Davide Casaleggio per legge è obbligato a consegnare i dati degli iscritti al Movimento, che ne è l’unico e legittimo titolare”. Dopo aver evitato il più possibile lo scontro frontale e falliti tutti i tentativi di mediazione, Giuseppe Conte ha deciso di lanciare il suo ultimatum al presidente dell’associazione Rousseau. Intervistato da Repubblica, l’ex presidente del Consiglio ha chiesto pubblicamente al figlio del cofondatore M5s l’elenco degli iscritti che ancora oggi si rifiuta di consegnare. “Su questo c’è poco da scherzare, perché questi vincoli di legge sono assistiti da solide tutele, civili e penali”, ha detto. Di questo il neo leader ha parlato ieri sera con alcuni degli esponenti M5s più fidati: lo stallo imposto dall’associazione Rousseau non è più sostenibile e ora bisogna passare all’azione.

Casaleggio circa dieci giorni fa ha annunciato la separazione del Movimento e, non riconoscendo il nuovo leader perché non eletto dalla piattaforma, si sta opponendo alla condivisione delle informazioni sugli iscritti al M5s. Per questo, ha annunciato l’ex premier, i 5 stelle in assenza di un accordo sono pronti a ricorrere alle strade legali. E innanzitutto, ha detto Conte, “chiederemo l’intervento del garante della Privacy e ricorreremo a tutti gli strumenti per contrastare eventuali abusi. Non si può fermare il Movimento, la prima forza politica del Parlamento”. Proprio lo scontro con Casaleggio sta rallentando il processo di investitura di Conte e la rigenerazione del M5s: “Abbiamo predisposto tutto per partire. Siamo pronti. Questa impasse sta solo rallentando il processo costituente, ma certo non lo bloccherà. Verrà presto superata, con o senza il consenso di Casaleggio“, ha chiuso Conte.

Le tensioni interne si trascinano da settimane. L’ultima puntata risale a ieri mercoledì 5 maggio: il tribunale di Cagliari ha respinto il ricorso di Vito Crimi che si era opposto alla nomina di un curatore legale nell’ambito del procedimento sull’espulsione della consigliera regionale Carla Cuccu. Secondo Davide Casaleggio e l’associazione Rousseau è stata la dimostrazione che il Movimento non ha una capo politico e chiunque si presenta come tale è illegittimo. Una versione respinta dai vertici che invece, dispositivo della sentenza alla mano, sostengono che la decisione dei giudici di Cagliari è relativa al singolo processo. Una vicenda che ha registrato sviluppi anche nella serata di oggi, giovedì 6 maggio: secondo alcune agenzie di stampa, infatti, un nutrito gruppo di deputati ha deciso di autoconvocare un’assemblea per martedì sera. Già inoltrata, a quanto pare, la richiesta per avere la Sala Tatarella della Camera ma l’alto numero di adesioni potrebbe costringere i parlamentari a trasferirsi nella più ampia Nuova Aula dei gruppi. “Crimi non ha più poteri, i vertici sono esautorati. La scissione non è più un tabu” ha minacciato una fonte parlamentare alla seconda legislatura, non escludendo la spaccatura in più gruppi parlamentari.

Ma questo è solo uno dei fronti aperti. Rimane il fatto che Giuseppe Conte vuole far passare la sua leadership da un voto online e prima ancora di sciogliere il nodo della nuova piattaforma bisogna trovare un accordo con Davide Casaleggio per riavere i dati degli iscritti. Altrimenti si dovrà ricominciare tutto da capo. Ma una riconciliazione è ancora possibile? Questa rimane la strada meno probabile. L’associazione Rousseau chiede che il Movimento saldi un debito arretrato di mancate restituzioni pari a 450mila euro, ma i vertici M5s la ritengono una cifra inaccettabile. Per questo c’è stato lo strappo e impossibile sembra poter ricucire.

Intanto gli esponenti del Movimento 5 stelle si schierano con Conte e fanno pressing su Rousseau affinché l’elenco degli iscritti venga ceduto al M5s: “Come esponente del Movimento 5 stelle e iscritto che ha pagato regolarmente le quote Rousseau”, ha detto a SkyTg24 il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, “credo di aver diritto ad esprimere il mio voto per Giuseppe Conte su una piattaforma o su un’altra. Il Movimento ha il diritto di utilizzare i dati relativi ai propri iscritti”. Tra i primi a commentare anche il sottosegretario M5s all’Interno Carlo Sibilia: “Ritengo che questo braccio di ferro di Rousseau non faccia bene a nessuno”, ha scritto in una nota. “A causa di questa contesa sono bloccati ben 7,5 milioni di euro accantonati, frutto dei tagli degli stipendi dei parlamentari M5s”. Risorse che potrebbero essere subito destinate all’emergenza Covid ed alle imprese in difficoltà. Per questa diatriba è bloccata la rifondazione del MoVimento 5 Stelle avviata da Giuseppe Conte: e parliamo di una delle principali forze politiche del Paese. Questo susseguirsi di provocazioni da parte dell’associazione deve terminare il prima possibile, si chiuda un accordo nel miglior modo possibile e ognuno vada per la propria strada. Dobbiamo pensare a gestire la crisi pandemica e quella economica che ne deriva, non certo a Rousseau”.

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