Ogni anno, in Europa, circa 379mila persone muoiono a causa dello smog. Solo in Italia sono oltre 52mila. Per ridurli la Commissione europea ha presentato il piano d’azione “inquinamento zero“: l’obiettivo è quello di dimezzare le morti da smog – in particolare quelle legate alle polveri sottili etichettate come Pm2.5 – nei prossimi dieci anni. La strategia di Bruxelles, che si inserisce all’interno del Green Deal europeo, prevede una trentina di iniziative – legislative e non – per ridurre drasticamente l’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo all’interno dell’Unione. Nel piano sono definite alcune “azioni chiave” con l’obiettivo di diminuire del 55% le morti per smog, dimezzare i rifiuti di plastica in mare, diminuire del 30% le microplastiche rilasciate nell’ambiente, e del 50% le perdite di nutrienti dal suolo. Troppo poco secondo gli ambientalisti.

L’European Environmental Bureau accusa la Ue di “limitare le ambizioni partendo dal presupposto sbagliato: che ci siano livelli di inquinamento sicuri”. La rete europea di ong parla di “un’occasione persa” perché la proposta non riesce a “a intensificare l’azione per prevenire l’inquinamento alla fonte e invece elenca principalmente gli obblighi legali esistenti e le revisioni in corso delle leggi dell’Ue”. Secondo gli avvocati ambientalisti di ClientEarth, il piano “non riesce a proporre nuove politiche che aumenterebbero il livello di ambizione prima del 2030”.

Per il suolo Farm to Fork” (dal campo alla tavola), il programma europeo dedicato al benessere del suolo, ha già indicato come prioritari il taglio del 50% dell’uso di pesticidi e del 20% di quello dei fertilizzanti di sintesi entro il 2030. Da questo obiettivo dovrebbe trarre beneficio anche la qualità delle acque di superficie. La Commissione ha anche aperto una consultazione pubblica – la cui scadenza è fissata per il 21 luglio – per discutere le nuove regole per il trattamento delle acque di scarico dei centri urbani, proposta attesa per il 2022.

In merito alle riforme per salvaguardare la qualità dell’aria, a Bruxelles hanno già iniziato a lavorare per presentare le nuove regole che entreranno in vigore il prossimo anno. Nella sua valutazione, la Commissione ha stimato l’impatto economico della “mal’aria“, guardando alla perdita di produttività agricola e al lavoro, al turismo oltre che – come detto – alle patologie e decessi causati dallo smog. Nella comunicazione al Parlamento e al Consiglio europei si legge che, a causa dell’inquinamento atmosferico, l’Unione paga oltre 20 miliardi di euro l’anno in costi diretti, e tra i 330 e i 940 miliardi in costi indiretti.

Il piano interesserà l’Italia soprattutto se questa sarà in grado di suggerire delle modalità concrete per migliorare la qualità dell’aria nella zona più inquinata della penisola: la Pianura padana. Anche per motivi geografici, quella rimane una delle aree con i livelli di smog più alti d’Europa. Nel novembre scorso, la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per la violazionesistematica e continuata” – si legge in agenzia – dei valori limite sulle concentrazioni di PM10. La Corte sta esaminando un altro ricorso della Commissione, per la violazione da parte nostra delle soglie per il biossido di azoto (NO2). In ultimo, lo scorso ottobre, Bruxelles ha inviato a Roma una lettera di messa in mora a causa del mancato rispetto del valore limite di PM2,5 in diverse città del bacino padano a partire dal 2015.

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