cinque stagioni il Citta ha galleggiato sempre fra il quinto e il settimo posto. Ed è sempre arrivato ai playoff. Il rammarico più grande è datato 2019. I granata arrivano fino alla finale contro il Verona che vale la A. Al Tombolato Davide Diaw, che quattro anni prima lavorava come magazziniere e giocava nei dilettanti, segna una doppietta. La strada per il ritorno sembra tutta in discesa. Eppure gli amaranto inciampano e cadono rovinosamente. In Veneto finisce 3-0. La promozione è dell’Hellas. Una sconfitta che, oggi, i ragazzi di Venturato hanno la possibilità di riscattare. Ma forse il Cittadella ha già fatto la storia.

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