Non erano a Roma ma erano a Milano. Un particolare che oggi potrebbe cambiare obbligare i pm capitolini a inviare le carte ai colleghi lombardi. È stato nella città del Duomo, infatti, che nell’aprile 2020 Paolo Storari, sostituto procuratore di Milano, ha consegnato a Piercamillo Davigo, in quel momento consigliere del Csm, i verbali degli interrogatori resi dall’avvocato Piero Amara sulla presunta loggia segreta Ungheria. Un gesto dettato dalla necessità di autotutelarsi poiché i vertici della Procura non avrebbero dato seguito alle sue ripetute richieste di indagare immediatamente sul caso. La consegna nel capoluogo lombardo potrebbe incidere sulla competenza territoriale e portare i pm di Roma, che hanno convocato Storari da indagato per sabato, a trasmettere gli atti relativi alla sua posizione a Brescia, che invece è l’ufficio inquirente competente per i reati contestati ai magistrati milanesi. Proprio Brescia, tra l’altro, ha appena aperto un’indagine per rivelazione di segreto: al momento il fascicolo è senza indagati.

Proprio per aver consegnato a Davigo quei verbali, privi di firma e timbri, Storari è indagato a Roma per rivelazione del segreto d’ufficio e dovrà recarsi sabato davanti ai pm capitolini. “La vicenda è delicata e anche per una questione di rispetto istituzionale che deve sempre essere mantenuto non entro nel merito delle scelte difensive, non si anticipa quello che deve accadere nelle giuste sedi”, dice Paolo Della Sala, avvocato di Storari. “Sabato sarà la sede per ogni opportuna considerazione con l’interrogatorio davanti all’autorità che lo ha convocato. Visto il massimo rispetto per le istituzioni non è opportuno dire altro”, conclude l’avvocato che non si sbilancia su un possibile problema di competenza della procura romana. Proprio oggi, tra l’altro, è atteso a piazzale Clodio come teste proprio Davigo, nell’ambito dell’indagine in cui Marcella Contrafatto, sua segretaria fino a quando non è andato in pensione, è accusata di aver diffuso in forma anonima ad alcuni giornali i verbali secretati di Amara. L’impiegata, ora sospesa, è indagata per calunnia poiché i verbali sono stati accompagnati da una lettera in cui si tacciava di inerzia i vertici della Procura milanese.

Oggi la vicenda è stata citata anche dal vicepresidente del Csm, David Ermini, in apertura del plenum. “In un momento difficile per la magistratura che ha voglia di un grande riscatto, come pure il Csm, Pietro Scaglione e Rosario Livatino sono le figure a cui fare riferimento”, ha detto Ermini. Domani – in occasione della proiezione del documentario su Livativo – a Palazzo dei Marescialli arriverà anche il presidente Sergio Mattarella, che però non dovrebbe intervenire. Sulla questione dei verbali di Amara dal Colle filtra solo un richiamo a rispetto assoluto delle regole. Ogni ulteriore intervento, fanno sapere dal Quirinale, si configurerebbe come una indebita interferenza nelle indagini in corso da parte di quattro procure.

È solo l’ultima puntata legata alla storia dei verbali di Amara, ex avvocato esterno dell’Eni e già condannato per corruzione in atti giudiziari. Solo ieri, tra l’altro, sempre ad Amara era stato notificato un avviso di chiusura indagine da parte della procura di Perugia per millantato credito e traffico di influenze. Tra le persone accusate da Amara anche il Procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo: l’ex avvocato dell’Eni lo indica tra gli illustri appartenenti alla loggia segreta Ungheria. “Fu Vietti a mandarmi Saluzzo a Roma. Io già sapevo che faceva parte dell’associazione Ungheria e comunque tale circostanza mi fu confermata dal modo in cui mi salutò, premendomi il dito indice tre volte sul polso mentre mi stringeva la mano“, sostiene Amara – secondo quanto riporta il dorso torinese del Corriere della Sera -, interrogato nel dicembre 2019 dal procuratore aggiunto di Milano Laura Pedio e dal pm Storari. “Questo Amara non so neanche chi sia”, dice al Corriere della Sera Saluzzo, che quindi smentisce di conoscere la fantomatica loggia segreta.

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