Si sfascia il fronte dei 12 top club europei fondatori della Superlega. Dopo il Manchester City, anche Arsenal, Manchester United, Liverpool, Chelsea e Tottenham hanno ufficializzato il proprio ritiro dalla nuova lega creata dall’élite del calcio europeo. I club inglesi hanno tutti abbandonato il progetto e hanno diffuso comunicati separati di scuse nei confronti dei propri tifosi. Si accoda anche l’Inter, mentre Milan e Juve al momento tacciono. “Il progetto allo stato attuale non è più ritenuto d’interesse”, fanno sapere dal club nerazzurro. E a notte fonda è arrivato anche il comunicato ufficiale della Superlega: “La Super League Europea è convinta che l’attuale status quo del calcio europeo debba cambiare. Proponiamo una nuova competizione europea perché il sistema esistente non funziona. La nostra proposta è finalizzata a consentire allo sport di evolversi generando risorse e stabilità per l’intera piramide calcistica, anche aiutando a superare le difficoltà finanziarie incontrate dall’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Fornirebbe anche pagamenti di solidarietà materialmente migliorati a tutte le parti interessate del calcio”.

Nonostante l’annunciata uscita dei club inglesi, “costretti a prendere tali decisioni a causa della pressione esercitata su di loro”, si legge ancora nella nota, “siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente allineata alla legge e ai regolamenti europei come è stato dimostrato oggi da una decisione del tribunale per proteggere la Super League da azioni di terze parti. Date le circostanze attuali, riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile, migliorando i pagamenti di solidarietà per l’intera comunità calcistica”. Quella che sembra essere la conclusione di un progetto ufficializzato appena 48 ore fa, arriva al termine di una giornata nella quale il governo britannico di Boris Johnson aveva annunciato di essere pronto a prendere qualsiasi provvedimento per impedire la creazione della nuova competizione, contribuendo a destabilizzare le certezze dei club aderenti, con i tifosi organizzati che erano scesi in strada a manifestare contro i propri club.

Che nelle ore successive, si sono sfilati a catena. “Il Liverpool Football Club può confermare che il nostro coinvolgimento nei piani proposti per formare una Super League europea è stato interrotto – si legge in una nota dei Reds – Negli ultimi giorni, il club ha ricevuto rappresentazioni da vari stakeholder chiave, sia interni che esterni, e vorremmo ringraziarli per il loro prezioso contributo“. I vertici dell’Arsenal fanno mea culpa con i propri tifosi ammettendo: “Abbiamo commesso un errore e ce ne scusiamo”. Così come gli Spurs: “Possiamo confermare che abbiamo formalmente avviato le procedure per ritirarci dal gruppo di sviluppo delle proposte per una Super League europea”, con il presidente Daniel Levy che ha voluto aggiungere che “ci rammarichiamo per l’ansia e il turbamento causati dalla proposta della Superlega. Abbiamo ritenuto importante che il nostro club partecipasse allo sviluppo di una possibile nuova struttura che cercasse di garantire meglio il fair play finanziario e la sostenibilità finanziaria, fornendo al contempo un supporto significativamente maggiore per la piramide calcistica più ampia. Crediamo che non dovremmo mai stare fermi e che lo sport debba rivedere costantemente le competizioni e la governance per garantire che il gioco che tutti amiamo continui ad evolversi ed entusiasmare i fan di tutto il mondo. Vorremmo ringraziare tutti quei sostenitori che hanno presentato le loro opinioni ponderate”. Anche il Manchester United ha spiegato di aver “ascoltato attentamente la reazione dei nostri fan, del governo del Regno Unito e di altri stakeholder chiave. Rimaniamo impegnati a lavorare con gli altri della comunità calcistica per trovare soluzioni sostenibili alle sfide a lungo termine che il gioco deve affrontare”.

L’attacco alla decisione dell’élite del calcio europeo di costituire un torneo riservato che avrebbe garantito alle società partecipanti introiti da centinaia di milioni di euro era iniziato già nella tarda mattinata di martedì, quando il premier britannico, Boris Johnson, aveva annunciato di essere pronto a prendere qualsiasi provvedimento per impedire la creazione della nuova lega. In campo era finita anche l’ipotesi di non concedere il servizio di polizia per i match e la possibilità di negare i visti ai calciatori stranieri. Così, mentre i tifosi del Liverpool tappezzavano i cancelli di Anfield con striscioni in cui si ordinava alla proprietà di fare un passo indietro e davanti a Stamford Bridge oltre 500 supporters del Chelsea manifestavano contro il nuovo torneo, in serata sono iniziate le prime defezioni da parte dei club, con il Manchester City prima società a ufficializzare l’addio. A prendere posizione sono anche i calciatori del Liverpool: il capitano Jordan Henderson, che oggi aveva chiesto un incontro con tutti i leader delle altre squadre di Premier League, ha twittato che l’intera squadra ha deciso di opporsi alla Superlega: “Non ci piace e non vogliamo che accada. Questa è la nostra posizione collettiva. Il nostro impegno per questo club di calcio e per i suoi tifosi è assoluto e incondizionato”, ha scritto.

Secondo quanto scrive Mundo Deportivo, la Uefa ha svolto un ruolo fondamentale in questa decisione. Non a causa delle minacce, ma perché ha offerto una notevole somma di denaro ai big six per lasciare la Super League. Questa offerta, però, non è arrivata ai club spagnoli, che dal più alto organo europeo sono visti come il principale nemico, guidati dall’ideologo Florentino Pérez. Sempre in Inghilterra, si registrano anche le dimissioni del vicepresidente del Manchester United, Ed Woodward, uno dei principali artefici dell’entrata dei Red Devils nel gruppo dei fondatori della Superleague. E dalla Spagna, i media iberici scrivono che anche l’Atletico Madrid sta per lasciare la neonata competizione.

L’azione incrociata, tra sport e politica, per fermare l’addio alle competizioni Uefa era iniziata in mattinata in Inghilterra, conJohnson a guidare la reazione. Il premier aveva formalizzato un impegno a nome del governo britannico in una riunione ad hoc con i vertici del calcio d’Oltremanica e con i rappresentanti del tifo organizzato che si è tenuta a Downing Street: nessuna misura è “fuori dal tavolo” per bloccare la nuova competizione. Il primo ministro – si legge in una nota – ha confermato il suo “irremovibile sostegno” ai tifosi e che “il governo non resterà a guardare che un pugno di proprietari crei un negozio chiuso” agli altri club. È stato inoltre “chiaro sul fatto che nessuna misura è esclusa, comprese le opzioni legislative per assicurare che questa proposta sia fermata”. Un’altra mossa, come emerso lunedì, vagliata dal premier era quella del ricorso alle leggi sulla concorrenza in vigore nel Regno Unito, con un’applicazione ad hoc al progetto della Superlega, che non prevede retrocessioni e promozioni e quindi esclude la libera concorrenza. Prima che le azioni legislative venissero messe in pratica, è arrivato il colpo di spugna.

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