Quasi 8mila firme e per dire no all’obbligo degli esami in presenza. È la petizione lanciata dagli studenti del Politecnico di Milano, che in pochi giorni ha raccolto migliaia di adesioni. Nell’Ateneo milanese gli esami della sessione estiva torneranno a svolgersi in presenza e non sarà prevista la modalità da remoto adottata dall’inizio della pandemia, se non in rari casi a discrezione dei docenti e per gli studenti internazionali. Una scelta che, a meno di tre settimane dall’inizio della sessione, ha scatenato il caos tra le migliaia di studenti, specialmente quelli fuorisede che a causa della pandemia hanno lasciato le loro case a Milano. Nel pomeriggio del 21 maggio gli studenti si sono riuniti davanti al Rettorato in piazza Leonardo da Vinci per un sit-in. “Chiediamo pubblicamente che venga garantita la possibilità di sostenere gli esami a distanza per tutti coloro che per motivi di tipo logistico-organizzativo e/o di tipo sanitario non fossero nelle condizioni di raggiungere il Politecnico di Milano”, è la richiesta degli studenti in una nota.

La decisione riguarda migliaia di universitari. Il Politecnico conta 47.509 iscritti, di cui oltre 7mila stranieri. La maggior parte degli studenti non è residente nella Città metropolitana di Milano: si parla di oltre 30mila persone. Di loro, circa la metà proviene da un’altra Regione. Dopo un anno e mezzo di didattica online gli studenti contavano sulla possibilità di svolgere la sessione da remoto. Ma la notizia, diffusa nelle scorse settimane dai rappresentati degli studenti in Consiglio e in Senato accademico, è stata confermata il 19 maggio da una nota del Rettore del Politecnico, Ferruccio Resta.

Nella comunicazione viene specificato che in alcuni casi gli studenti potranno fare istanza per sostenere l’esame a distanza. La richiesta dovrà essere sottoposta direttamente al docente e dovrà essere giustificata da “motivazioni legate al Covid-19”, si legge nella nota. Sarà facoltà del docente valutare caso per caso ed eventualmente predisporre la doppia modalità di esame. “Non è chiaro quali siano i casi ammessi per richiedere l’istanza”, spiega a ilfattoquotidiano.it la rappresentante degli studenti in Consiglio d’amministrazione, Tecla Trifilò. Al riguardo l’Ateneo fa sapere che le modalità operative sono ancora in fase di definizione. “Alcuni professori si sono detti disponibili ad accettare ogni tipo di richiesta – continua Trifilò – Ma altri hanno già chiarito che non sono disposti a predisporre doppie modalità di esame: a meno di accertata positività al Covid, bisognerà essere in classe”. Per questo i rappresentanti sono concordi nel chiedere che sia introdotta la doppia modalità, lasciando agli studenti la scelta: “In questo modo si eliminerebbe ogni parzialità da parte del docente e si scaricherebbe la responsabilità di una tale scelta dalle loro spalle”, afferma Trifilò.

Secondo gli studenti, le motivazioni per richiedere l’istanza a prescindere dalla positività possono essere molteplici: una quarantena preventiva a causa di un contatto a rischio, lo sviluppo di sintomi sospetti, ma anche la volontà di non mettersi a rischio viaggiando sui mezzi. “Faccio il pendolare e per raggiungere l’università ci metto una o due ore su treni sempre pieni – racconta Davide Volta, studente magistrale di Ingegneria informatica – Non mi sento al sicuro, non viaggio dall’inizio della pandemia e non vorrei essere costretto a farlo. Nel caso dovessi ammalarmi temo di contagiare i miei genitori, che non sono ancora vaccinati”. Lo studente proverà a sottoporre l’istanza, ma spera che gli venga data la possibilità di scelta. “Preferisco rinunciare a sostenere gli esami che mettere a rischio i miei cari. Ma non è giusto che debba rinunciare a un mio diritto quando potrei svolgere l’esame a distanza, come ho fatto per oltre un anno”.

Oltre ai rischi degli spostamenti, bisogna considerare il lato economico: dall’inizio della pandemia, sono molti gli studenti fuorisede che hanno lasciato la casa a Milano per tornare nella città d’origine. Non tutti hanno le disponibilità economiche per pagare un viaggio, senza contare che trovare casa in tre settimane è molto difficile. “Una problematica che va ad aggiungere stress psicologico a una situazione delicata come quella della preparazione degli esami”, sottolinea Trifilò. Per venire incontro alle esigenze degli studenti fuorisede, l’Ateneo sta avviando “una misura straordinaria di supporto economico” per il rimborso parziale delle spese di viaggio e di alloggio che dovranno essere sostenute per le trasferte per gli esami. I fondi verranno assegnati in base alla situazione economica già dichiarata dagli studenti, ma le modalità di erogazione non sono ancora state chiarite. “Non ci sono certezze per il rimborso e il tempo sta finendo”, dicono gli studenti.

La decisione dell’Ateneo segue il “Decreto riaperture” del 26 aprile, dove il governo ha invitato le università a tornare in presenza. Per questa sessione gli altri atenei milanesi hanno previsto la doppia modalità, oppure hanno scelto direttamente gli esami online, come in Bocconi. “Sono certo che la nostra comunità politecnica saprà cogliere l’opportunità di ritornare a vivere in presenza questi momenti”, ha commentato il Rettore nella nota. “Anche noi studenti vogliamo tornare a vivere l’università come prima del Covid e sosteniamo questa volontà dell’Ateneo, ma riteniamo che sia troppo presto. Ci sono aspetti che non sono stati presi in considerazione, ed è importante che a tutti venga garantito il diritto di sostenere gli esami, come sancito nella Carta degli studenti”, conclude Trifilò.

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