di Marta De Vivo

Entrare nelle dinamiche di una famiglia è impossibile anche per gli amici più stretti, figuriamoci se dev’essere facile per i giornalisti o gli utenti online. Peccato però che la narrazione dello stupro di una ragazzina di soli 18 anni sia stata ultra amplificata da tutti i media. Il padre della ragazza è passato per un vero e proprio “favoreggiatore” dei quattro stupratori, e per placare il flusso di notizie è dovuto intervenire addirittura il sindaco di Campobello di Mazara (Sicilia) Giuseppe Castiglione, il quale si è detto sgomento per l’accaduto e preoccupato per le notizie che potevano portare ad una valutazione sbagliata dell’episodio.

Il padre in realtà, a seguito di un primo momento nel quale ha solidarizzato con i quattro ragazzi, avrebbe poi contribuito con i carabinieri titolari dell’indagine a ricostruire quanto accaduto. Quello che dovrebbe far riflettere è la frettolosità, l’impulsività e la noncuranza che si è andata a creare attorno a questo triste evento. Senza dover neanche stare a commentare la reazione che queste uscite hanno suscitato in diversi hater seriali, che sono caduti nel classico stereotipo del “sud arretrato”.

Purtroppo ancora oggi nel 2021 ci ritroviamo a dover ribadire dei concetti basilari: rispetto e silenzio. Di fronte ad un evento tragico che colpisce un’intera famiglia come accade quando c’è di mezzo uno stupro, tutti dovrebbero imparare a portare solo rispetto e poi a stare in silenzio. C’è forse da dire che in quest’epoca del clic e del selfie abbiamo gradualmente perso la capacità di stare zitti quando non abbiamo niente di utile o intelligente da dire. Imparare a tacere nei momenti tragici nei quali le parole non possono riempire o colmare il dolore, cominciare a fare un esercizio di autocoscienza con noi stessi: è davvero necessario quel post, messaggio o videochiamata?

Ci sono circostanze nelle quali tutte queste esternazioni non sono necessarie, peggiorano la situazione, ne vanno ad accentuare la drammaticità e la difficoltà. Il mio invito a tutti i ragazzi, signori e signore, insegnanti e blogger: facciamo un esercizio. Quando non serve dire la nostra e c’è il dolore degli altri di mezzo, impariamo semplicemente a restare zitti. Il silenzio a volte può essere la più grande dimostrazione di intelligenza e comprensione del vero, questo “straparlare” che contraddistingue il nostro tempo sta uccidendo il concetto di privacy e l’equilibrio delle persone.

Le parole a volte possono risultare eccessive e destabilizzanti, l’informazione in generale ma anche tutti noi in quanto semplici cittadini abbiamo il dovere morale e civile di rispettare il prossimo, e a volte questo rispetto può anche essere esercitato sotto forma di silenzio.

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